Wii U: L'importanza di essere diversi

I grandi artisti non sono mai apprezzati nella propria epoca, si legge nella descrizione del Wii U all'interno di Animal Crossing New Leaf...

Wii U: L'importanza di essere diversi
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L'ironia, si legge sul vocabolario Treccani, è la dissimulazione del proprio pensiero con parole che significano il contrario di ciò che si vuol dire, con tono tuttavia che lascia intendere il vero sentimento. L'ironia è una forma di distacco: è la capacità di sorridere di sé e di sdrammatizzare. I grandi artisti non sono mai apprezzati nella propria epoca, si legge nella descrizione del Wii U all'interno di Animal Crossing: New Leaf. Nintendo dimostra di sapere gestire con ironia il flop della sua ultima home console. L'ironia, in ultima istanza, è anche una dolorosa constatazione dei fatti.

Che non si dica Dreamcast 2

Molte grandi personalità hanno avuto successo dopo la morte. Van Gogh, per citarne uno. Il Dreamcast, per citarne un altro. Incompreso in vita, viene ricordato oggi dagli appassionato come una grandissima console. Shenmue, Rez, Cosmic Smash, Sonic Adventure, Seaman, Space Channel 5, Skies of Arcadia, Code Veronica, Ikaruga, Jet Set Radio, Power Stone, The Typing of the Dead, Soul Calibur... e potremmo continuare ancora. La prima console a permettere il gioco online, ad avere una memory card dotata di schermo (la mitica VMU). Tanta roba. Sottovalutato dal grande pubblico all'epoca, ma poco importa. La storia rende onore a chi se lo merita.
Sarebbe stato comodo definire Wii U un Dreamcast 2. Troppo facile il parallelo col Dreamcast; persino improprio, potrebbe sostenere qualcuno. In effetti, dovessimo elencare i grandi titoli disponibili su Wii U, non si arriverebbe neanche lontanamente a pareggiare i conti con la console Sega. Da un punto di vista puramente quantitativo, non c'è storia. Una piattaforma, inoltre, va anche contestualizzata: il Dreamcast era una console d'avanguardia. Il Wii U non s'è ancora ben capito. Mentre cercavamo di capirlo, è morto.

Da sola contro tutti

Ebbene sì, il Wii U è ufficialmente morto. Nintendo ha prima smentito e poi confermato, perlomeno per quanto riguarda il territorio giapponese, le voci che parlavano di un presunto stop alla produzione. Si tratta forse della prima volta che la produzione di una console viene stoppata prima che il successore giunga sul mercato.

La sostanza in ogni caso non cambia. Il nuovo Zelda verrà pubblicato su Wii U giusto per rispetto verso i giocatori, ma è su Switch che la maggior parte di noi lo attende. In altre parole, ci troviamo in salotto una console che fino a marzo non offrirà praticamente nulla. E che negli ultimi mesi, parliamoci chiaro, ha offerto davvero poco. L'agonia è nata quando le terze parti hanno smesso di supportarla, tanto tempo fa. Per un po' s'è sperato che bastasse Nintendo a tenere viva la sua console, ma era chiedere troppo. Uno sforzo sovrumano che la casa di Kyoto non poteva certo sostenere a lungo. Tuttavia, a guardare la softeca Wii U, non c'è da essere tristi. Nintendo i suoi bei titoli li ha sfornati e a voltarsi verso lo scaffale c'è più di un motivo per essere orgogliosi. Semplicemente, quella mensola poteva essere più rigogliosa.

