Uncharted 4: Un Viaggio Fotografico - Capitolo 1, Il Richiamo dell'Avventura

Un racconto in parole ed immagini: gli scatti di Emanuele Bresciani per seguire passo dopo passo l'avventura di Nathan Drake.

Uncharted 4: Un Viaggio Fotografico - Capitolo 1, Il Richiamo dell'Avventura
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  • PS4
  • PS4 Pro
  • Qualche settimana fa, intorno ad un tavolo con vista sui Navigli, io, Francesco Fossetti, Roby Facchinetti dei Pooh e Joaquín Guzmán detto El Chapo stavamo discutendo del futuro di Everyeye sfoggiando elucubrazioni ad alto tasso alcolico con la nonchalance tipica di chi abusa del mirto fin dalla più tenera età. Alla fine è stato deciso di darmi carta bianca per una rubrica che coniugasse due mie passioni: la fotografia videoludica e la scrittura. Avevo appena finito di passare a Francesco l'articolo su Bound ed era mia intenzione di tornare a fotografare Uncharted 4, da qui l'idea di fare una sorta di walktrough fotografico dell'avventura, raccontando una storia complementare e coerente con quella narrata dal duo Druckmann/Straley. Costruita una timeline ufficiosa del gioco Naughty Dog (vi stupireste di sapere quanti buchi tutt'ora esistono) ho deciso di ambientare il primo capito nel 1985 arricchendolo di dettagli coerenti con l'epoca.
    Nota: Le foto che trovate in questo articolo, assieme ad altre non pubblicate su queste pagine, sono raccolte tutte sulla mia pagina Flickr.

    Uncharted 4: Un Viaggio Fotografico - Episodio 1


    Guardo fuori dalla finestra e non riesco a pensare ad altro. Da un lato la canzone di Huey Lewis And The News che fuoriesce timidamente dalla radio portatile di Malcom, l'uomo delle pulizie, che inneggia al Potere Dell'Amore e pare sia la colonna sonora di un film che va per la maggiore in questo momento, dall'altro il mio metacarpo che si scarica con forza sulla mascella di Edward. E' successo qualche ora fa, è la chiacchera del giorno del St.Francis, e penso che mi porterà seri problemi. Non so cosa mi sia preso, io ed Edward non avevamo precedenti di astiosità reciproca ma quando mi ha strappato di mano il libro di teologia facendosi sberleffo di mio fratello non ci ho visto più. Pam! Un pugno secco sul mento e "salutami il pavimento Edward bello di mamma!" Beh in realtà non è andata proprio così, un ematoma più che visibile intorno al mio occhio potrebbe rivelare al pubblico che Edward non è caduto a terra ma anzi ha reagito e contrattaccato. E' finita pari, diciamo. Peccato che Suor Catherine stavolta l'abbia presa malissimo. E lo dico scandendo nettamente tutte le sillabe di "malissimo".


    Questi nella foto sono Padre Duffy e Suor Catherine. Non li sto spiando come sembrerebbe, li sto controllando. So che mio fratello Samuel mi sta aspettando da qualche parte lungo le mura dell'orfanotrofio e sto puntando alla finestra adiacente il refettorio per avere libero accesso ai tetti. Suor Catherine mi vorrebbe espellere dalla St. Francis' Boy's Home a causa della rissa con Edward, Padre Duffy sta prendendo le mie difese. Dice che un ragazzino di 9 anni orfano di madre e abbandonato dal padre ha tutto il diritto di essere arrabbiato con la vita. Dice che mio fratello Sam ha preso una brutta strada ma questo non autorizza gli altri ragazzi a farsi beffe di lui o della mia famiglia. Padre Duffy è sicuramente un brav'uomo prima ancora che un bravo cristiano e un buon pastore, ma non so per quanto ancora potrà difendermi.


    A due passi dalla finestra che dà sui tetti mi ritrovo nuovamente Suor Catherine tra i piedi. Sorpresa delle soprese, Sorella Caterina non disdegna qualche vizio terreno. Adesso, proprio adesso che ho fretta, è in pausa alla "mia" finestra fumandosi una sigaretta lontano da sguardi indiscreti e sembra voglia godersela con tutta la calma del mondo. Ma la fortuna è dalla mia parte. Sento Padre Duffy che da un'altra stanza la sta chiamando per... qualcosa, non ho capito bene. Chiaramente infastidita ma ligia alla sua missione, l'inconsapevole sentinella tabagista si allontana di buon grado lasciandomi finalmente terreno libero.




    Mentre cammino con attenzione sui viscidi tetti del St. Francis con Samuel a farmi da apripista sento in lontananza uno stereo deflagrare una gradevole canzone che dice "Like a Virgin | touched for the very first time | Like a Virgin | when your heart beats next to mine". Io sono un adolescente semirecluso in un orfanotrofio, non ho la minima idea di chi sia la cantante nè a cosa alluda il testo, ma ho come l'impressione che al St. Francis certe canzoni non le sentirò mai. Certo, tra noi ragazzi si discute di donne e di sesso, ma come sempre in questi casi il tutto ha connotati a metà tra l'empirico ed il mitologico e sono abbastanza certo che la realtà sia meno bella ma soprattutto più "normale" di quanto il chiacchericcio ormonale possa far pensare. Nel giro di pochi minuti, dopo qualche ardito salto nel vuoto ed un tutorial famigliare sull'uso di corde e rampino, Sam mi porta fuori dalle mura del St.Francis fino alla sua nuova fiammante moto. Dice che ha trovato gli averi di nostra madre lasciati in custodia in una casa poco lontana, nella zona residenziale di Boston. Dice che è roba nostra, possiamo riprendercela, non è un furto. Per quanto ami ed ammiri mio fratello, sento un pessimo presentimento aleggiare sull'iniziativa.

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