Xbox One: a fine generazione, rendiamo omaggio alla console Microsoft

Ripercorriamo la storia di una console costretta a cambiare se stessa per sopravvivere ai mutamenti di un mercato sempre più esigente.

Xbox One Retrospettiva
Speciale: Xbox One
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Inutile girarci troppo attorno: la storia di Xbox One non certo è la cronaca di un successo costante come quella di PlayStation 4 (a proposito, qui trovate il nostro speciale celebrativo su PS4). Al contrario, è un racconto sfaccettato, complesso a tratti persino delicato: per capirci, qualcosa che si attesta più dalle parti di una saliscendi su un ottovolante, con tanto di sussulti e momenti spericolati, che non da quelle di una gloriosa parata in pompa magna.

Ma va anche bene così, perché in fondo spesso ci si riconosce con meno fatica in chi arriva secondo, in chi lotta e si rialza tra tante difficoltà, piuttosto che nei panni del vincitore assoluto che taglia agevolmente il traguardo, piazzando magari nel mentre pure un tempo record. E allora via, in chiusura di anno - ma non certo di generazione, visto che Microsoft ha affermato a più riprese di voler continuare a supportare anche la precedente famiglia Xbox - partiamo per un viaggio alla riscoperta di Xbox One.

Un debutto delicato

Al di là di tutto, non si può non cominciare dall'inizio. