Virtua Striker 2 per Dreamcast: nostalgia e ricordi del calcio secondo SEGA

Riscoprire per caso un classico come Virtua Striker 2, per riflettere in maniera leggera su un calcio digitale che purtroppo non c'è più.

Virtua Striker 2 per Dreamcast: nostalgia e ricordi del calcio secondo SEGA
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  • A distanza di ventiquattr'ore, la vendetta è servita: la palla viene spazzata a metà campo e l'inconfondibile triplice fischio dell'arbitro fissa il risultato su un rocambolesco 2-7. Un punteggio senza senso, che al termine di una palpitante contesa fra Romania e Messico in qualche misura serve per rimediare alla bruciante umiliazione del giorno prima, con una clamorosa sconfitta per 5-4 che credo non dimenticherò mai. Un 5-4 in rimonta in cui ho fallito un rigore sul 3-0 per me e soprattutto in cui il mio avversario, nonostante la TRIPLICE inferiorità numerica, ha messo a segno il suo solito, fottutissimo (golden) goal di testa durante i tempi supplementari, con conseguente e doverosa esultanza reale in trionfo per il salotto. Follia? Delirio? Allucinazioni dovute alla canicola? Macché, solo e soltanto Virtua Striker 2.

    Summer Cup

    Metti un pomeriggio di fine luglio, due amici in ferie e la scusa di trovarsi per vedere Juventus-Inter insieme, come antipasto prima di una giornata a base di board game. In quel di Nanchino la partita non può che essere insulsa, povera di spunti tecnici e ovviamente condizionata dall'afa, dai massacranti carichi di lavoro e dalla disperazione che è propria del calcio estivo, con la tipica astinenza da pallone che ti obbliga a sorbirti match osceni giocati a orari improbabili (hey, al cuor non si comanda, e se ci aggiungi la voglia di vedere i nuovi acquisti freschi di calciomercato il cocktail diventa esplosivo).

    Si va negli spogliatoi con l'Inter in vantaggio, ed è solo in quel momento che mi accorgo della pletora di console ammassate sotto il mobile TV del mio amico. O meglio, che mi accorgo di UNA delle tante console, quella che non avrei potuto non notare.

    L'immagine che da tre giorni mi perseguita via social e whatsapp per una volta la posto io, così il mio amico Roberto è contento. Maledetta Romania!

    "Roberto, ma quel Dreamcast lì funziona o è di bellezza? Nel senso, è collegato, ci possiamo giocare?". Un sorriso, un colpo a un'anta del mobile accanto, ed ecco apparire il tesoro: un armadietto come tanti si scopre interamente dedicato al retrogaming, con decine di chicche quasi tutte in formato NTSC giapponese. Vedo la pistola di House of the Dead 2, la canna di SEGA Bass Fishing, Seaman e una valanga di altra roba che mi ricorda i bei tempi andati, facendomi stringere il cuore.

    "Dimmi che hai Power Stone...". Il sorriso, in tutta risposta, si allarga ancora di più. Dopo una decina di scontri con l'indimenticabile capolavoro Capcom - a proposito, prometto di riparlarvene in futuro perché è invecchiato divinamente e il prossimo febbraio compirà pure vent'anni (già, vent'anni ragazzi...) - arriva la controproposta, stavolta del padrone di casa: "Dai, prima di rimettere sulla partita concedimi una sfida a Virtua Striker 2...". Non lo avesse mai detto.

    A Virtua Striker, serie di calcio arcade targata SEGA, sono sempre stato legato in modo speciale. Ho memoria del cabinato in sala giochi, estate del 1994, con un Roberto Baggio poligonale con tanto di codino triangolare visibile sul campo. Fantascienza per l'epoca, uno scampolo di futuro che potevi goderti (a mascella rigorosamente spalancata) solo e soltanto al bar, che sulle console mica girava roba così.

    Il terzo capitolo, su GameCube, era ed è probabilmente il migliore, col senno di poi: più rifinito, più ricco di opzioni, più completo - tramite l'editor avevo addirittura creato una squadra in game con me e i miei amici del Liceo. Eppure le decine, se non centinaia, di ore trascorse con il secondo episodio non si dimenticano mica: quanti tornei a casa mia, quante risate ogni volta che il telecronista impazziva per una rete (GOOOOOOOOOOOOL!!!!!), quanta goduria per una cosa che più o meno assomigliava al calcio, ma che era in realtà altro. Semplicemente Virtua Striker, appunto.

