Un mese con Nintendo Switch: le impressioni e le esperienze della redazione

E' passato un mese dall'arrivo di Switch sugli scaffali dei negozi: 30 giorni in compagnia della nuova console Nintendo, ecco le nostre impressioni.

Un mese con Nintendo Switch: le impressioni e le esperienze della redazione
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Poco più di un mese fa arrivava sugli scaffali dei negozi, e nelle case di molti videogiocatori, Nintendo Switch, il nuovo hardware della casa di Kyoto. Accompagnato da una line-up modesta nelle dimensioni, ma valorizzata da quel grande capolavoro che risponde al nome di Breath of the Wild, la console è riuscita a conquistare appassionati vecchi e nuovi, anche grazie alla sua poliedrica usabilità. Collocata fieramente in un territorio che sta a metà tra l'hardware portatile e quello casalingo, Switch si adatta alle esigenze di tutti: di chi vuole portarsela in giro, di chi preferisce tenerla fissa del dock, di chi vuole utilizzarla da solo e di chi invece non vede l'ora di "condividerla" con chiunque, infilando il Joy-Con nel pugno di chi gli capita a tiro.
Mentre ancora sfreccia sui bolidi di Fast RMX e ai sollazza con le sagome di Snipperclips, la redazione ha deciso di raccontarvi la propria esperienza con la console, e l'entusiasmo per un hardware finalmente diverso e peculiare.

More Than Meets the Eye

Ho aperto la scatola come avessi 10 anni, come se stessi tirando fuori il power ranger appena ricevuto da babbo natale (quello rosso, ovviamente) nuovo di zecca. L'ho presa colorata, perché sembrasse meno "seria" possibile. Ecco, finalmente una console che sembra un giocattolo. Voglio sentire il polivinilcloruro vivo, non quelle schifezze satinate che si raschiano solo a guardarle, voglio essere io il responsabile dei danni, appoggiarla nei luoghi meno sicuri della casa, lanciarla nello zaino insieme alle chiavi dell'auto, farci camminare sopra il gatto, sporcarla di caffè e dio solo sa cos'altro. Voglio giocarci in treno e scambiare qualche occhiata complice col bambino cicciotto del sedile di fronte, senza curarmi dello sguardo truce di sua madre e di quello di disgusto della tipa tutto in tiro seduta poco più in là. Voglio che il bambino cicciotto si senta più grande, e vorrei sentirmi più bambino cicciotto.

Questo mi ha fatto la Switch in un mese. Un uomo distrutto. Io che ho tenuto la pellicola sullo schermo del TACS fino alla fine dell'intero sistema di comunicazione, io che sapevo di far bene a non esporre la scatola di Shadow of the Colossus alla luce diretta del sole, perché così non si sarebbe ingiallita, io che il NES mini lo ripongo sempre nella sua scatola, per paura di chissà cosa. Vorrei spedirla indietro nel tempo al me stesso di 20 anni fa, a quello che giocava con i Transformers, così, giusto per vedergli esplodere il cervello. Questa trovata della console trasformabile è la cosa più scomoda dell'universo, con tutti quei pezzi sparsi per casa e l'ansia dei connettori divelti, il joypad che va fatto a pezzi per ricaricarlo e l'impugnatura ergonomica come un cachi maturo, ma ci riporta al vero senso del videogiocare, quello che abbiamo dimenticato in preda ad un autoconvincimento poco salutare: i videogiochi non sono altro che il balocco ipertecnologico di chi non ha il coraggio di ammetterlo, che non si è mai smesso di far scazzottare fra loro i Transformers facendo i rumoretti con la bocca.
Viste così, le console war fanno ancora più ridere.

Enrico Spadavecchia

Switch ossessivo-compulsivo

Cascasse il mondo io da quel dock non lo sfilo: o mi dimostrate che i graffi di cui tanto si parla sono una leggenda metropolitana, la tipica diceria messa in giro dal rosicone di turno, oppure no, per me Switch rimane una home console. E anche supponendo che io abbia l'ardore di rimuovere quel dolce pargoletto dalla sua culla, finché non trovo una custodia ufficiale non ci penso proprio a giocare in mobilità. Ho Switch da quasi un mese e praticamente si è seduto con me sul divano giusto un paio di volte; per il resto del tempo se ne è stato accanto al televisore, ai piedi della PS4. Davide e Golia.
Nell'eterno dilemma - ma sarà una console home o portable? - la risposta sta tutta nella prospettiva. Per me al momento è una home console con una spruzzata di portabilità.

Una console che ha tanto bisogno di nuovi giochi, non ci piove, ma diamo tempo al tempo. Mi piace nutrirmi di potenzialità, lo stesso principio del sabato del villaggio di Leopardi. Il piacere dell'attesa. Fantasticare su quello che potrà regalarci una piattaforma tanto duttile e atipica come Switch.
Inutile dire che il mio primo mese con Switch è stato all'insegna di Zelda. Un giocone, senza dubbio. Ne parlo agli amici di frequente, sospirando. Credo anche di aver fatto vendere un paio di Switch in più a Nintendo. Questo mese è stato anche teatro di alcune tragedie, come quando stavo facendo le pulizie di casa e inavvertitamente ho fatto cadere la spada della limited edition di Breath of the Wild. Il tempo si è fermato per tre secondi, mentre osservavo la spada distrutta. La calamità Ganon, tutta colpa sua. Poi è arrivato l'eroe-super attak e la spada è tornata al suo posto, quasi come nuova. Attendo Mario Kart 8 Deluxe con ansia, pur avendolo divorato su Wii U. Per il 28 aprile dovrei aver recuperato una custodia da qualche parte (sono esaurite ovunque!) e sono convinto che allora la portabilità acquisterà un senso. Dal 28 aprile, probabilmente, Switch si trasformerà in una console portatile con una spruzzata di salotto.

