Shadow of the Colossus: mito, amore e morte nel capolavoro di Fumito Ueda

Shadow of the Colossus, il capolavoro di Fumito Ueda, è disponibile su PlayStation Plus. Scopriamo la poetica e la potenza di questa opera.

Shadow of the Colossus: perchè è un capolavoro
Speciale: PlayStation 4 Pro
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Disponibile per
  • PS4
  • PS4 Pro
  • La vita, spesso, ci sorprende. Sono ancora la scarmigliata ragazzina seduta davanti a un piccolo televisore a cercare in tutti i modi di far fuori dei giganteschi colossi: trova un posto illuminato, estrai la spada, individua il punto debole, colpisci. Ancora. E ancora. Solo qualche anno dopo - e con un po' di esperienza di vita in più - ho realizzato la crudeltà dei miei gesti. Maestose creature, queste parole sono per voi.
    A quindici anni dalla sua uscita, la voce sublime di Shadow of the Colossus riecheggia ancora nel cuore di tanti. Bluepoint Games ne ha realizzato un remake di qualità tale da diventare un nuovo benchmark qualitativo nel settore. Nel mese di marzo 2020 Playstation Plus offre gratuitamente questo capolavoro ai suoi abbonati: siamo qui per dirvi perché ogni videogiocatore dovrebbe partire per un indimenticabile e commovente viaggio in compagnia di Wander.

    NB: le immagini all'interno dell'articolo sono a cura di Cristiano Bonora. Trovate i suoi lavori sui profili Facebook, Instagram e sul sito ufficiale di Vertical Gaming Photography

    Rinascita

    Una landa maledetta. Una ragazza morta in circostanze misteriose di nome Mono. Wander - il suo amato? - l'eroe che vuole riportarla in vita. I legami con la mitologia greca saltano subito all'occhio: il serpente maledetto che uccide Euridice, il viaggio di Orfeo per riportarla indietro dall'Oltretomba, l'irresistibile impulso di voltarsi e la bella che svanisce, secondo le parole di Virgilio, "ceu fumus in auras", come fumo dissolto nella brezza leggera.

    Ma c'è di più. Nel Kojiki, il primo testo di narrativa giapponese a noi pervenuto, si narra la storia di Izanami e Izanagi, madre e padre di tutte le divinità del pantheon nipponico e creatori del Giappone. Izanagi scende negli Inferi per riabbracciare la sua Izanami, morta di parto. Con sua immensa sorpresa scopre che la donna si è tramutata in una divinità vendicativa dopo aver mangiato il cibo dell'Oltretomba. Segue una fuga rocambolesca: Izanagi sigilla l'ingresso dell'Aldilà con una roccia, ascoltando con dolore le velenose minacce di Izanami, ormai perduta per sempre.
    Il destino di Mono, adagiata con delicatezza sull'altare del Tempio del Culto, è diverso da quello degli antichi miti, eppure ha la forza innovativa necessaria per essere proiettata nell'eternità. Mono non viene portata sottoterra: è sempre visibile al protagonista, immobile, muta e immutabile. Dolorosamente bellissima.

    Dio

    Da un'apertura del Sacrario irradia una luce accecante; una voce, femminile e maschile insieme, mostra a Wander la strada per realizzare il suo desiderio più grande. È Dormin, un'entità potente e temuta, sigillata in quelle terre molto tempo prima. La divinità custodisce, come in molte religioni, il segreto più ricercato dall'uomo: la capacità di riportare i morti in vita. Ma se Lazzaro venne resuscitato senza che i suoi cari dovessero compiere alcuna azione, Dormin pretende da Wander un tributo. E si tratta di un tributo di sangue.

    La figura di Dormin presenta molte più affinità con il Dio cristiano che con i Kami giapponesi. Proprio come il primo, è un essere incorporeo che non si manifesta nelle Terre Proibite. La sua blasfemia è però palese, e lo è fin dal suo nome: letto al contrario diventa Nimrod, leggendario re babilonese che ordinò la costruzione della Torre di Babele e ottenne da Dio la punizione della confusione delle lingue. Nimrod, ospite dell'Inferno, fu da Dante Alighieri splendidamente definito "anima confusa". Un fatto curioso: mano a mano che l'avventura di Wander prosegue, la parte femminile della voce di Dormin si affievolisce sempre di più, fino a scomparire del tutto. Forse le azioni di Wander contribuiscono a diminuire la confusione di Dormin/Nimrod, rafforzandolo sempre più?

    Il nostro eroe dovrà uccidere sedici giganteschi colossi, con l'aiuto della sua spada - dotata di particolari poteri - e del suo fidato cavallo, Agro. Niente di più e niente di meno. Noi e Wander non ci fermeremo davanti a nessuno. La luce che buca le nuvole dietro il terzo colosso, Gaius, sembra ricordarci che Dormin è ovunque e in nessun luogo, ad osservare e giudicare il nostro operato.

