Speciale The art of Gravity Rush

Arte in movimento nel primo capolavoro Playstation Vita

Speciale The art of Gravity Rush
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PSVita
  • "Se volessi scegliere un simbolo augurale per l'affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l'agile salto improvviso del poeta- filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite"

    Lezioni americane, Italo Calvino

    Se siete possessori di una Playstation Vita è assai probabile che in questo momento la game card di Gravity Rush sia inserita nello slot della console portatile. Non tanto perchè l'offerta videoludica diminuisce vistosamente man mano che ci si allontana dal lancio di Febbraio, piuttosto perchè si tratta di un vero capolavoro di stile e game design. Qualche anno fa si sarebbe detto: un'autentica Killer Application.
    A livello di gameplay possiamo considerarlo un puzzle d'azione, in cui all'incedere regolato dalla forza di gravità si associano scontri con nemici e boss. Ma è sempre la legge newtoniana a guidare il giocatore, il quale a sua volta interagisce con la deliziosa fanciulla di nome Kat.
    Abbiamo pubblicato circa due mesi fa la nostra recensione assolutamente entusiastica, ma ci sembrava giusto ritornare sul videogioco di Sony Japan Studio e in particolare sulla meravigliosa veste artistica. Gravity Rush è un'opera sinestetica che avvolge il giocatore nel suo mondo grazie a immagini, musica e filmati, lo rapisce come ha fatto con Kat, novella Alice.

    Il gioco

    Keiichirō Toyama ha un passato nel fecondo genere dei videogame horror. Dopo aver lavorato in Konami sul primo Silent Hill, lo sviluppatore ha messo su uno studio interno a Sony alla serie di Siren su Playstation 2. L'idea alla base di Gravity Rush gli venne nel 2008 e nel giro di poco tempo mise insieme la sua squadra per realizzare Gravite (questo il nome originale). A quel tempo era destinato a Playstation 3, solo in seguito Toyama ha ritenuto più adatta la nuova console portatile e lì ha terminato lo sviluppo.
    Ma come si svolge Gravity Rush? Kat cade improvvisamente dal cielo nella città Hekseville, metropoli steampunk che galleggia nel nulla. Pur sentendosi estranea a quel mondo umbratile essa trova ragione di andare avanti grazie al potere in suo possesso, la capacità di modificare la direzione soggettiva della forza di gravità grazie al quale potrà difendere la popolazione dai continui attacchi dei tenebrosi Nevi. Gravity Rush si presenta con un'ambientazione open world, dove di volta in volta potrete decidere quando e a quali missioni prendere parte; con estrema fluidità Kat può ribaltare la "normale" forza di attrazione gravitazionale e raggiungere con estrema rapidità la sommità di un palazzo, correre sulle sue pareti o ritrovarvi a testa in giù senza colpo ferire.
    Nel corso dei vari livelli dovrete affrontare un buon numero di Nevi diversi. Si va da quelli capaci di volare, a quelli che sparano raggi oscuri dalla distanza, senza dimenticare quadrupedi o veri e propri colossi. Il metodo d'eliminazione è tuttavia sempre lo stesso: colpire i punti deboli visibili. Per farlo potrete affidarvi alle mosse corpo a corpo di Kat, invero piuttosto inefficaci, o al Calcio Gravitazionale.

    Inseguendo Moebius

    Ogni fotogramma di Gravity Rush, ogni scorcio di Hekseville è un omaggio spassionato alla scuola del fumetto franco-belga e in particolare ai panorami onirici di Jean Giraud alias Moebius. Il geniale fumettista nato nel 1938 si è purtroppo spento lo scorso Marzo all'età di 73 anni, ma il suo stile è stato fonte d'ispirazione per un'intera generazione di artisti: negli Stati Uniti ha collaborato agli storyboard di alcune opere imprescindibile della science fiction cinematografica come Alien e Tron, mentre in Giappone ha fatto da filtro il regista e mangaka Hayao Miyazaki con opere celeberrime quali Nausicaa Della valle del vento o La Città Incantata (a questo indirizzo una conversazione in lingua inglese tra i due). Anche se l'egemonia culturale dello Studio Ghibli è preponderante nell'ambiente culturale nipponico, la direzione artistica di Gravity Rush risale direttamente alla fonte originale e in particolare al non conosciutissimo ciclo a fumetti del Garage Ermetico. Apparso verso la fine degli anni '70 su una rivista francese di heavy metal, è un esercizio artistico fine a sé stesso dato che, come accade spesso nei lavori di Moebius, la trama è volutamente fumosa e criptica. Il garage è un asteroide della costellazione del Leone al cui interno è stato creato dal maggiore Grubert un mondo diviso in diversi livelli. Jerry Cornelius tenta di impossessarsi di questo mondo, salvo poi unire le forze per combattere la comune minaccia di Bakalite.
    Gravity Rush ha in mente l'asteroide quando si tratta di strutturare l'architettura di Hekseville, ma il colore è ben più sfumato e meno luminoso di quello adottato per il Garage Ermetico da Moebius, fedele servitore della ligne claire di Hergé e del suo Tin Tin. Il responsabile della direzione artistica del videogioco Sony è Yoshiaki Yamaguchi, affascinato come Toyama dai fumetti di Moebius per la ricchezza di dettagli; il suo cruccio maggiore non era tanto di omaggiare degnamente l'artista francese, bensì differenziarsi graficamente da tutte le altre produzioni videoludiche. Come ha spiegato alla platea della Game Developer Conference, i giochi odierni si somigliano un po' tutti e poche software house hanno l'ardire di proporre qualcosa di nuovo, di rottura con quanto si è visto in precedenza; Yamaguchi se l'è presa anche con le cut scene in computer grafica le quali creano una separazione con le fasi in-game, mandando in frantumi l'unitarietà artistica e la coerenza globale dell'esperienza interattiva.
    In verità anche Gravity Rush ha i suoi momenti di rottura in ambito artistico e sono le sequenze statiche in cui la trama procede attraverso le tavole di un fumetto. Il giocatore comunque non è chiamato ad una fruizione passiva, ma interagisce via touch screen scorrendo le pagine del fittizio fumetto. Tale brillante impostazione narrativa ha avuto un seguito con un fumetto vero e proprio intitolato Gravity Days in quattro puntate e scaricabile in inglese a questo indirizzo: nessun combattimento, ma una sorta di quotidiano diario della vita di Kat.

    Sony ha rilasciato un numero cospicuo di trailer, ma questi si sono il più delle volte concentrati nello spiegare le meccaniche puzzle di gioco. Solo a ridosso dell'uscita nipponica la divisione marketing ha pensato di puntare sul concept artistico di Gravity Rush e realizzare una scena live-action alla base anche dello spot televisivo ufficiale.
    La regia sobria e l'audio elegante consentono allo spettatore di concentrarsi sul significato che si intende veicolare: una ragazza estrae la Playstation Vita alla fermata dell'autobus e inizia a giocare; d'improvviso le mele della bancarella del mercato, nella borsa dell'anziana signora, cominciano a fluttuare nell'aria, sospese attendono uno scossone della console per cambiare direzione. Prima verso sinistra, poi verso destra, guadagnano quota e in seguito ridiscendono, finiscono per intrecciarsi nel montaggio con le sequenze di gioco.
    Hegel
    annotò ironicamente come la mela dannò l'umanità almeno tre volte: nel Giardino dell'Eden, alla vigilia della guerra di Troia e nel pensatoio di Isaac Newton. Effettivamente non conosceva la fiaba di Biancaneve. Lo spot televisivo riprende proprio il frutto dalla buccia rossastra per illustrare la capacità all'interno del gioco di manipolare la forza di gravità. Vale assolutamente la pena di darci un'occhiata!

    <


    La colonna sonora

    L'ultima nostra ricognizione nell'arte di Gravity Rush riguarda la colonna sonora. Ne parliamo alla fine, ma è senza dubbio il pezzo forte del gioco. La musica creata da Kohei Tanaka (il suo curriculum è impressionante e comprende decine di anime e videogame) stupisce per la capacità di evocare mondi distanti, eterei, per poi distorcerli, strizzarli a piacimento agguantando improvvisamente sonorità jazz. Gran parte dei temi spiazzano il giocatore, gli fanno assaporare un gusto per l'insolito e uno stupore raro nella produzione videoludica. D'altronde basta ascoltare il tema d'apertura Discovery of Gravitation per saggiare tutte le sonorità che Gravity Rush ha da offrire.
    Tutte meno una: la sottile vena di non sense che di sfuggita fa capolino, per poi esplodere nell'ending Douse Shinundakara cantata da Masako Toda in un idioma totalmente inventato tra il francese e il russo.
    Senza perderci in ulteriore parole vi invitiamo ad ascoltare i 47 brani della colonna sonora nella playlist raggiungibile dal player sottostante.



    E se proprio volete ascoltare qualcosa di assolutamente inedito ecco una versione dal vivo suonata dalla Symphony of Legends orchestra!


    Che voto dai a: Gravity Rush

    Media Voto Utenti
    Voti: 77
    8.9
    nd