Steam e le Recensioni degli Utenti

Ovvero di come Valve sia riuscita a creare l'Apartheid nella sua Community, togliendo la “voce” a chi non acquista i suoi giochi nel suo digital store.

Steam e le Recensioni degli Utenti
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Cosa pensereste se, da un giorno all'altro, il produttore della vostra automobile iniziasse ad ignorare la vostra opinione perché non avete acquistato il veicolo in un concessionario monomarca, appartenente alla sua rete commerciale?
Questa, in parole, è la situazione venutasi a creare nell'ultima settimana, in seguito alla revisione del sistema di recensioni interno di Steam, il negozio digitale di Valve Corporation, nonché front-end della piattaforma leader dell'oligopolio costituente il mercato digitale su PC.
L'aggiornamento, infatti, elimina il valore di alcune tipologie di recensioni dalla valutazione complessiva degli oltre ottomila titoli presenti: nello specifico, di tutte quelle provenienti da chiavi attivate esternamente, incluse quelle presenti nelle copie fisiche/retail, acquistate sugli altri negozi digitali o sui siti della famigerata "zona grigia" (come G2A e Kinguin), oltre a quelle distribuite gratuitamente da publisher e sviluppatori.
Nonostante sembri un problema minore, questo cambiamento rappresenta un pericoloso precedente nei rapporti fra l'azienda di Bellevue e la sua utenza, che potrebbe vedere questi ultimi godere di sempre meno diritti in futuro.

Power to the people

Introdotto nel Novembre 2013 come un passo avanti nel coinvolgimento della community nel funzionamento del negozio Steam, il sistema delle recensioni permette ai giocatori di consigliare o meno un gioco in loro possesso, sulla base di quella che si presume sia la loro esperienza personale. Il numero di recensioni positive presenti, rispetto al totale di quelle caricate, costituisce il "Giudizio della Community di Steam".
Lo scorso Maggio Valve ha apportato una prima modifica al sistema, aggiungendo il filtro "recensioni recenti", che distingue la media delle recensioni pubblicate negli ultimi 30 giorni da quelle presenti dalla pubblicazione in negozio. Nelle intenzioni di Valve, questo aggiornamento rifletterebbe il cambiamento dell'esperienza di gioco avvenuto con il progressivo ampliamento del supporto post-vendita, tramite DLC e Season Pass, nonché dall'introduzione del sistema Early Access, che ha permesso ai giocatori di acquistare e valutare titoli, ancora in lavorazione, nel corso dei diversi mesi che separano la release iniziale da quella definitiva, come accaduto con Don't Starve, Prison Architect, Xenonauts e, più di recente, Starbound.
Finora il sistema ha funzionato, nonostante i limiti tipici derivanti dalla "democratizzazione" dello strumento recensorio, in antitesi con la distinzione fra valutazioni "professionali" e "popolari" operata da aggregatori ufficiali come Metacritic; il problema, semmai, è rappresentato dall'abuso di questo sistema da parte dei troll, che pubblicano recensioni negative con l'intenzione dichiarata di danneggiare il videogioco, lo sviluppatore e/o il publisher, e dei "booster", ovvero quei privati che, dietro compenso degli studios, lasciano raccomandazioni positive o negative sui titoli "bersaglio".
Pur riconoscendo il diritto di espressione individuale, non possiamo condonare questi abusi di un sistema che, sulla carta, avrebbe dovuto non solo costituire una "guida all'acquisto approvata dalla Community di Steam", ma anche un filo diretto fra utenti e sviluppatori.

Un mezzo che dovrebbe aiutare i creativi a capire se il loro gioco piace oppure va corretto, mettendo insomma da parte le pretese di superiorità e l'arroganza tipiche di alcuni sviluppatori troppo pieni di sé, come quelli di Digital Homicide che, dopo essersela presa con chi ha recensito negativamente i titoli del proprio catalogo, si sono visti "cancellati" da Steam dopo aver chiesto a un tribunale un'ingiunzione affinché Valve rivelasse i dati anagrafici di cento utenti, probabilmente con lo scopo di citarli in giudizio per danni e chiedendo cifre astronomiche, come i 10 milioni di Dollari chiesti a Jim Sterling.

