The Last of Us Day: celebrando l'Apocalisse

Come ormai accade ogni anno dal 2013, Naughty Dog celebra The Last of Us rivivendo insieme ai fan una ricorrenza speciale.

The Last of Us: celebriamo il TLOU Day
Speciale: PlayStation 4
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  • PS4
  • PS4 Pro
  • Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler sulle vicende narrate in The Last of Us e The Last of Us Part II. Procedete nella lettura con la consapevolezza che verranno discussi snodi fondamentali della trama dei due giochi.

    Esistono avventure virtuali, e sono molto rare, che riescono a cambiare per sempre il medium e i videogiocatori stessi. Nel 2013 il primo The Last of Us riuscì pienamente in questa impresa, guadagnandosi l'unanime plauso della critica e molto, molto di più: un affetto smisurato nei confronti dei suoi personaggi da parte degli utenti di tutto il mondo. La ragione è semplice: il mondo devastato dalla pandemia di The Last of Us non è popolato da supereroi, ma da persone che si stenta a credere non siano fatte di carne ed ossa; quei pixel sembrano - e forse sono - molto più di semplici linee di codice. Pienamente riuscito in ogni suo intento, il miracolo di Naughty Dog si è perpetuato nel seguito approdato sulle nostre PlayStation 4 lo scorso 19 giugno (a proposito, trovate qui la recensione di The Last of Us Part II) . Oggi, in un anno molto particolare, celebriamo il The Last of Us Day.

    Un evento diverso dai precedenti

    Ma perché il 26 settembre? Nel mondo abitato da Joel ed Ellie, l'infezione da Cordyceps raggiunse un punto di non ritorno proprio quel giorno, nel 2013. Il caos, da quel momento in poi, fu inevitabile. Il fungo riuscì a diffondersi velocemente, anche a causa del sovraffollamento degli ospedali; lo stato di emergenza nazionale dichiarato negli Stati Uniti non poté cambiare in alcun modo il disastroso corso della Storia. Un fatto curioso: alcuni Tweet degli sviluppatori di Naughty Dog e una serie di inizi in-game collocano il compleanno di Joel proprio il 26 settembre, giorno del disastro.

    Naughty Dog, proprio a partire dal 2013, ha dedicato questa giornata alla celebrazione del suo rapporto unico con i milioni di fan di The Last of Us, nominandola Outbreak Day. Ad ogni sua ricorrenza sono stati rilasciati nuovi contenuti, contest per i fan, merchandise celebrativo e, negli ultimi anni, news relative allo sviluppo e alla release di The Last of Us II (in particolare, ecco il nostro speciale sull'Outbreak Day 2019). Un momento graditissimo per gli appassionati del capolavoro di Neil Druckmann e soci, insomma. E poi la pandemia arrivò. Stavolta per davvero. Non è una storia che devo raccontarvi, perché la conosciamo tutti fin troppo bene: a partire dall'inizio di quest'anno il virus Covid-19 ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, creando uno scenario forse meno macabro dell'America devastata dal Cordyceps, ma non per questo meno angosciante.

    Qualche giorno fa, gli sviluppatori hanno condiviso con un tweet la loro scelta di cambiare nome all'Outbreak Day: il 26 settembre continuerà a rappresentare un giorno di festa per i fan, ma prenderà il nome di The Last of Us Day, "un nome che non riflette soltanto il mondo che ci circonda, ma anche la crescita della community, che ha accolto milioni di nuovi giocatori con l'uscita di The Last of Us 2".

    La sostanza non cambia: il 26 settembre rimarrà una data in cui tutti i fan della serie potranno celebrare la grandezza di un universo che, quest'anno in particolare, appare legato al nostro più che mai.

    Nascita di un capolavoro

    E dire che la tematica alla base di The Last of Us non è delle più originali. Dalla letteratura al cinema al videogioco stesso, pieno è il mondo di storie di zombie (da La notte dei morti viventi a Resident Evil) o vampiri (esemplare il romanzo Io sono Leggenda, approdato più volte sul grande schermo), soltanto per citarne alcuni, esseri abietti e ameni che devastano il mondo con una furia cieca, uccidendo o infettando chiunque sia così sfortunato da incrociare il loro cammino. Ma The Last of Us è riuscito a distinguersi tra la massa, soprattutto grazie ad una attentissima ricostruzione dei personaggi. Joel, Ellie, Tess e Sarah potremmo benissimo essere noi.

    Lo sviluppo che rese il miracolo possibile iniziò nel 2009. Sotto l'attenta direzione di Bruce Straley e di Neil Druckmann, il team si mise a lavoro per creare una storia che potesse risultare originale senza scadere nel completo irrealismo.Per questa ragione l'agente infettivo è un fungo realmente esistente, il Cordyceps, che in alcune sue manifestazioni parassita il corpo di insetti e aracnidi arrivando addirittura a guidarne i comportamenti per assicurarsi la più ampia diffusione possibile.

    Per incrementare il realismo degli approcci adottati dall'umanità per contrastare la diffusione di una pandemia, Druckmann condusse ricerche molto approfondite sull'influenza spagnola del 1918, che secondo le stime più accreditate causò cinquanta milioni di morti. Non ci sarebbe stato solo orrore: The Last of Us avrebbe mostrato la caparbietà del genere umano, il suo desiderio di sopravvivenza, e la resilienza delle specie animali in un mondo prima colonizzato e poi abbandonato dai suoi abitanti più ingombranti. Noi.