    Mondo

    Galoppare nelle Terre Proibite in groppa ad Agro è un'esperienza eterea, a tratti onirica: le rovine che popolano la landa sembrano congelate nel tempo in un eterno divenire. È possibile incontrare colombe, aquile, tartarughe, lucertole e pesci, ma gli esseri viventi sono rara cosa in questo mondo nascosto all'uomo.

    Durante l'esplorazione, la telecamera esalta la piccolezza di Wander e Agro rispetto allo sconfinato ambiente circostante. Il richiamo alla pittura surrealista di Giorgio De Chirico - grande fonte di ispirazione per Fumito Ueda, mente creativa del Team Ico - è evidente in molte occasioni, e il focus è sempre sulla natura maestosa che ci circonda e che esiste, con noi o senza di noi.
    In una terra che racchiude il potere di una divinità la verticalità gioca un ruolo fondamentale, non solo nei nemici colossali, ma anche nell'architettura. Le rovine della civiltà sconosciuta che popolava il luogo presentano al giocatore attento una incredibile ricchezza di spunti: si va dal simil-Colosseo che ospita Kuromori, l'ottavo colosso, alle statue contenute nel Sacrario del Culto, che ricordano le raffigurazioni azteche di Quetzalcoatl, dio della guerra, e più in generale le strutture di epoca precolombiana.

    In diverse occasioni, Fumito Ueda ha dichiarato che tutti i misteri contenuti nel mondo di gioco sono stati svelati dai giocatori. Non c'è nient'altro da scoprire. Eppure la sensazione che si prova cavalcando su questi sconfinati manti d'erba è ben diversa: ogni angolo dei deserti sembra nascondere qualcosa di nuovo, mentre uno sguardo attento alle acque profonde dei laghi ci fa maturare la certezza che ospitino animali strani e sconosciuti.

    La curiosità ci accompagna per tutta la nostra solitaria avventura, con un'unica certezza: in questo mondo dimenticato una sconfinata bellezza ci attende oltre l'orizzonte.

    Morte

    Una delle frasi promozionali del gioco recita: "Some mountains are scaled. Others are slain". Si tratta di un'affermazione ingannevole: i colossi vanno sia scalati, sia assassinati, poiché sono ambientazione dello scontro e nemico allo stesso tempo. Ogni essere combatte secondo le sue regole e il suo carattere.

    Mentre alcuni si scagliano con ferocia contro Wander, senza lasciargli respiro, altri sono pacifici e a volte terrorizzati dal nostro comportamento. I loro occhi brillano di giallo e di rosso, come ad esprimere sorpresa e allarme, mentre ci osservano forse senza comprendere le nostre azioni.
    È difficile dire se i colossi siano in vita o meno: all'avvicinarsi dell'eroe sembrano risvegliarsi da un lungo torpore, e più volte si ha l'impressione di assistere al ritorno alla vita di vere e proprie parti della landa di gioco, nella quale appaiono integrati alla perfezione. Ucciderli vuol dire infliggere una ferita nel cuore delle Terre Proibite. Ed ogni ferita porta le sue conseguenze.
    Quasi ogni videogioco festeggia, anche sul piano musicale, la morte dell'odiato nemico. Il pensiero corre subito alle splendide Victory Fanfare della serie Final Fantasy, che accompagnano in modo indimenticabile l'esultanza dei protagonisti.

    In Shadow of the Colossus, il colpo finale di Wander che fa crollare le enormi bestie - ma possiamo davvero definirle tali? - lascia lo spazio ad un coro di voci tristi e solenni insieme: in questi momenti non c'è spazio per l'euforia della vittoria. Ci chiediamo se stiamo facendo la cosa giusta, ma il desiderio di riportare in vita Mono prevale su tutto il resto. Anche al costo di uccidere un qualcosa, o qualcuno, che non comprendiamo, e che si limitava a dormire nella pace della landa desolata.

    Agro

    Siamo l'unico essere umano in vita nelle Terre Proibite, eppure non ci sentiamo mai del tutto soli. Agro è il miglior compagno di viaggio che Wander potesse desiderare: resistente, veloce e soprattutto sprezzante del pericolo, farà qualsiasi cosa pur di aiutarci ad arrivare al prossimo colosso. Ricordatevelo bene: qualsiasi cosa.
    La storia del videogioco ha offerto più volte indimenticabili figure di cavalli: da Epona, quasi sempre al fianco di Link nelle sue varie reincarnazioni all'interno della serie The Legend of Zelda, agli infelici stalloni di Skyrim, rassegnati all'infelice destino di percorrere invalicabili montagne sfruttando i geodata ballerini, per il divertimento di noi giocatori. Agro si staglia nel panorama videoludico con l'orgoglio di chi conosce il proprio valore, ben consapevole di aver lasciato il segno nei ricordi di chi ha viaggiato insieme a lui e Wander.
    Dormin, divinità blasfema, ci incarica di compiere una missione che qualsiasi essere umano giudicherebbe folle e maledetta. Agro, con i suoi occhi profondi e dolci, non ci giudica, e rimane sempre al nostro fianco. Fino alla fine.

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