Andrea Dresseno

Breath of the Break

Dire che Nintendo Switch mi abbia cambiato l'esistenza sarebbe certamente esagerato. Allo stesso modo, non posso negare che la nuova console della casa di Kyoto abbia per lo meno dato una svolta significativa alle mie giornate di lavoro. Penserete: "sai che svolta, per uno che prova videogiochi da mattina a sera". Invece no, perché chi vi scrive, prima del tardo pomeriggio, quando cioè indossa finalmente la mantellina in pixel da prode redattore di Everyeye.it, svolge -purtroppo!- tutt'altro mestiere. Uno di quelli confinati in un ufficio, a digitare roba noiosa via mail o, quando va peggio, tra le griglie smorte di un file di Excel. Ebbene, la possibilità di estrarre Switch dalla dock station e portarsela appresso ha quantomeno spazzato via quel senso di "break sprecato" che, fino a un mese fa, ero solito avvertire durante l'oretta e mezza della consueta pausa pranzo. Con Breath of the Wild a portata di custodia, insomma, la nuova parola d‘ordine è "ottimizzazione del tempo libero".

Dopo un pasto categoricamente frugale e da consumarsi in sveltezza, quasi in stile fantozziano, quel che resta sono tra i settanta-settantacinque minuti di puro e semplice sollazzo interattivo assieme a Link e a tutta la sua combriccola leggendaria. Si potrebbero fare mille discorsi già fatti: su come Hyrule, anche costretta ai quattro lati di uno schermo molto più piccolo, mantenga intatto tutto il suo splendore, ed anzi ne giovi -ad oggi- in termini di fluidità generale; su come i Joy-Con allacciati ai lati dell'hardware, in relazione a un'esperienza di questo tipo, siano meno scomodi di quanto temuto prima della release; su come la cartuccia, al sopraggiungere di un po' di languore, non sia in effetti il top della degustazione. Non mi interessa farli qui e, in fondo, non è questo il punto. La meraviglia, per me, sta soprattutto nel fatto che se riuscirò a terminare un titolo come Breath of the Wild prima del Duemilaecredici, il merito sarà solo e soltanto della feature in questione. Per la mia razza, quella dell'appassionato-recensore-impiegato al quale 24 ore al dì proprio non bastano, la portabilità di Switch non è solamente un antidoto contro il tedio quotidiano, ma anche una necessità fino ad oggi rimasta latente. Scusate se è poco. L'unico effetto collaterale della mia nuova pratica? I colleghi che mi guardano storto. Basta però ricambiare lo sguardo, osservandoli chini su una vaschetta d'insalata dai colori indefinibili o pigolanti davanti al TV aziendale per commentare l'ultima lite fra Tizia e Caio, per sapere di avere piena ragione. E allora, sia lode alla mobilità di Nintendo Switch. Specie allo scoccare del mezzogiorno.

Andrea Fontanesi

Lunga vita alla regina (del multiplayer da divano)

Ho passato gran parte dell'adolescenza subendo le vessazioni che tipicamente vengono esercitate su quella sfortunata razza videoludica nota ai più con l'appellativo di "Giocatore 2". Un periodo al tempo stesso fantastico e terribile, vissuto aggrappato a controller fatti di trucioli di faggio, plastica radioattiva e abbondante colla vinilica, a subire le audaci spacconerie del classico amico monopolista del pad.
"E non dire che hai perso per colpa del joystick, l'ho pagato un sacco", locuzione avverbiale per la quale, in questo caso, si intente una cifra compresa tra "rubato a un barbone" e "tre rubli, quattro sigarette e una canzone". In questo senso, la nuova piccolina di casa Nintendo non solo è una grande livellatrice, ma è anche la console perfetta per i nostalgici del multiplayer da salotto; categoria che, come intuibile, include anche il barbuto scrivente. A un mese da quando, con l'accanimento di uno stalker navigato, controllavo la posizione del pacco di Switch 30-35 volte ogni dieci minuti, ho ormai ritrascinato nel tunnel del gioco da divano schiere di amici, parenti e generici beneauguranti, sull'onda di una spinta ludico-sociale che non sentivo da anni.

Una superficie - più o meno - orizzontale, un paio di click e via, verso interminabili (batteria permettendo) sessioni di gioco a base di risate, luppolo, musica rock, imprecazioni sataniche e battutacce della peggior lega, tra le grinfie di vecchie glorie da sala giochi come Metal Slug 3, nuovi classici come Super Bomberman R e sì, perfino quel concentrato di disagio che è 1-2 Switch. Momenti nei quali chiacchiere su potenza, risoluzione o frame rate perdono senso, lasciando il posto all'unica cosa veramente importante quando parliamo di videogiochi: il caro vecchio fattore divertimento. Con Switch, la grande N ha aperto la strada a una nuova era del multiplayer locale, rivoluzionandone i canoni a colpi di portabilità e versatilità. Un'era nella quale i giocatore 1 e 2 hanno finalmente gli stessi diritti... anche se col Pro Controller ci gioco io e basta.

Alessandro Bruni