    Creare empatia verso i personaggi era uno dei principali obiettivi di Naughty Dog. L'utilizzo della motion capture e il doppiaggio da parte di talenti come Troy Baker (Joel) e Ashley Johnson (Ellie), le cui performance sono rimaste punti di riferimento del settore, riuscì a regalare il soffio della vita ai protagonisti dell'avventura. Non solo: Baker e Johnson contribuirono attivamente allo sviluppo della personalità di Joel ed Ellie, improvvisando alcuni dialoghi e discutendo le scelte più importanti con Druckmann e il resto del team.

    L'ambientazione post-apocalittica era perfetta per mostrare il percorso di crescita dei personaggi, fino al clamoroso finale in cui Joel condanna tutta l'umanità per salvare ciò che considera più importante: colei che per lui è ormai una figlia. L'anello d'oro donato dagli operai all'eroico protagonista di Schindler's List (1993), che ha salvato più di mille ebrei dallo sterminio della Shoah, contiene una splendida citazione del Talmud: "Chiunque salva una vita salva il mondo intero"; in The Last of Us tutto è capovolto, e la saggezza del Talmud di fronte alla prospettiva di un vaccino contro il Cordyceps suona vuota e insoddisfacente, poiché colui che ha salvato una vita ha condannato il mondo intero.

    Impossibile non menzionare l'atmosfera creata dalle musiche appositamente composte da Gustavo Santaolalla, che si mise al lavoro fin dalle prime fasi dello sviluppo del gioco. Il musicista argentino aveva sempre desiderato lavorare alla colonna sonora di un videogioco, ma non aveva mai trovato una storia capace di ispirarlo come fece The Last of Us. Alla fine dei lavori, la musica aveva assunto un ruolo centrale come fonte di bellezza e distrazione dagli orrori del mondo esterno; la capacità di Joel di suonare la chitarra viene tramandata ad Ellie, come spiegato nel secondo capitolo della serie, ed è centrale nello struggente finale di The Last of Us II.

    Sapendo di puntare su un cavallo vincente, Sony rivelò l'esistenza di The Last of Us con grande clamore il 10 dicembre 2011. Per consentire al team di rifinire alcuni aspetti dell'esperienza, l'iniziale release date programmata per il 7 maggio 2013 fu spostata al 14 giugno dello stesso anno. L'universo di Joel ed Ellie venne caratterizzato da una forte vocazione crossmediale, che sfociò, tra le altre cose, in un importante fumetto, The Last of Us: American Dreams, che funge da prequel agli eventi del primo videogioco. Il resto è storia.

    L'importanza di The Last of Us

    La nuova IP di Naughty Dog fu salutata con favore tanto dalla critica quanto dai fan, risultando il titolo PlayStation 3 più venduto del 2013, con più di tre milioni di copie acquistate dai videogiocatori di tutto il mondo solo nel primo mese dalla sua release. Il suo successo non si è fermato nel corso degli anni, come accade ad ogni opera che realmente riesce a fare la differenza: è del 2019 la notizia che il primo capitolo della serie aveva raggiunto l'impressionante cifra di venti milioni di unità vendute. The Last of Us II non è stato da meno, anzi, diventando il lancio in esclusiva PlayStation 4 di maggior successo, con quattro milioni di copie portate a casa dai fan nei primi due giorni dalla data di uscita. Tanti freddi numeri, certo, ma possono senz'altro dare un'idea dell'impatto dell'avventura di Ellie, Joel e Abby - con buona pace per chi non ama quest'ultima - sull'immaginario mondiale.

    Perché tanto interesse per l'America divorata, scarnificata, ma nonostante tutto sopravvissuta al Cordyceps? Innanzitutto per il realismo della sua storia, che ha dimostrato quanto avesse torto John Carmack a dire che "la trama di un videogioco è come la trama di un film porno: ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente". Se è certamente vero che non abbiamo bisogno di ragioni consistenti per divertirci ad ammazzare demoni in DOOM, Druckmann e soci hanno però centrato il bersaglio portando la narrazione videoludica ad un nuovo livello. The Last of Us regala momenti di adrenalina pura, anche grazie alle sue componenti survival e horror, ma il focus principale resta sui personaggi e sul modo in cui ci relazioniamo alle loro scelte, condivisibili o meno.

    Non si regalano mai facili risposte, e tutto danza sul delicatissimo equilibrio dell'essere umano, dei suoi valori, mentre intorno infuria una devastante pandemia che minaccia l'esistenza e la sicurezza di tutti. So benissimo di non essere la sola ad aver poggiato il controller durante l'ultimo, drammatico scontro di The Last of Us II, un finale in cui non condividevo le azioni della protagonista, pur comprendendone le motivazioni; ma una scelta non era data, e alla fine, come tutti, anche io ho premuto quel tasto, accettando di assecondare il lato più oscuro dell'essere umano.

    Cosa ci riserva il futuro? Le avventure di Ellie e Abby sono tutt'altro che concluse, visto il finale aperto del secondo capitolo della serie. Mentre Abby è riuscita ad approdare sull'isola dove dovrebbe trovarsi un nucleo delle Luci, Ellie ha affrontato il passato e le conseguenze delle proprie azioni, allontanandosi dalla casa che aveva condiviso con Dina e il piccolo JJ (se volete approfondire, recuperate lo speciale sulle storie dimenticate di The Last of Us). Siamo certi che Naughty Dog ci riserverà un seguito, ma nell'attesa possiamo continuare a festeggiare ogni anno il The Last of Us Day, celebrando una delle avventure videoludiche più strazianti e profondamente umane che siano mai state raccontate.

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