Team Forge: nella fucina dei campioni eSport di domani

Il Team Forge ha aperto le porte alla stampa per farsi conoscere e far comprendere a esperti e semplici curiosi come si gestisce una squadra eSport.

Team Forge: nella fucina dei campioni eSport di domani
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A Cagliari, in Sardegna, vive uno dei progetti più interessanti dell'esport italiano. Tra il centro città e l'aeroporto, in un anonimo complesso di uffici, una piccola targhetta introduce al mondo dei videogiochi competitivi made in Italy: è la casa del Team Forge, una delle più importanti realtà italiane, che ha aperto le porte alla stampa per farsi non solo conoscere ma piuttosto per far comprendere a esperti e semplici curiosi come si gestisce una squadra di eSport. Prima ancora, spiegare cosa significhi essere una squadra di esport in Italia.

I videogiocatori italiani

I videogiocatori in Italia si dividono in insiemi concentrici sempre più piccoli. Si parte dal cerchio più esterno che contiene tutti i videogiocatori: casuali o hardcore, su PC o console, persino quelli su mobile. Il primo scalino è rappresentato da chi, tra questi, gioca a titoli eSport, ovvero videogiochi competitivi, solitamente in multiplayer. MOBA come Heroes of the Storm e League of Legends, FPS come CS:GO e Call of Duty, RTS come Starcraft II sono gli esempi più lampanti. Un'ulteriore restrizione porta al terzo cerchio in cui si inseriscono coloro che giocano ai titoli eSports per competere in modo amatoriale, il primo passo verso la competizione vera. Scendendo ancora, come Dante nell'Inferno, si trovano i giocatori semi-professionisti prima e infine i professionisti: coloro che hanno realmente fatto di una passione un lavoro a tempo pieno e retribuito. Non si gioca per il gusto di farlo, non solo almeno, ma perché diventa la professione della propria vita lavorativa.

Il passaggio da un cerchio esterno a uno più interno comporta ovviamente delle "perdite". Più ci si avvicina al cerchio principale, più i numeri di chi ne fa parte diminuiscono. Verosimilmente per ogni passaggio si perde un ordine di grandezza, tranne dal cerchio "amatori" a quello "semi-pro" in cui si parla di una differenza di due ordini di grandezza: se gli amatori sono 10.000, i semi-pro sono 100. È lo scalino più difficile da superare per quelli che, non dimentichiamo, sono giovani e giovanissimi. Ed è proprio dove la realtà del Team Forge si inserisce.

"Noi non ci definiamo una realtà professionistica, nonostante rappresentiamo ciò che ci si avvicini di più", afferma Alessandro "Sekuar" Sesani, Team Manager dei 4G. "Il nostro obiettivo è trasformare gli amatori in giocatori semi-pro e accompagnarli in un percorso di crescita verso la carriera professionistica." I 4G non insegnano semplicemente a migliorare nel gioco. L'intera struttura è stata pensata per insegnare ai videogiocatori, che ricordiamo essere giovani ragazzi, a stare al mondo: cucinare, lavare, imparare a regolare e rispettare gli orari, a confrontarsi con i compagni di squadra e con lo staff, discutere, condividere dubbi, gioie e dolori, gestire le vittorie come le sconfitte.

Una seconda famiglia

Un approccio da "seconda famiglia", adottato dividendo prima di tutto abitazione e lavoro. Nella maggior parte dei casi in Europa quando si parla di gaming house si intende una struttura dove i giocatori di una squadra dormono, mangiano, si allenano. Il Team Forge, invece, ha preferito separare fisicamente i due aspetti della giornata: i giocatori dormono e mangiano in un appartamento che dista circa 15 minuti dal luogo di lavoro. A occuparsi di loro è sempre Alessandro Sesani: "Attualmente siamo più di 10 in casa. I ragazzi mi aiutano anche nelle faccende di casa: cucinare, pulire e sistemare. È un modo sia per insegnare loro come si gestisce un luogo di vita comune che per cementificare lo spirito di gruppo. I lavori, infatti, non sono mai assegnati ai singoli ma sempre a coppie."
Lo staff tecnico, più simile a quello del football americano che del calcio nostrano, segue i giocatori passo passo durante le giornate. Non solo allenamenti sul gioco ma anche lo studio delle strategie da applicare, quali personaggi utilizzare in partita e i replay sul gioco degli avversari. Un ciclo continuo che segue il metodo scientifico di Newton e Galileo: ricerca, teorizzazione, verifica, valutazione. Ogni passo è un costante confronto tra giocatori e staff, un dialogo continuo tra le parti. È la differenza principale tra il giocatore amatoriale e quello semi-professionista. Il primo cerca di migliorare da solo nella sua dimensione singola ma vivrà inevitabilmente un limite superiore di apprendimento. Entrare in una squadra serve a superare tale limite: a condurre il giocatore verso un livello superiore.