Apartheid videoludica

La reazione di Valve al clima di sospetto creatosi in questi mesi attorno al mercato delle recensioni "comprate", è stata, per definirla in modo gentile, spropositata.
Togliendo il "valore" delle valutazioni inserite da chi ha aggiunto giochi di Steam mediante qualsiasi chiavi esterna, infatti, l'azienda fondata da Gabe Newell e Mike Harrington ha alienato non solo le persone coinvolte nel mercimonio, ma anche chi acquista sui siti delle "terze parti" (GreenManGaming, Humble Store, GamersGate, Direct2Drive, ecc.), sui negozi digitali degli sviluppatori (come quelli di Paradox e Slitherine, oltre al neonato GamesRepublic di 11bit Studios, dal respiro più ampio), nel cosiddetto "mercato grigio" (G2A, Kinguin, GetGames, ecc.) e soprattutto chi, per amore dell'odore di polipropilene emanato dalle custodie oppure perché vive in Paesi dal forte digital divide (come il nostro), acquista giochi in formato fisico.
Si tratta quindi di quote consistenti di valutazioni gettate al vento, che spesso raggiungono e superano il 10% del totale. Alcune delle quali scritte con criterio e competenza, da utenti che hanno compreso la missione informativa del sistema. Se il problema non sembra evidente con i titoli tripla A, per i piccoli indie appena usciti la situazione potrebbe diventare più seria in futuro, in occasione della prossima "campagna d'odio" organizzata dai censori del web.
Fra le vittime di questa misura draconiana, inoltre, annoveriamo anche noi giornalisti che, come ben saprete, nella maggior parte dei casi riceviamo le key dei titoli da provare direttamente da sviluppatori e publisher. Pur non trattandosi di un'abitudine consolidata, molti giornalisti postano le loro recensioni anche su Steam, sotto forma di testi alternativi oppure riassunti, o "abstract", di quanto già pubblicato, con il dovuto rimando all'articolo completo.

Una soluzione semplice per un problema semplice?

Insomma, come avrete ormai intuito, la pezza adoperata da Valve per arginare il problema delle false recensioni non solo è inefficace, perché i troll sono presenti anche fra quelli che acquistano i giochi "internamente", ma ha avuto anche l'effetto collaterale di "togliere la voce", forse permanentemente, a una parte dell'utenza che non se lo meritava, trasformandoli in "utenti di serie B".
Un modo serio per fermare il "mercato delle recensioni" e i troll d'assalto, secondo noi, richiederebbe l'introduzione di un sistema di approvazione preliminare, una sorta di peer review i cui esaminatori proverrebbero dalla community stessa, come gli appartenenti alla famigerata categoria dei "Curators". Iniziativa lanciata nel 2014 dalla stessa Valve, Steam Curators permette ai gruppi della community, nello specifico agli "ufficiali", di compilare raccomandazioni/recensioni in quanto "curatori", che a loro volta appaiono in evidenza sui feed della community degli iscritti e sulla home page di Steam, in quest'ultimo caso con una frequenza determinata dalle proprie impostazioni della Lingua e dalla "popolarità" del gruppo stesso.

Il difetto subito evidente del sistema Curator è la poca incisività nell'ambito informativo, poiché queste raccomandazioni non appaiono dove servono, ovvero sulle pagine dei singoli titoli del negozio. In queste ultime, infatti, le recensioni degli utenti vanno cercate in fondo, dopo i requisiti di sistema e i titoli "correlati", e il sistema di filtraggio non aiuta sempre a cercare quello che si vuole. Una volta superato il centinaio di giudizi, infatti, il sistema di filtraggio fa fatica a visualizzarli tutti, fra forzature di visualizzazione degli interventi esclusivamente nella propria lingua e, adesso, l'ulteriore divisione fra "chiavi esterne" e "attivazioni interne", con un'inspiegabile preferenza per queste ultime nella prima settimana di applicazione della nuova revisione.
Forzatura quest'ultima che, fortunatamente, è stata emendata da Valve con una più "mite" visualizzazione di tutte le recensioni, fatto salvo che quelle di chiavi esterne rimangono "apocrife".