Top e flop dei videogiochi anime: da AOT 2 a Dragon Ball, One Piece, Naruto

Quali sono i migliori videogiochi tratti da serie anime? Ed i più brutti? Dragon Ball FighterZ, One Piece Burning Blood, Jump Force e tanti altri.

Top e Flop videogiochi anime
Speciale: Multi
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  • PS4
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  • PS5
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  • Laddove un tempo i tie-in tratti dagli anime si focalizzavano principalmente su Dragon Ball, ONE PIECE, Naruto e l'inesauribile universo di Gundam, negli ultimi anni in particolare questi si sono moltiplicati ad una velocità impressionante, adattando in termini ludici parecchie licenze importanti, sia contemporanee (siete a un click di distanza dalla recensione di Demon Slayer: Kimetsu no Yaiba - The Hinokami Chronicles) che meno recenti (qui trovate invece la recensione di Captain Tsubasa: Rise of New Champions). Prendendo in esame soltanto i titoli usciti sulle console di ottava e nona generazione, abbiamo dunque cercato di individuare i migliori e peggiori tie-in che hanno visto la luce nel corso dell'ultimo decennio.

    TOP - Berserk And The Band Of The Hawk & ONE PIECE Pirate Warriors 4

    Al pari dei picchiaduro, quello del musou è uno dei generi ludici che meglio si adatta ai ritmi spesso frenetici degli anime giapponesi, non a caso il team di Omega Force di Koei Tecmo Games ha già applicato la propria formula a diverse licenze anche piuttosto gettonate.

    Tra i migliori tie-in degli ultimi anni, pertanto, non potevano non includere il brutale Berserk And The Band Of The Hawk, che al pari del fumetto disegnato dal compianto Kentaro Miura consentiva ai personaggi giocabili di concatenare all'infinito combo feroci e terrificanti per impalare e dilaniare per le carni degli avversari incontrati lungo il proprio cammino. Dotati di numerose armi secondarie come balestre, pugnali, esplosivi o il cannone nascosto del braccio meccanico del Guerriero Nero, se utilizzati con una sana dose di strategia i vari lottatori si tramutavano letteralmente in macchine da guerra, rispettando gli stili di combattimento di Gatsu e degli altri eroi (per tutti i dettagli fiondatevi sulla recensione di Berserk And The Band Of The Hawk).

    Senza nulla togliere a Berserk, che da parte sua poteva essere visto come lo strumento ideale per avvicinarsi per la prima volta all'opera di Miura e assaporare un'ampia fetta della storia del Guerriero Nero, ad oggi il più divertente e frenetico musou tratto da anime e manga è però ONE PIECE: Pirate Warriors 4.

    Grazie a un roster enorme (per giunta suddiviso in tre categorie adeguatamente differenziate), un nuovo sistema di innesco delle mosse speciali e tante diavolerie inedite che tornavano particolarmente utili al momento di dover affrontare nemici giganteschi come Big Mom o il possente Kaido, il coloratissimo tie-in ha saputo conquistare i fan sia dal punto di vista prettamente contenutistico che in termini di gameplay, rinnovando la formula ludica del brand di Koei Tecmo Games affinché sposasse alla perfezione le turbolenti dinamiche tipiche della licenza piratesca di Eiichiro Oda (la recensione di ONE PIECE: Pirate Pirate Warriors 4 è a un tiro di schioppo).

    FLOP - The Seven Deadly Sins Knights of Britannia

    Sviluppato da Natsume Atari Inc., The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia era un tie-in pigro e privo di mordente che poneva il giocatore di panni di Meliodas, Elizabeth e gli altri componenti dell'ordine cavalleresco de I Sette Peccati Capitali.

    Bizzarro punto di incontro tra l'action e il picchiaduro, per la maggior parte del tempo il prodotto incaricava il giocatore di assumere il controllo di uno dei propri beniamini e di annientare tutti i nemici che invadevano un'area solitamente di dimensioni contenute, per poi fare i conti col Cavaliere Sacro di turno. Alternando sequenze che si avvicinano alle logiche dei musou a sfide in chiave 1vs1 (o 2vs2), la corposa modalità Avventura di The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia risultava quantomeno godibile, anche grazie ad una buona dose di citazionismo, tuttavia la ripetitività degli incarichi, la pessima gestione della telecamera, i frequenti cali di frame rate e non per ultimo l'eccessivo sbilanciamento del roster finivano rappresentavano, nel complesso, dei peccati assai difficili da espiare (per ulteriori approfondimenti consultate la recensione di The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia).

    TOP - Naruto Shippuden Ultimate Ninja STORM 4

    Accantonata l'impostazione "arcade" che caratterizzava i Narutimate Hero pubblicati su PS2, il team di CyberConnect2 ha tradotto la licenza di Masashi Kishimoto in arena fighter a dir poco strabilianti, il cui massimo esponente è senza dubbio Naruto Shippuden: Ultimate Ninja STORM 4.

