World of Warships: tattiche e tecnologie navali nella storia

Un nuovo approfondimento su World of Warships di Wargaming.net: andiamo alla scoperta delle tattiche e delle tecnologie navali più importanti.

World of Warships: tattiche e tecnologie navali nella storia
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  • World of Warships è un gioco che rappresenta scontri navali in maniera piuttosto complessa, anche se non completamente simulativa. Ogni aspetto, dalla guida delle imbarcazioni fino al puntamento dei cannoni, ha subito delle semplificazioni necessarie per offrire un'esperienza che vuol essere prima di tutto ludica. Come qualsiasi recente lavoro di Wargaming.net, tuttavia, World of Warships affonda le sue radici nella storia bellica navale: tutti gli strumenti e le tecnologie che appaiono nel gioco hanno fatto la loro comparsa anche nella storia; alcuni modi di fare, dalla tecnica di lancio dei siluri fino al fuoco d'artiglieria, hanno consolidate basi storiche. In questo articolo abbiamo voluto raccogliere una serie di strumenti, tecnologie e tattiche che trovano posto nel gioco di Wargaming.net e che sono state importanti nella reale storia navale. Partiremo dalle origini, ne illustreremo brevemente gli sviluppi e ci concentreremo sull'impiego che ebbero nel corso del ventesimo secolo, l'epoca abbracciata da World of Warships.

    Speronamento

    Colpire una nave avversaria direttamente con la prua per affondarla è una tecnica che raramente viene sfruttata con efficacia in World of Warships, soprattutto per via delle difficoltà di avvicinarsi al bersaglio e per i danni collaterali. Tuttavia, l'uso di questa tecnica è documentato già nella battaglia di Alalia (ora Aleria, in Corsica), combattuta nel 535 a.C. tra Greci e l'alleanza etrusco-cartaginese. Ma l'utilizzo dello sperone può essere fatto risalire ad epoche persino precedenti. I Romani lo chiamavano rostrum: era un becco metallico in bronzo a forma di tridente disposto sulla prora delle navi. Uno strumento che si rivelava spesso efficace, visto che nell'età classica le battaglie navali erano combattute a distanza molto ravvicinata.

    Con l'impiego della polvere da sparo negli armamenti delle navi, la tattica dello speronamento divenne sempre meno utilizzata: la distanza a cui potevano sparare i cannoni e la potenza di fuoco che erano in grado di produrre, rendeva infatti molto difficile avvicinarsi alle navi nemiche senza prima essere affondati. Nella storia più recente ci sono tuttavia episodi in cui questa tecnica è stata usata con successo: nel 1862, nel corso della guerra di secessione americana, la nave confederata CSS Warship affondò con uno speronamento la USS Monitor.

    Nel 1866, durante la battaglia di Lissa, l'ammiraglia della flotta austriaca Ferdinand Max fece colare a picco la corazzata Re d'Italia colpendola su un fianco con la prua. La HMS Dreadnought (di cui abbiamo parlato nello speciale dedicato alle navi più celebri di World of Warships) speronò invece il sottomarino tedesco U-29 nel corso della prima guerra mondiale.

    Lo speronamento, in ogni caso, rimaneva una tecnica per lo più inefficace e che era ostacolata anche dall'utilizzo di mine e siluri. Per essere adatta allo scopo, inoltre, la nave doveva essere costruita con una campanatura (il restringimento dello scafo a partire dalla linea di galleggiamento) accentuata, che avrebbe influito negativamente sulla velocità massima.

    Artiglieria navale

    L'utilizzo di artiglieria a bordo di navi risale già all'epoca classica: come testimoniato da Giulio Cesare nel De Bello Gallico, le catapulte caricate a bordo di imbarcazioni erano utilizzate contro le forze terrestri. Per il primo impiego della polvere da sparo bisogna arrivare nel tardo medioevo, più precisamente nel 1338, durante la battaglia Arnemuiden (Olanda) combattuta tra Inghilterra e Francia. In quell'occasione, la nave inglese Cristopher fece uso di tre cannoni montati a bordo.

    È però nel sedicesimo secolo che si ebbero i principali cambiamenti nel modo di combattere in mare. Se in tempi antichi le navi da guerra erano sfruttate principalmente come trasporto truppe, piattaforme dove combattere con armi da mischia o da cui lanciare attacchi a bersagli di terra, lo sviluppo dell'ingegneria navale portoghese condusse alla creazione di imbarcazioni dalla grande potenza di fuoco e in grado di registrare vittorie in piena autonomia. Nel 1511, la nave inglese Mary Rose fu la prima imbarcazione capace di sparare una bordata piena con i cannoni di una fiancata (in totale ne aveva settantotto).

