Sony e la censura: quale futuro per i contenuti espliciti su PlayStation?

Sony Interactive Entertainment è nell'occhio del ciclone a causa delle nuove restrittive politiche relative ai contenuti espliciti su PS4...

Articolo a cura di

Recentemente Sony ha deciso in qualche modo di limitare la libertà creativa dei team di sviluppo al lavoro su prodotti destinati alle proprie console, stringendo la cinghia sui contenuti sessualmente espliciti. La conferma arriva dal Wall Street Journal, che spiega come la compagnia abbia intrapreso una campagna preventiva verso tutti quei prodotti che includono scene molto vicine all'erotismo, anche se limitate per lo più a produzioni di nicchia o esclusive di certi mercati.
Pensiamo ai diversi team giapponesi che, per questioni anche culturali, sono più abituati a creare videogiochi con ragazze in pose osé o con scene che lasciano poco spazio all'immaginazione. Si tratta di un settore non sempre in vista e dalle dimensioni ridotte, ma le cose in tal senso stanno cambiando molto velocemente: la curiosità nei confronti di visual novel incentrate su tematiche erotiche, ad esempio, è aumentata notevolmente anche nei mercati occidentali, e sempre più prodotti raggiungono i nostri lidi o ricevono adattamenti finalmente dignitosi. Un'eventuale inversione di marcia sarebbe deleteria per questo settore e, più in generale, per la varietà e la diversificazione del mercato. Da cosa dipende quindi la scelta del colosso nipponico?

Contenuti espliciti al bando: le cause

Nell'articolo del Wall Street Journal si fa riferimento ad alcune fonti interne che hanno indicato due ragioni fondamentali per le strategie di Sony: la portata di piattaforme multimediali come Youtube e Twitch, logicamente in grado di abbattere qualsiasi confine rendendo spezzoni di gameplay virali per le masse mondiali, e il crescente fervore attorno al movimento MeToo.

Della corrente di pensiero in difesa di tutte quelle donne che hanno subito molestie o atteggiamenti violenti si parla da tempo, da quell'ottobre del 2017 che ha visto il produttore Harvey Wenstein sotto accusa per decine e decine di episodi controversi. È stato un movimento positivo, che ha portato tante attrici e addette ai lavori in quel di Hollywood a liberarsi da un peso senza dubbio pressante e insopportabile, ma nel tempo c'è stato anche un rovescio della medaglia.

Da spinta positiva di condivisione, di rassicurante corrente che non lascia indietro nessuna donna che abbia subito una molestia, presto il vessillo del MeToo è stato brandito anche in altre diatribe virtuali e non, con esiti a tratti preoccupanti. In certi casi, ad esempio, sono bastate poche accuse non verificate per far recidere contratti di lavoro con molti personaggi dell'industria. In altre situazioni invece che un opportuno movimento di reazione alle molestie, l'hashtag è stato associato ad una sorta di "nuovo puritanesimo" pronto a condannare a priori certi tipi di racconti o di contenuti.

L'auspicio è che se mai il movimento arriverà anche nel nostro settore, si limiti ad abbracciare le tendenze positive e non si trasformi in una sorta di gogna mediatica. In ogni caso la realtà dei fatti è che nel mondo videoludico questa mobilitazione non sembra ancora avvenuta, e la preoccupazione di Sony per un movimento come MeToo indirizzato verso l'industria del gaming, sembra più che altro una mossa preventiva.

Il problema è che questo cambio di registro sta avvenendo in un modo che taglia le gambe a diversi piccoli studi concentrati sulle produzioni di contenuti sessualmente espliciti Il primo caso che portiamo alla vostra attenzione è quello di Omega Labyrinth Z che, dopo aver ricevuto l'approvazione PEGI ed ESRB, è stato confinato da Sony al solo mercato orientale. Per evitare che gli utenti aggirino queste limitazione utilizzando ad esempio servizi di streaming, il colosso nipponico ha addirittura deciso di attuare censure visive per le versioni PlayStation 4 di alcuni titoli. Nekopara Vol.1, Nora Princess and the Stray Cat, e persino un capitolo della serie Senran Kagura, hanno subito dei tagli nelle edizioni per la console di Sony, mentre le altre versioni sono arrivate integralmente sul mercato, perfino quelle per Nintendo Switch.

Ad aggravare la situazione troviamo le testimonianze degli sviluppatori raccolte dal Wall Street Journal, che raccontano del cambio repentino e senza preavviso delle politiche per pubblicare su PlayStation 4. Nello specifico si parla di imposizioni arrivate quando dopo la fine del ciclo produttivo di un prodotto, quando questo viene presentato per ottenere il via libera al lancio sul mercato. Come è stato spiegato al quotidiano statunitense, spesso il titolo viene rispedito ai propri sviluppatori, con richieste di tagli e censure, allungando tempi e costi di sviluppo. Inoltre, non sono state fornite nuove linee guida ufficiali sul tenore che i giochi dovrebbero avere su console PlayStation.

Quale futuro per i contenuti maturi?

Fino a poco tempo fa le anomalie sembravano aver colpito solo una nicchia degli sviluppatori orientali, in una manciata di generi che non erano mai arrivati alle grandi masse, almeno fino al caso di Devil May Cry V.

Il quinto capitolo della serie di Capcom, su PlayStation 4, ha visto una censura non presente nelle altre versioni del titolo, rimossa in seguito senza dichiarazioni da parte di Sony. Si tratta del caso più grave in cui le nuove politiche dell'azienda nipponica si sono mostrate, ed è proprio questo episodio a lasciare una seria preoccupazione per il futuro.

Pensiamo a giochi come CyberPunk 2077, in cui saranno presenti scene di nudo integrale perché, come spiegato da CD Projekt RED, il gioco si ambienta in un futuro in cui ogni persona modifica il proprio corpo arrivando a soluzioni estreme, fino a "profanarne" la sacralità. La nudità diventa espressione di una precisa visione artistica di un team di sviluppo, ben giustificata e coerente con il mondo di gioco rappresentato. Cosa succederebbe se Sony temesse di offendere qualcuno con produzioni di questo tipo?

Questo ragionamento rischierebbe di intaccare i progetti multipiattaforma, portando ad una strana frammentazione del mercato in cui le versioni uscite sulle altre console risulterebbero integrali e quelle arrivate PS4 sarebbero invece censurate. Ma c'è da fare un'ulteriore riflessione: cosa succederà ai team interni di Sony? Spesso questi lavorano su prodotti che, almeno negli ultimi anni, hanno toccato temi di spessore e non certo controversi. Personaggi come come Aloy, per altro, risultano molto sfaccettati, e la protagonista di Horizon Zero Dawn rappresenta un encomiabile esempio di eroina non sessualizzata.

Eppure, le testimonianze che giungono dai piccoli team d'oltreoceano fanno temere l'avvento di un politically correct ad ogni costo, che prima o poi potrebbe entrare in contrasto anche con i talenti tutt'ora al servizio di Sony.

Attualmente, la situazione si sviluppa in gran silenzio. I piccoli team lanciano testimonianze anonime, e nessuno dei grandi protagonisti dell'industria si è espresso in merito, lasciando un'incognita sulle nuove politiche di Sony.

Dal canto nostro ribadiamo che la censura, di qualsiasi tipo essa sia, porta ad un appiattimento culturale che rischia di minare le potenzialità di un medium cresciuto a velocità clamorose rispetto a tutti gli altri. Crediamo che il nostro settore sia bello anche perché è sfaccettato, in grado di dar voce a chiunque voglia esprimersi, parlando eventualmente linguaggi controversi, espliciti e diretti.