    Un titolo costruito su un mezzo paradosso: da un lato l'esorbitante ricerca del realismo a livello visivo, con la già citata realizzazione tecnica sbalorditiva rispetto agli standard in voga in questo o quel periodo, e dall'altro una semplificazione evidente delle dinamiche dello sport più bello del mondo, tra goal da metà campo, contrasti inverosimili e una facilità surreale nel segnare di testa.

    Ma tant'è: un po' perché estasiati dalla messa in scena, un po' perché il gameplay era comunque mostruosamente divertente, a Virtua Striker alla fine si perdonava tutto o quasi. E mai si osava dire di no a una sfida al volo.
    So che sembrerà impossibile per i più giovani, eppure c'è stata un'epoca in cui i giochi di calcio non erano tassativamente due e non più di due, ma anzi esisteva un sacco di spazio per altri competitor, se non addirittura per sperimentazioni più o meno riuscite (e qui tocca citare un altro dei miei grandi feticci, guarda caso sempre marchiato SEGA, ovvero SEGA Soccer Slam).

    Riscoprire assolutamente per caso Virtua Striker 2 in una giornata di luglio 2019 mi ha in effetti fatto pensare proprio a quello: nel guardare al panorama del calcio digitale di oggi manca un approccio un po' diverso, mancano nomi nuovi, mancano progetti su un'altra linea d'onda - e manca maledettamente SEGA, ma quello è, almeno in parte, un altro discorso.

    Detto che un porting HD manderebbe immediatamente in estasi i nostalgici come me, la brutta notizia è che nonostante tutto oggi purtroppo non sembra esistere lo spazio per videogame simili: perché nel 2019 un nuovo Virtua Striker sarebbe pressoché improponibile a livello commerciale. La morte delle sale giochi è un falso problema nello specifico: certo, Virtua Striker è sempre stato trainato anche tecnologicamente dalla versione coin-op, ma a ben vedere il punto della questione non è davvero quello.

    Al contrario, è una faccenda di attitudine, di testa e di cuore: è l'anima arcade di Virtua Striker ad essersi chissà come è chissà perché persa per strada, stritolata da un'evoluzione finita fuori controllo (visto che il massimo del calcio arcade contemporaneo è di fatto un gioco multiplayer online con le macchinine che schizzano in aria e un pallone da spingere in rete).

    Forse è proprio per questo che tornare sul luogo del delitto si è dimostrato così entusiasmante, così fresco e così dannatamente godurioso: trovarsi davanti un gioco di calcio che non si prende troppo sul serio, che se ne fotte della guerra all'ultima licenza (avrete senza dubbio sentito di PES, del Piemonte Calcio e di Juventus-Liverpool), che si fa beffe del realismo esasperato, è stato abbastanza magico.

    Uno slancio di adrenalinica immediatezza, tra nazionali scelte sulla base del puro esotismo e partite dai risultati tennistici che si fanno beffe della tattica e della ragione. E pazienza se la reattività è quella che è, se il movimento è vincolato da binari evidenti o se, come in quell'altra delizia di Soccer Brawl, su calcio d'angolo finisci per segnare una volta su due: prima o poi ne batterò uno anche io di quegli schifosi corner, e lì sarà il mio turno di godere e di schiaffarti il GOOOOOOOOOOL sul muso.

    Con Volta, FIFA 20 promette di strizzare nuovamente l'occhio a dinamiche arcade. Sulla scia della gloriosa modalità indoor di FIFA 98.

    Non so se, magari alla luce del fattore nostalgia che continua a imperare nonostante tutto e tutti, tornerà mai un'epoca così. Se in futuro potrà esistere un'alternativa anche non troppo credibile e diretta all'incrollabile duopolio EA/Konami. La risposta più probabile, come suggerisce il rasoio di Occam, è che quasi certamente non sarà così.

    Però so che, in un giorno qualunque d'estate, mi sono ritrovato a godere come un matto per un missile spedito sotto l'incrocio da dentro il cerchio di centrocampo, a ridere a crepapelle per una papera oscena del mio portiere, a rosicare per quel crudele golden goal che però cazzarola si sa che la Romania non molla mai e anzi quando va sotto si gasa di brutto. Così, proprio come succedeva vent'anni fa.

    Alla fine, neanche settantadue ore dopo, Virtua Striker 2 l'ho già ricomprato online a meno di dieci Euro, e adesso tocca solo cercarsi un Dreamcast funzionante. Lunga vita al calcio, lunga vita ai videogiochi, lunga vita a quella SEGA lì anche se è ormai morta da un pezzo, ma non nei cuori di chi c'era e non può dimenticare.

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