Wolfenstein: alla scoperta della nuova serie a fumetti di Titan Comics

Bethesda e Titan Comics hanno pubblicato recentemente il primo volume della serie a fumetti di Wolfenstein: scopriamolo insieme.

Wolfenstein: alla scoperta della nuova serie a fumetti di Titan Comics
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Wolfenstein non è solo una semplice celebrazione della frenesia e dell'eccesso tanto cari alla "vecchia scuola". Il "nuovo ordine" di MachineGames è qualcosa di più: una goduria da giocare, certo, ma anche la prova vivente che tanto estro ludico e visivo può andar d'accordo con una narrazione ed una caratterizzazione del mondo che va ben oltre la piattezza di molti congeneri.
    Se ben implementate la dabbenaggine e gli stereotipi estremi possono funzionare alla grande: in DOOM non ci interessava infatti sapere se i Cacodemoni avessero una famigliola da sfamare, volevamo solo ammazzarli senza farci troppe domande. Non che la situazione con i nazisti di The New Order fosse tanto diversa , ma intorno al Quarto Reich era stato costruito un mondo decisamente più profondo.
    Ed è per questo che la curiosità intorno al nuovo universo narrativo di Wolfenstein è tanta: la storia di Blazkowicz, che è un personaggio con cui si empatizza facilmente, è motivo d'interesse per molti, così come la catena d'eventi che hanno portato alla capitolazione degli Stati Uniti e al seguente dominio della svastica.
    Un po' di anni fa non ci saremmo mai scoperti a desiderare dei contenuti, magari slegati dai videogiochi, utili ad approfondire i fatti più oscuri della trama.
    Ora invece ne sentiamo quasi il bisogno: sì, MachineGames ha fatto decisamente un buon lavoro.

    Ucronie di carta

    Non aspettatevi che il fumetto di Wolfenstein sia un "funzionale" elemento di congiunzione tra The New Order e The New Colossus. Dan Watters (Assassin's Creed, Dark Souls, LIMBO), scrittore del riadattamento su carta edito da Titan Comics, si è mosso con una certa libertà ed ha raccontato una storia legata solo in parte alle peripezie del buon BJ. La protagonista delle vicende è una donna conosciuta come "The Professor", probabilmente un'insegnante di psicologia (lo si intuisce da qualche dettaglio) ed un tenace cecchino della resistenza.

    A seguito di un avvenimento che l'ha segnata profondamente ha deciso di ritirarsi e di fondare "Sanctuary", una comunità nascosta agli occhi dei nazisti dove vengono accolti tutti coloro che rifiutano di asservirsi al dispotismo. Tutto va per il meglio, finché nei pressi dell'incontaminato paradiso non iniziano delle operazioni di scavo, utili, formalmente, a procurare petrolio alla macchina da guerra teutonica. Ovviamente le intenzioni sono ben altre, e pian piano, attraverso un continuo ricorso alla tecnica del flashback, si comincia a delineare l'entità dell'operazione nazista. Il racconto si sposta ben presto sul piano del sovrannaturale, tira in ballo la leggendaria civiltà dei Thule e degli uomini-pesce che realizzarono millenni prima delle splendenti città sottomarine. Quando la storia ci presenta il personaggio di Hartmann, un giovane gerarca che costruisce New Castle Wolfenstein assemblando alcuni edifici reperiti in una di queste città nelle profondità dell'oceano, la narrazione abbraccia dei toni più orrorifici. Per rappresentare la follia di Hartmann le immagini assumono delle connotazioni lovecraftiane, i colori diventano saturi ed innaturali: si crea quindi un'atmosfera che crea forti suggestioni.
    C'è poi una parte - forse la meno interessante - tutta dedicata a B.J., che è impegnato in un'operazione di infiltrazione per smantellare la fortezza di Hartmann. Le sequenze in cui è Blazko a tirare le redini sono un concentrato d'azione, belle soprattutto per il loro vigore visivo e spesso molto fedeli alle classiche rappresentazioni superomistiche di qualche decade fa.

    La fusione di così tante timeline ha il pregio di rendere sia la lettura sempre avvincente, sia gli occhi costantemente incuriositi dalle variazioni stilistiche (i disegnatori sono due: Piotr Kowalski e Ronilson Freire). Anche quando la narrazione non riesce a mantenersi coinvolgente, si può sempre ripiegare sui disegni e sui colori, che da soli riescono a mantenere a galla la qualità del fumetto. Ci sono almeno due splash image davvero degne di nota ed alcune composizioni di pannelli che sorprendono per il loro dinamismo. Purtroppo non è stata permessa la riproduzione di qualsiasi simbolo riferito all'ideologia nazista (le svastiche sono sostituite da un generico stemma), ma alla fine la rappresentazione delle bestie corazzate e dei soldati del Quarto Reich è rimasta piuttosto fedele a quella immaginata dai ragazzi di MachineGames.
    La raffigurazione di questi arditi prodotti dell'ingegneria, riproposti nei minimi dettagli, è la cosa che più caratterizza la timeline nel "presente". Si possono vedere inquadrature dall'indubbio impatto scenico che si concentrano su un Panzerhund insanguinato, su un grosso robot trivellatore o su delle sale completamente ricoperte da aggeggi tecnologici d'ogni tipo.

    Quello che più colpisce della timeline del "passato", invece, sono le tinte disturbanti con cui i coloristi hanno deciso di caratterizzare New Castle Wolfenstein: c'è un'abbondanza di tonalità verdi, rosse, viola, un miscuglio fortemente straniante ma ricco di fascino. Inoltre la presenza di statue tentacolari, chiaramente un riferimento al mito di Cthulhu, dipingono un luogo intriso di bellezza arcana e in forte contrasto con le suggestioni "retrofuturistiche" presenti in gran parte delle pagine. Non serve essere a conoscenza delle vicende di The New Order (all'inizio è presente comunque un breve riassunto che illustra gli episodi più significativi del gioco) per godersi appieno i due albi a fumetti di Wolfenstein: il nostro consiglio è quindi quello di prenderli in considerazione. L'unico ostacolo è l'assenza di una traduzione in lingua italiana, ma se avete una conoscenza anche non troppo approfondita dell'idioma d'Albione non dovreste riscontrare troppi problemi nella comprensione.

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