    Impreziosito da un cel-shading di altissima qualità e contenutisticamente immenso, il titolo presentava non poche novità e accorgimenti rispetto ai propri predecessori, come ad esempio il Leader System, che consentiva di assumere il comando dei due personaggi di supporto, la meccanica dell'Armor Break, che in base ai colpi ricevuti logorava progressivamente gli abiti dei combattenti, o la micidiale Tecnica Risveglio di Squadra, che assicurava all'intero gruppo dei formidabili power-up temporanei, permettendo al giocatore di alternare in un battito di ciglia il controllo di creature talvolta enormi e terrificanti, e che puntualmente finivano per trasformare il terreno di gioco in un'infernale bolgia di distruzione. Nella versione "Road to Boruto", che oltre a tutti i DLC del gioco base include pure l'espansione dedicata al giovane Boruto Uzumaki, Naruto Shippuden: Ultimate Ninja STORM 4 si propone tuttora come l'esperienza definitiva per tutti i fan del ninja biondo.

    FLOP - ONE PIECE Burning Blood

    Plasmato dai ragazzi di Spike Chunsoft, che proprio a partire da ONE PIECE: Burning Blood hanno confezionati tre arena fighter dimenticabilissimi, il più recente picchiaduro tratto dal manga di Oda era un esperimento eccessivamente votato al fanservice, non a caso sacrificava qualsiasi forma di bilanciamento in nome della fedeltà al materiale originale.

    Difatti, i moveset di alcuni personaggi apparivano assai più efficaci e aggressivi, se confrontanti con quelli di altri bucanieri, ragion per cui non solo buona parte del seppur ricco roster giocabile cadeva presto in un profondo dimenticatoio, ma le lotte non erano quasi mai alla pari, risultando facilmente frustranti o addirittura insostenibili. Palesemente non indicato alla scena competitiva, ONE PIECE: Burning Blood non funziona neppure in ottica single player, giacché la modalità principale si concentrava su una minuscola porzione di storia del fumetto ed esauriva i contenuti nel giro di un paio d'ore appena. Un autentico fiasco su tutta la linea.

    TOP - Attack on Titan 2

    Perfezionando la formula ludica del già notevole A.O.T. Wings of Freedom, nel 2018 il team di Omega Force ha dato forma al tie-in che tutti i fan di Attack on Titan stavano aspettando.

    Assegnando il ruolo di protagonista a un personaggio muto e totalmente personalizzabile, la campagna non si limitava a proporre un'infinita selezione di incarichi da portare a termine, ma intratteneva l'utente con vere e proprie fasi di vita quotidiana in cui questo poteva esplorare liberamente alcune location della serie e interagire coi personaggi originali del cast per incrementare l'affezione, sbloccare nuovi talenti e soprattutto approfondirne la caratterizzazione. Accrescendo il parametro relativo all'amicizia e fornendo di volta in volta le giuste risposte, l'avatar tendeva a ereditare le abilità dei compagni, permettendo al giocatore di apprendere interessanti aneddoti sui propri beniamini assenti persino nell'anime e nel manga originale. Forte delle modalità Annientamento e Predatore, che rispettivamente vedevano gli utenti impersonare i componenti dell'Armata Ricognitiva o dei Giganti affamati di esseri umani (ve ne abbiamo parlato sul nostro speciale sul multiplayer di Attack on Titan 2), il tie-in colmava buona parte dei difetti imputabili al suo predecessore, offrendo una variegata componente multigiocatore e consentendo di controllare i Titani anche quando non previsto dalla trama.

    FLOP - JUMP FORCE

    Dopo il disastroso naufragio di ONE PIECE: Burning Blood, nel 2019 lo studio nipponico Spike Chunsoft ebbe l'opportunità di riscattarsi con JUMP FORCE: un crossover decisamente ambizioso, ma ancora una volta afflitto da un'offerta contenutistica appena sufficiente e da un bilanciamento del tutto inadeguato.

    Attingendo alle tante licenze di Shonen Jump, ossia la rivista nipponica che ha ospitato buona parte dei manga più importanti dell'ultimo mezzo secolo, il titolo si serviva di un escamotage ai limiti del banale e di una sceneggiatura tutt'altro che accattivante per trascinare in arena la bellezza di quaranta personaggi provenienti da universi talvolta inconciliabili. Al netto di effetti speciali, esplosioni e particellari oggettivamente gradevoli, che appunto rendevano a dir poco spettacolari i combattimenti tra Saiyan, Sacri Guerrieri, Cavalieri del Drago e chi più ne ha più metta, JUMP FORCE non aveva davvero nulla di memorabile, tant'è che le meccaniche di lotta che almeno sulla carta avrebbero dovuto differenziarlo dai congeneri erano abbastanza superficiali e poco impattanti nell'economia del gameplay.

    TOP - ONE PIECE ODYSSEY

    Dopo il non proprio riuscitissimo ONE PIECE: Romance Dawn per Nintendo 3DS, abbiamo dovuto aspettare la bellezza di dieci anni prima di poterci nuovamente misurare con un gioco di ruolo a turni ambientato nell'universo nato dalle matite di Eiichiro Oda. Come raccontato nella nostra recensione di ONE PIECE ODYSSEY, però, l'attesa è stata pienamente ripagata dai ragazzi di ILCA, che dopo l'esperienza maturata al fianco di Square Enix durante lo sviluppo di Dragon Quest XI: Echi di un'Era Perduta hanno saputo elaborare un sistema di combattimento innovativo e capace di valorizzare tutti i personaggi giocabili.