Prosegue Alessandro Sesani: "A volte è anche necessario distruggere alcune convinzioni dei giocatori che arrivano da noi. Spesso credono di essere già pronti per giocare in una squadra ma in realtà quasi nessuno lo è mai. La dimensione di comfort zone della propria postazione, nella propria casa, è totalmente diversa da quella di gruppo. Il nostro primo passo è destrutturare un giocatore: scomporlo nelle sue componenti più piccole, eliminando le conoscenze errate e ripartendo da quanto di buono troviamo. Possono essere errori tecnici, come la velocità del mouse a seconda del ruolo in cui giocano, così come l'alimentazione." La dieta è infatti un altro aspetto non sottovalutato dal Team Forge che distribuisce i vari apporti calorici a seconda della giornata e degli impegni: pasta, carne, verdura e frutta sono i piatti principali.
La prima impressione entrando in casa Forge non è quella di trovare un luogo di gioco e divertimento ma un luogo di lavoro: un vero e proprio ufficio con stanze separate per staff, coach e giocatori. Un luogo lavorativo dove anche gli orari sono organizzati in modo rigido, seppur diverso da quelli che quotidianamente sperimentiamo. La sveglia regolare è intorno alle 11:00, a cui segue la colazione e i lavori domestici in casa. Alle 14:00 la prima sessione d'allenamento di circa quattro ore, cena e la seconda parte d'allenamento di altre quattro ore circa. Gli allenamenti non sono sempre uguali e, soprattutto, non sempre sono davanti al PC. Le sessioni si differenziano tra lavoro in singolo e lavoro in gruppo, oltre a ore di brainstorming, parola che gli inglesi utilizzano per indicare lo studio a tavolino di strategie attraverso il confronto di idee, e amichevoli con altre squadre italiane ed europee.

È una struttura organizzativa frutto della collaborazione dello staff tecnico con la CTU, la Chunnam Techno University di Seul, in Corea del Sud, la patria degli eSport per eccellenza. Un percorso intrapreso due anni fa che permette lo scambio di informazioni e di conoscenze, nonché la formazione dello staff tecnico dei Forge che ha seguito, e segue, il corso proposto dall'università coreana. Non solo conoscenze tecniche: si tratta anche di uno scambio culturale che ha permesso a diversi giocatori coreani di fare esperienza in Europa e in Italia con il Team Forge. E viceversa: a inizio 2018 il toplaner della squadra, Mauno "Beansu" Talli, è volato in Corea per una sessione d'allenamento intensiva con i migliori giocatori al mondo di League of Legends.

La collaborazione con MSI

Un'esperienza, quella di Beansu, realizzata anche grazie al supporto di MSI Gaming, azienda leader nel settore gaming che a fine 2017 ha stretto una partnership con il Team Forge. Con sede a Taiwan e fondata nel 1986, MSI vanta un fatturato di 3,2 miliardi nel 2016 e 12.000 dipendenti in tutto il mondo. Con il Team Forge è nata un'intesa che va oltre il semplice sponsor e il logo sulla maglia: l'intenzione è tracciare un percorso che possa far crescere ancora di più l'industria eSport in Italia attraverso eventi e tornei in cui coinvolgono le varie sale LAN sparse sul territorio italiano e i negozi di elettronica, compreso il colosso MediaWorld. D'altronde, secondo i dati di mercato di MSI, la popolazione italiana sopra i 14 anni è di 51 milioni di cui 25,5 sono videogiocatori e potenziali eSportivi. MSI crede attivamente nell'Italia e nel Team Forge e lo dimostra la provenienza della sponsorizzazione: non dalla sezione italiana ma da MSI International, la stessa che sostiene realtà come i Fnatic. Chi meglio dei 4G può incarnare lo spirito dell'eSport italiano per MSI? Due volte vincitori di Lega Prima, due volte del RedBull Factions, vittoriosi all'ESL Italia Championship 2017, al Campionato Italiano di Lucca 2016, in finale del PG Nationals: risultati con cui i giocatori dei Forge si candidano a essere testimonial perfetti per esportare il brand di MSI.
"Bisogna fare attenzione, però", avverte Alessandro Fazzi, proprietario e presidente del Team Forge. "Non dobbiamo dimenticare che l'obiettivo principale dei nostri ragazzi è competere. Non devono sentire pressioni esterne e in tal senso cerchiamo sempre di creare per loro un ambiente ovattato. Detto questo, è chiaro che devono imparare anche a essere dei testimonial: gestire le interviste, rappresentare i brand e gli sponsor. Perché il giocatore stesso diventa un utile indicatore dell'impatto che ha sull'economia del settore."