    Durante il diciassettesimo e diciottesimo secolo, le tecniche di combattimento navale, così come la disposizione dei cannoni, divennero man mano più efficaci. Generalmente le armi da fuoco erano disposte su più file e sparavano attraverso delle aperture rettangolari (chiamate portinhola dai portoghesi, che le utilizzavano dalla fine del quindicesimo secolo) presenti sulle fiancate.
    Con la rivoluzione industriale molte delle tattiche di combattimento e delle tecnologie impiegate sulle navi da guerra divennero obsolete. La costruzione delle prime navi dalla struttura in ferro o acciaio (soprannominate ironclad), resero praticamente inservibili i tradizionali cannoni con polvere da sparo.

    I nuovi gusci d'acciaio erano inoltre resistenti anche contro i colpi esplosivi, entrati in uso qualche anno prima per sostituire le palle di cannone inerti. Per questo motivo furono brevettati i primi modelli di proiettile ad alta perforazione: munizioni di questo tipo furono inizialmente molto efficaci contro i rivestimenti in ferro, quando però iniziò ad essere utilizzato l'acciaio si rese necessario rivedere il progetto. Durante la seconda guerra mondiale, ad esempio, vi fu un largo uso di proiettili perforanti esplosivi (APHE), ben più performanti rispetto al precedente munizionamento.

    La rivoluzione industriale portò anche a grosse modifiche nel posizionamento dell'artiglieria navale: già negli anni ‘60 dell'800, la marina militare britannica cominciò a lavorare a progetti di navi con cannoni montati su una torretta e non più sulle fiancate: questo avrebbe permesso un maggiore angolo di fuoco e persino attacchi rivolgendo la prua (o la poppa) verso il nemico, diminuendo così la superficie esposta al fuoco di artiglieria. Una delle prime navi costruite seguendo questo modello fu la USS Monitor, varata nel 1861. Solo nel 1871, però, la marina britannica fu in grado di costruire una nave con torrette rotanti mosse da macchinari idraulici. L'imbarcazione si chiamava HMS Thunderer, lei e la HMS Devastation furono le navi che resero possibile lo sviluppo della HMS Dreadnought, la prima corazzata moderna.

    L'impiego di nuove tecnologie e di armi da fuoco sempre più potenti accrebbe a dismisura il raggio d'efficacia dell'artiglieria, ma le operazioni di tiro si fecero sempre più complesse. Furono adottate varie soluzioni per incrementare la precisione dei cannoni, tra cui un sistema di controllo che sfruttava un computer capace di eseguire calcoli trigonometrici e aiutare gli operatori delle torrette. Fino allo sviluppo di più moderni sistemi di puntamento, l'artiglieria navale rimase tuttavia sempre molto imprecisa: d'altronde le variabili da considerare erano molte, dalla velocità del bersaglio a quella del vento, passando per la forza di Coriolis.

    Siluri

    In World of Warships, i siluri sono l'arma d'elezione dei cacciatorpediniere, navi scarsamente corazzate ma con abbastanza velocità e potenza di fuoco da affondare perfino una corazzata. L'origine dei siluri, o delle "torpedini", come venivano inizialmente soprannominate, è da ricercare tra la fine del diciottesimo secolo e gli inizi del diciannovesimo. Uno dei primi utilizzi dell'antenato del siluro risale al 1775, quando il Turtle, il primo sottomarino della storia, provò ad immergersi sotto la nave britannica HMS Eagle per perforarne la chiglia e piazzare un esplosivo. L'operazione fallì.

    Nei primi anni dell'800, l'ingegnere statunitense Robert Fulton soprannominò "torpedine" una carica di polvere da sparo con inneschi a contatto trainata dal sommergibile Nautilus, anch'esso di sua progettazione. Le torpedini, più simili a mine che a veri e propri siluri a propulsione, vennero utilizzate anche durante la guerra di secessione americana.

    Il primo vero e proprio siluro a propulsione autonoma venne ideato nel 1866 dall'ingegnere britannico Robert Whitehead e perfezionato, dopo primi test insoddisfacenti, alcuni anni più tardi. L'inaugurazione del siluro come arma sfruttata nel combattimento navale avvenne durante la battaglia di Pacocha: la nave britannica HMS Shah provò a colpire la Huáscar, guidata da ribelli peruviani, con alcuni siluri, ma il bersaglio schivò i colpi. La prima nave ad essere affondata da un siluro fu la turca Intibah, durante la guerra russo-turca combattuta tra il 1877 e il 1878.

    Fu però nel corso della guerra russo-giapponese (1904-1905) che i siluri trovarono un impiego più consistente. L'efficacia del nuovo strumento si rivelò tuttavia inferiore alle aspettative: solo cinque navi in totale furono affondate da colpi di siluro, contro le altre circa ottanta distrutte con metodi più tradizionali.

    Terminata la guerra russo-giapponese, l'ufficiale statunitense Bradley A. Fiske iniziò a lavorare ad un sistema che avrebbe permesso di lanciare siluri da aerei opportunamente attrezzati. Nel 1915 il Royal Naval Air Service realizzò lo Short Type 184, il primo aereo capace di compiere un attacco con un siluro leggero. Fu proprio durante la prima guerra mondiale che i siluri vennero sfruttati con più efficacia. A farne uso erano soprattutto i sottomarini, che però divenivano a loro volta dei bersagli prioritari: si contano circa una ventina di U-boat affondate dall'azione di un siluro nel corso della grande guerra.

