Shawn Layden lascia Sony: una carriera all'insegna di PlayStation

Con un annuncio a sorpresa, Sony dichiara che Shawn Layden non è più il Presidente dei Worldwide Studios. Ripercorriamo la sua storia.

Shawn Layden lascia Sony: una carriera all'insegna di PlayStation
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Da pochissime ore è stato comunicato che Shawn Layden non ricoprirà più il ruolo di Presidente dei Worldwide Studios di Sony. A differenza dell'addio di Reggie Fils-Aime da Nintendo of America, l'annuncio è giunto all'improvviso, senza alcun segnale che giustificasse una decisione del genere. PlayStation 4, infatti, si sta avvicinando al suo congedo, mentre The Last of Us Part II si è mostrato nuovamente al mondo con tanto di data d'uscita. A stupire sono quindi le tempistiche anomale, in un periodo in cui la compagnia si sta preparando a un nuovo ciclo, con produzioni inedite e una generazione tutta da conquistare. L'addio di Layden ci dà l'opportunità di ripercorrere alcuni momenti della sua carriera, restituendo il profilo professionale di un uomo che, nel giro di dodici anni, ha contribuito a delineare il volto di Sony all'interno di due continenti diversi.

Dalle origini a Sony

Laureato alla University of Notre Dame nel 1983, forte di un periodo di studi a Tokyo e della specializzazione nel giapponese, al termine di un'esperienza come direttore esecutivo in Visa, Layden si avvicina a Sony: dopo appena quattro anni diventa responsabile della comunicazione. In seguito affianca i London Studios nell'era PSOne, per poi tornare nel Sol Levante come Producer e International Software Development.

Qualche anno più tardi rincasa nel vecchio continente e ricopre il ruolo di Vice Presidente di Sony Computer Entertainment Europe fino al settembre del 2007, anno in cui riceve una telefonata dall'allora CEO Kaz Hirai (con cui aveva stretto il rapporto durante l'impiego in terra nipponica). Layden è alla stazione di Liverpool, sta attendendo il treno per l'ennesimo viaggio di lavoro e non si trova di certo nella situazione più comoda per rispondere, ma il capo ha assoluto bisogno di parlare con lui.

La conversazione che segue, raccontata alla testata Venturebeat, ci suggerisce alcuni elementi sulla figura di Layden: dopo i convenevoli, infatti, Kaz chiede a Shawn da quanto tempo viva in Inghilterra. Nel condividere questo episodio, l'ultimo Presidente di Sony spiega che "un CEO non fa mai una domanda di cui non conosce la risposta", e aggiunge: "quando me lo avrà chiesto, avrà avuto sicuramente il mio file aperto sul computer".

Layden risponde:"Otto anni, nove mesi e circa quarantasei giorni"; "Sì, è esatto", controbatte Hirai, e prosegue "è tempo che tu torni in Giappone".
A nulla valgono le osservazioni di Shawn su tutti i progetti da portare avanti nel Regno Unito: deve raggiungere il Sol Levante per ricoprire il ruolo di CEO della divisione giapponese.

Se c'è un aspetto di Layden da non sottovalutare, questo è la sua conoscenza del business, e di fronte alla richiesta esplode in una sonora risata. Hirai chiede pertanto quale sia la ragione dietro questa ilarità improvvisa, e Layden pone la domanda giusta al momento giusto:" Kaz, devi dirmelo. Quanto è grave la situazione se pensi che richiamare un produttore da Londra sia una buona idea?". La risposta, chiara e trasparente, non lascia alcun dubbio: "Non potresti comunque peggiorare le cose". Effettivamente la divisione gaming si trovava nel suo momento più complicato: PlayStation 3 possedeva un'architettura e dei dev kit che avevano rallentato l'intero processo produttivo. Perfino un team talentuoso come Naughty Dog (come abbiamo raccontato nel nostro Studio Tour dedicato ai creatori di Crash) era stato messo alle strette da una piattaforma poco malleabile, che non permetteva in alcun modo di riutilizzare le tecnologie della passata generazione. Senza dimenticare i costi di produzione altissimi per l'utilizzo del blu-ray e le strategie commerciali che non avevano ottenuto i risultati sperati.