I risultati elencati sono tutti relativi a League of Legends ma i Forge sono anche altro. Il MOBA targato Riot Games è sicuramente la loro punta di eccellenza con cui si sono affermati nel panorama italiano ed europeo ma nell'ultimo anno hanno ampliato la loro presenza nel settore. La squadra di Counter-Strike: GO, guidata dall'esperto Guglielmo "Gugli" Carraro e dall'analyst Guido "Avalon" Bordoni, ha recentemente raggiunto la Top8 al torneo di qualificazione per l'Intel Extreme Master di Sydney e hanno conquistato i playoff dell'ESEA Main, una delle principali competizioni europee. Vantano poi un team di PUBG, uno dei principali nuovi titoli, e hanno inaugurato appena due settimane fa la sezione picchiaduro con l'ingresso nel team di Rosario "4G Rikimaru" Monaco, uno dei giocatori italiani più titolati di Tekken. Senza dimenticare il team di Call of Duty capitanato da Leonardo "Kolgaa" Nisi, indubbiamente uno dei più seguiti e famosi giocatori italiani, presente nella National League italiana.

La crescita in Europa

La realtà dei Forge non è mirata esclusivamente ai risultati personali. L'obiettivo parallelo è contribuire alla crescita dell'intera scena eSport europea, alzando costantemente l'asticella dei requisiti minimi per poter essere competitivi. Attraverso l'aspetto competitivo i 4G promuovono il concetto di eSport tra gli scettici e i non addetti, cercando di dimostrare che i videogiochi e gli sport elettronici sono due mondi paralleli ma differenti che non vanno sovrapposti, come afferma Alessandro Fazzi: "Sono profondamente convinto che l'eSport avvicini la gente: i giocatori ai coach, le famiglie alle squadre, senza l'alienazione tipica dei videogiochi. L'obiettivo è allontanare le persone dall'immergersi in un mondo virtuale parallelo in cui perdersi; gli eSports riportano i videogiocatori competitivi con i piedi per terra, mostrando loro che la parte videoludica è solo una minima componente di quello che è a tutti gli effetti una disciplina sportiva come tante altre, seppur in modo differente. Non c'è solo il gioco ma tutta una componente di lavoro, sacrificio e dedizione, nonché il rispetto dei valori che contraddistinguono gli sport tradizionali."

Una visione simile a quella presentata dal CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che il 27  ottobre 2017 ha dipinto gli eSports come meritevoli di attenzione e, in particolare, ha affermato la loro forte similitudine con le discipline sportive per requisiti richiesti. "Il discorso del CIO è molto importante soprattutto per tutelare i giocatori," prosegue Fazzi: "Non è fondamentale, a mio avviso, che siano riconosciuti come sport olimpico ma che si diano delle linee guida internazionali da seguire: penso a patentini per i coach, alle visite mediche obbligatorie per i giocatori e ad attestati di verifica degli standard minimi gestione di una realtà sportiva."
Il Team Forge rappresenta indubbiamente un'eccellenza nel panorama italiano ma non è nata per caso. È frutto di anni di esperienze pregresse, di lavoro costante e della fusione di menti diverse con un unico scopo. Nulla è stato improvvisato nel loro percorso, nemmeno gli investimenti economici realizzati negli anni. Replicare il loro modello non è impossibile ma è sicuramente difficile: il segreto è, probabilmente, abbandonare lo spirito di dilettantismo senza lasciare nulla al caso. È necessaria una programmazione per obiettivi, una gestione aziendale che costruisca passo dopo passo una realtà solida e duratura nel tempo. Perché non è necessario che i passi da fare siano grandi: basta semplicemente che portino nella direzione giusta (Jemma Simmons).