    Queste armi, in ogni caso, non avevano grandissima efficacia in battaglia: i primi modelli in particolare, infatti, erano lenti e lasciavano dietro di loro una scia di bolle facile da identificare, e una nave in movimento poteva dunque evitare i colpi piuttosto agevolmente. L'utilizzo dei siluri durante la seconda guerra mondiale non diede, anche per questi motivi, risultati entusiasmanti. In aggiunta, molti dei modelli impiegati, in particolar modo quelli americani e tedeschi, soffrivano di alcuni malfunzionamenti. Le tattiche navali dell'epoca prevedevano infatti l'impiego di siluri tecnologicamente più avanzati, che sarebbero dovuti esplodere sotto la chiglia della nave bersaglio grazie ad un attivatore magnetico. Gli armamenti statunitensi erano però mal calibrati ed esplodevano prematuramente, mentre quelli tedeschi faticavano a mantenere la profondità ideale.

    La nave più grande affondata da un siluro durante la guerra mondiale fu l'incrociatore britannico HMS Manchester, in seguito all'impatto di un colpo sparato da un MAS (motoscafo armato silurante) italiano durante la Battaglia di Mezzo Agosto del 1942, combattuta nel Mediterraneo. Il colpo di un siluro lanciato da un aereo Swordfish britannico fu poi essenziale per l'affondamento della corazzata Bismarck nel 1941, ma anche considerando questi casi, più un'eccezione che una regola, i siluri non furono affatto le armi più efficaci per il dominio del mare.

    Portaerei

    A seguito della prima guerra mondiale, l'equilibrio delle battaglie navali cominciò a cambiare profondamente. Il dominio delle corazzate, le navi più imponenti e armate in forza a una flotta che per secoli erano state le regine dei mari, cominciava a tramontare. L'ulteriore sviluppo dei velivoli da combattimento e la costruzione delle prime portaerei (la prima è stata la HMS Furious, ricavata da un incrociatore), trasformò l'aeronautica in uno degli strumenti più efficienti da sfruttare nelle battaglie navali.

    Nel corso della seconda guerra mondiale, la Royal Navy non poteva fare a meno del supporto della RAF (Royal Air Force), ed ebbe grosse difficoltà quando la Lutwaffe tedesca iniziò a compiere incursioni nel mediterraneo.
    Gli aerei e le portaerei furono grandi protagonisti anche nella guerra del Pacifico, che vide contrapposte soprattutto forze statunitensi e giapponesi. Il Giappone fu uno dei primi paesi a comprendere il potenziale delle portaerei: venivano organizzate delle flottiglie che arrivavano a contenere fino a sei portaerei, capaci di lanciare attacchi devastanti. Come quello che colpì Pearl Harbor, organizzato proprio con questa strategia.

    I giapponesi commisero tuttavia un grosso errore strategico: tennero in riserva le loro corazzate in preparazione di un futuro attacco finale evitando di usarle in difesa delle portaerei. L'opposto fecero gli Stati Uniti, che invece per proteggere le portaerei usarono ogni nave disponibile. La strategia si rivelò vincente: agli sgoccioli della seconda guerra mondiale la flotta giapponese era stata decimata. Anche le leggendarie corazzate Yamato e Musashi caddero vittima di pesanti attacchi aerei.

    Mimetizzazione

    Nella storia bellica navale, l'utilizzo di camuffamenti mimetici era sfruttato perfino nell'età classica. Publio Vegezio Renato scrisse che durante la campagna di Gallia, Cesare fece dipingere le navi usate per l'esplorazione interamente del colore del mare (in blu veneziano) e fece indossare ai marinai abiti della stessa tonalità. Durante la prima guerra mondiale, quando venivano impiegati sommergibili e l'avvistamento delle navi avveniva con più semplicità, venne poi elaborata una tecnica tutta nuova. La nuova verniciatura, chiamata Motivo Dazzle, fu ideata dall'artista inglese Norman Wilkinson e si componeva di righe e figure geometriche sovrapposte.

    Il Dazzle non avrebbe dovuto rendere la nave meno visibile, bensì avrebbe dovuto ingannare l'osservatore, rendendogli più complesso comprendere le dimensioni, la distanza e la velocità del bersaglio.

    Nella seconda guerra mondiale il Motivo Dazzle fu in larga parte abbandonato, poiché usarlo avrebbe reso le navi maggiormente visibili agli aerei. Gli vennero preferiti colori come il grigio o i più classici schemi dirompenti. Alcuni, come gli americani, usarono anche strategie più creative, ad esempio quella di dipingere una finta onda sulla prua, per dare l'impressione che l'imbarcazione stesse viaggiando ad una velocità più sostenuta di quanto non fosse in realt.

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