Sony e Microsoft uniscono le forze: prospettive di un'alleanza inaspettata

L'accordo a sorpresa tra Microsoft e Sony apre la strada a un futuro di distensione ricco di potenzialità, con conseguenze positive per tutto il pubblico.

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Cinque mesi fa, sul palco dell'edizione 2018 di The Game Awards, Phil Spencer, Reggie Fils-Aime e Shawn Layden avevano sorpreso il pubblico mondiale con un accorato discorso sull'importanza di mettere da parte la console war per affrontare il futuro come una community unita, spinta dal desiderio di celebrare assieme il medium videoludico come fucina di creatività ed emozioni.

Un messaggio importante, che nei mesi successivi aveva portato a una collaborazione inaspettata, concretizzatasi con la pubblicazione di Cuphead su Nintendo Switch. Ora, con una svolta altrettanto inattesa, i vertici di Microsoft e Sony hanno annunciato una partnership che vedrà l'azienda di Remond supportare le piattaforme PlayStation con le proprie tecnologie cloud. Un passo storico, che apre la strada a un futuro di distensione e carico di promesse.
Cosa possiamo quindi aspettarci, come giocatori, dalla questa nuova coalizione verdeblu? Parliamone.

L'arte della pace

Prima di lanciarci in previsioni fomentate da un mix ben shakerato di entusiasmo e buon senso, è sicuramente il caso di analizzare più nel dettaglio lo stato delle cose dopo l'annuncio di ieri sera. Quello stretto tra tra Satya Nadella e Kenichiro Yoshida, rispettivamente CEO di Microsoft e Sony, è un accordo bilaterale che, almeno per il momento, non impone chiari obblighi alle due parti in gioco.

Pur essendo un documento giuridico a tutti gli effetti, ben più significativo di una dichiarazione d'intenti seguita da un'amichevole stretta di mano, il memorandum d'intesa sottoscritto dalle due società non ha le caratteristiche di un vincolo contrattuale vero e proprio. Pertanto bisogna tenere in considerazione la possibilità che, lungo la strada, accada qualcosa che rimetta in discussione i termini e le finalità di questa sorprendente alleanza.

Un patto annunciato in un momento molto particolare, a meno di un mese dall'appuntamento comunicativo più importante dell'anno, l'E3 di Los Angeles, e a breve distanza dall'ingresso in scena di un attore inatteso, quel Google che con il suo sistema di cloud gaming punta chiaramente a reclamare per sé una fetta del mercato. Come ribadito a più riprese, e confermato dalla stessa società di Mountain View, Stadia non ambisce a diventare un diretto concorrente di PlayStation e Xbox, almeno non nel prossimo futuro, eppure la collocazione della compagnia su uno dei fronti più caldi dell'avvenire videoludico non può essere presa alla leggera. Una prudenza particolarmente necessaria nel caso di Sony, che si incammina verso l'orizzonte generazionale senza un'infrastruttura tecnologica pienamente competitiva: con un servizio di gaming on demand ancora claudicante, e apparentemente privo di soluzioni di cloud computing all'avanguardia, il gigante giapponese è probabilmente quello meno preparato alla guerra "all digital". Debolezze che la casa di Tokyo potrebbe compensare appieno col supporto di Microsoft Azure, migliorando ogni aspetto dei propri servizi online.

Pur potendo contare su un'esperienza decennale in ambito cloud, accompagnata da una distribuzione capillare di datacenter in ogni parte del mondo, dal canto suo Microsoft pare intenzionata a giocare d'anticipo con una mossa che riporta alla mente una delle massime del genio strategico Sun Tsu: "non contare sul mancato attacco del nemico, ma fai in modo di essere inattaccabile".

Questo non vuol dire però che l'azienda di Redmond non abbia nulla da guadagnare dall'alleanza con Sony, tutt'altro. Parliamo comunque di un colosso che attualmente domina il mercato console, dotato di una filosofia produttiva che si è nel tempo dimostrata in grado di bilanciare alla perfezione il lato creativo dell'industria e le logiche più commerciali di un business da miliardi di dollari.

In ballo c'è anche l'accesso al mercato asiatico, un terreno storicamente accidentato per Xbox, e le competenze di Sony potrebbero rivelarsi un fattore chiave per gli interessi di Microsoft al di là del Pacifico, specialmente dopo l'intensificazione degli investimenti sul versante first party. Il tutto senza considerare i notevoli vantaggi derivanti dall'avere un cliente del calibro di Sony, specialmente in un ambito che rimane - alla radice - concorrenziale.
Si tratta, insomma, di una coalizione reciprocamente vantaggiosa, con conseguenze potenzialmente molto positive per il pubblico videoludico.

Il miglior crossover di sempre

Fissati, almeno teoricamente, i termini e le finalità dell'intesa, occorre però fare un paio di ragionamenti sulle conseguenze di questo sorprendente "crossover". Per quanto Phil Spencer abbia manifestato a più riprese la volontà di esportare i prodotti targati Xbox sul maggior numero possibile di piattaforme, è alquanto improbabile che Sony accolga a braccia aperte i servizi del suo principale concorrente, e men che meno i suoi titoli.

Allo stato attuale, infatti, risulta difficile credere che l'azienda possa seguire le orme di Nintendo e aprire le porte a servizi come Xbox Live, o alternativamente garantire all'utenza di Microsoft un accesso alla libreria di PS Now. Per quanto stimolante sia la prospettiva in questione, abbandonare in toto la compartimentazione dell'offerta non porterebbe grandi benefici a nessuna delle due compagnie. D'altronde la grande N, visto il suo autoimposto ruolo di "outsider" nella competizione generazionale, è in un posizione molto diversa rispetto a quella di Sony, e non è da escludersi che Switch possa nel tempo diventare in una sorta di punto di giunzione tra i servizi in cloud di PlayStation e Xbox, seppur in forma ristretta. Un passaggio che manterrebbe sostanzialmente inalterati gli equilibri, dato che l'accesso ai contenuti sarebbe probabilmente limitato a titoli con un peso relativo nel bilancio della lotta multipiattaforma.

Maggiori "contaminazioni" tra l'offerta di Microsoft e Sony non possono chiaramente essere escluse del tutto, almeno fino a quando non avremo un'idea più chiara della conformazione del campo di battaglia per per la prossima generazione di console. Il nuovo accordo spinge però a pensare che l'ipotesi di un cross-platform totale non sia poi così remota, visto che tutte le macchine da gioco potrebbero trovarsi a condividere la stessa infrastruttura online. Uno scenario che abita da tempo i sogni bagnati di una fetta maggioritaria dell'utenza, e che ora appare sempre più plausibile.

Anche in questo caso non si tratta di una mossa particolarmente ardita sul piano concorrenziale, ma di una svolta che lascerebbe intonse le preferenze dei giocatori permettendogli comunque di sentirsi parte di una comunità senza barriere. E forse è proprio questo il punto chiave, la conseguenza più significativa della stretta di mano tra Nadella e Yoshida: un gesto che speriamo porti all'abbattimento del concetto - obsoleto e dissennato - di console war, con tutti i conflitti che questo genera in seno alla community videoludica.
Resta ancora da vedere come tutti gli attori coinvolti, Sony, Microsoft, Nintendo e Google, si muoveranno nei mesi a venire, ma possiamo già dire che l'orizzonte del mercato console non ci è mai sembrato tanto limpido e promettente.