Nel raccontare questo momento, Layden paragona Sony a Icaro, affermando che la compagnia, colpevole di una certa arroganza, era volata "troppo vicino al sole". In poche parole, si rischiava di cadere nel vuoto e schiantarsi, e solo con molto fatica la chiusura della generazione portò a esclusive come The Last of Us.

La filosofia di Layden in tre parole

L'era PS4, secondo la visione di Layden, è una storia di redenzione dopo il pericolo scampato con la precedente piattaforma. Nel frattempo siamo giunti al 2014, l'anno in cui il nostro Shawn viene richiesto come sostituto di Jack Tretton alla guida dei team interni. Incalzato dalla stampa d'oltreoceano, l'ex CEO di Sony ha spiegato che il fronte delle esclusive non viene sviluppato secondo una strategia rivolta alla quantità: "da questo punto vista non saremo mai come Nintendo, che detiene un ruolo di primo piano per la sua piattaforma".

Oltre i Worldwide Studios, quindi, c'è tutta una rete di terze parti da curare e assecondare. Quando si parla di videogiochi, la regola aurea di Shawn Layden verte su tre punti insindacabili: First, best or must.

Perché una produzione sia a marchio PlayStation deve rientrare in almeno uno di questi tre parametri: un titolo deve essere unico nel suo genere, o addirittura contribuire a crearne di nuovi. Nella realizzazione di first party è interesse dell'azienda non intaccare i segmenti di mercato occupati dai partner esterni, e solo in questo modo si mantengono prolifici i rapporti. Il secondo aspetto si basa ovviamente sul puntare al vertice del mercato di riferimento.

Infine il "must" è ciò che riflette la filosofia aziendale di Sony: esistono giochi che "devono essere fatti" per il bene del settore, anche se potrebbe essere complicato ottenere dei profitti consistenti. Secondo Layden, un esempio in tal senso è PlayStation VR: le terze parti potrebbero essere poco interessate a realizzare giochi per un segmento più piccolo rispetto alla console madre, ma la base installata "deve" crescere, e per farlo serve una line-up in espansione.

Un perfetto venditore

Che l'ultimo CEO abbia in sé i caratteri del perfetto venditore è indubbio. In ogni appuntamento, intervista o dichiarazione, ha sempre difeso a spada tratta l'universo Sony, perfino in quegli aspetti meno riusciti o ancora in fase di rodaggio.

PlayStation Now è percepito come un servizio inferiore rispetto al Game Pass di Microsoft? Basta osservarlo da un'altra prospettiva: non si tratta di offrire ulteriori giochi ai fan, ma di evitare che la generazione precedente venga dimenticata col passaggio a una nuova piattaforma (cosa che per Layden non succede con letteratura, cinema e musica). PSVita è vista dai detrattori come un flop? Non è stato così in Giappone, dove la community, grazie alla sua cultura del gaming in mobilità, ha accolto egregiamente la console portatile. C'è insomma sempre un risvolto positivo nella strategia comunicativa di Layden. Eppure l'anima da "salesman" di Shawn è stata trattenuta nell'ultimo periodo, specialmente dopo il forfait di Sony all'E3 2019. Secondo l'ex CEO, la sua compagnia non aveva alcuna nuova storia da raccontare, se non aggiornamenti su produzioni già note. Inutile, in tal senso, pompare le aspettative dei fan per la kermesse losangelina con la certezza di deluderli. Un uomo d'affari, effettivamente, sa anche quando è bene restar fermi e attendere il momento propizio per agire.

PlayStation Studios Nell’attesa di scoprire chi sarà il nuovo Presidente dei Worldwide Studios di Sony, bisogna rendere merito al lavoro svolto da Shawn Layden, che ha ricoperto un delicato ruolo da responsabile in un momento assai duro per l'azienda giapponese, riuscendo a risanarne gli equilibri. Un giorno scopriremo magari quali sono state le ragioni dietro il suo repentino congedo: ma per il momento non possiamo far altro che salutare con rispetto l'uomo che ha saputo incarnare alla perfezione l’immagine e la filosofia della sua compagnia.