    Suddividendo i membri della ciurma in tre diverse categorie, le cui resistenze e debolezze sono regolamentate dalla morra cinese, e introducendo la meccanica chiamata "Scramble Battle Area", che divide il terreno di gioco in quattro aree e posiziona in maniera casuale i membri del party e i loro avversari, gli sviluppatori sono stati grado di sintetizzare una formula ludica che invoglia l'utente a cambiare costantemente la formazione in prima linea, in questo modo ogni singolo componente bella banda riceve a cadenza ciclica l'occasione propizia per dar sfoggio dei propri talenti.

    FLOP - One Punch Man: A Hero Nobody Knows

    Parlare di bilanciamento dinanzi a un lottatore in grado di annientare qualsiasi avversario con un singolo pugno è quasi paradossale, eppure il team di Spike Chunsoft aveva davvero escogitato un espediente davvero ingegnoso per compensare l'invincibilità di Saitama: selezionando l'improbabile eroe protagonista del brand, il giocatore era costretto ad attendere per diversi minuti che il pelato puntualmente in ritardo giungesse sul campo di battaglia, durante i quali l'avversario aveva il tempo necessario per sconfiggere gli altri membri del terzetto e conseguire la vittoria. Peccato che tra gli altri 26 lottatori ve ne fossero parecchi dotati di una proverbiale marcia in più (che si traduceva in moveset più efficaci di altri) e che i contenuti proposti dalla seppur vasta modalità storia, come ad esempio gli incarichi assegnati dall'Associazione degli Eroi, fossero estremamente ripetitivi. Risultato? Nemmeno l'impareggiabile destro di Saitama poteva nulla contro una noia capace di sopraggiunge maledettamente in fretta.

    Menzioni d'onore

    Prima di scoprire gli assoluti "vincitori" di ambedue le categorie, è il caso di spendere qualche parola per le altre produzioni che hanno visto la luce nell'ultimo decennio. Fra i tie-in più dilettevoli che abbiamo avuto il piacere di provare in tempi recenti non possiamo non menzionare Dragon Ball Xenoverse 2, che a distanza di tanti anni dal lancio continua a ricevere aggiornamenti e DLC, Kill la Kill: IF, che controbilanciava un roster alquanto risicato con un sistema di combattimento in discreto equilibrio tra profondità e immediatezza, o Captain Tsubasa: Rise of New Champions, che pur non essendo sempre preciso ha saputo proporci un'esperienza longeva, energica e spettacolare.

    Per quanto concerne invece le produzioni più problematiche e deludenti, ci vediamo costretti a mettere all'angolo lo sbilanciatissimo Naruto to Boruto: Shinobi Striker o il confusionario ONE PIECE: World Seeker, per non parlare di My Hero One's Justice e del suo altrettanto scarno sequel, o di Sword Art Online: Alicization Lycoris, che quantomeno al lancio era affetto da un comparto tecnico talmente catastrofico da renderlo quasi ingiocabile (non occorre farsi intrappolare in un mondo virtuale per consultare la recensione di Sword Art Online: Alicization Lycoris).

    TOP - Dragon Ball FighterZ

    Mescolando un cel-shading eccellente, un gameplay estremamente tecnico e stratificato, una pletora di contenuti, e non per ultima una fedeltà quasi maniacale nei confronti del materiale originale di Toriyama, i ragazzi di Arc System Works hanno confezionato un picchiaduro in grado di trasmettere in maniera efficace l'intensità e l'epicità degli scontri raccontati in Dragon Ball.

    Vero must have per i fan dei Guerrieri Z, Dragon Ball FighterZ è insomma un gioiello di rara bellezza, sia dal punto di vista tecnico che artistico, ragion per cui il prodotto si è guadagnato un posto d'eccellenza nell'olimpo dei fighting game. Non sorprende affatto che, dopo averlo supportato con la bellezza di tre Season Pass, Bandai Namco e Arc System Works abbiano palesato lo scorso anno la volontà di portare Dragon Ball FighterZ anche su console di ultima generazione, implementando finalmente il tanto richiesto rollback netcode.

    FLOP - Black Clover Quartet Knights

    Sul podio inverso troviamo infine l'action game cooperativo tratto dal manga di Yuki Tabata, che al netto di una trama originale ben confezionata e condita da sequenze in chiave anime prestava il fianco a una nutrita serie di difetti non trascurabili.

    Estremamente ripetitivo, il titolo che paradossalmente avrebbe dovuto vedere nel gioco di squadra il suo principalmente punto di forza offriva pochissime modalità multiplayer, che per giunta risultavano confusionarie e noiose, anche a causa di classi e personaggi malamente equilibrati. Se a questo aggiungiamo un cel shading tutt'altro che memorabile e una direzione artistica anonima, Black Clover: Quartet Knights risultava poco appetibile persino ai fan della serie: forse gli unici che a conti fatti avrebbero potuto chiudere un occhio sulle sue enormi mancanze.

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