Parentesi irrazionale

C'è stato un momento in cui ho pensato che Nintendo l'avesse fatto apposta. Wii ha avuto un successo commerciale incredibile. Era la rinascita di Nintendo dopo il mezzo flop del GameCube (altra console che in tanti ricordano con doverosa devozione). Nel ciclo degli alti e bassi, dopo un fallimento c'è la risurrezione. Il pubblico è portato a sostenerti, a darti una seconda chance. So bene che Wii non ha avuto successo per la compassione del suo pubblico, però a volte è bello essere irrazionali. Per cui ho cercato di giustificare con l'irrazionalità più pura lo scatafascio del lancio di Wii U. Quella strategia di marketing confusa, quando non del tutto assente, doveva essere consapevole. Sotto sotto Nintendo voleva fallire perché sapeva che un secondo exploit era impossibile. Per cui conveniva che Wii U fallisse per preparare il terreno alla nuova rinascita. Non ho mai rivelato a nessuno questo pensiero per evitare di essere preso per pazzo, ma talvolta, nelle serate più buie e tempestose, ancora ci penso. Non c'è razionalità, dopotutto, che spieghi l'assurda gestione di Wii U.

Il mercato e il Wii U

Wii U non è stato compreso dal grande pubblico. In molti non hanno mai capito cosa fosse. L'idea di un tablet in dialogo col televisore, però, mi è sempre piaciuta. Potete dire quello che volete, ma il piacere di mescolare la pasta in cucina, guardare Chi l'ha visto e continuare a giocare sul GamePad, in contemporanea, è inebriante.Poi vengono tutte quelle possibilità offerte dal doppio schermo. Resident Evil: Revelations l'ho comprato su Wii U solo perché potevo avere la mappa comoda sul GamePad. Mi ha sempre allettato l'idea di questa sperimentazione tra due schermi del salotto.

Il problema è che hanno sperimentato in pochi, perché le terze parti son fuggite quasi subito. Torniamo al punto di prima: Nintendo da sola non basta. Però, al contempo, è l'unica casa che da sola può tenere in vita una console. È testarda, un'ottima artigiana, può contare su brand celebri e, nonostante le critiche di molti, è in grado di rinnovarsi pur restando sempre uguale a se stessa. La mensola dei giochi Wii U langue, d'accordo, ma potreste rinunciare ai giochi Nintendo?
Non è questione di essere nintendari - spesso mi accusano di esserlo perché amo travestirmi da Peach - è questione di onestà. Non riesco a immaginare un mondo videoludico senza Nintendo. Sul serio, mi fa paura. Amo Sony per alcune cose e Microsoft per altre. Un mercato senza console Nintendo, però, non è concepibile. Detrattori Nintendo, mettetevi una mano sulla coscienza e appoggiate l'ascia di guerra (non dico seppellite perché i forum senza flame sarebbero lande tristi e desolate). Wii U verrà dimenticato dal grande pubblico ma per finire voglio riazzardare un parallelo col Dreamcast, nonostante tutto.

L'importanza di essere diversi

Si dice sempre che una console si giudica dai giochi. È vero, si giudica dai giochi. L'elenco dei titoloni Dreamcast è infinito, quello dei titoloni Wii U molto più contenuto. C'è qualcosa che però accomuna le due piattaforme. Sono entrambe console reiette, relegate ai margini; eppure, sono due console che hanno dimostrato ardore, gusto per l'innovazione, in misura e modalità differenti. Dal punto di vista puramente commerciale è andata male in entrambi i casi. All'analisi qualitativa preferisco tuttavia l'analisi politica. Dreamcast e Wii U sono la voce fuori dal coro, la minoranza che vuole farsi ascoltare. Col senno di poi verranno entrambe ricordate come console di nicchia, macchine incomprese. Meteore impazzite che hanno illuminato, con sfumature diverse, i cieli videoludici. Lungi da me l'esser poetico. Non trovo tuttavia immagine migliore per raccontare la sorpresa e il rispetto con cui ho accolto e salutato entrambe le piattaforme. La nicchia ha sempre un sapore d'eccezionalità, perché è difficile andare controcorrente, tentare di proporre qualcosa di nuovo. Chi lo fa, comunque vada, merita tutta la nostra stima. Con affetto.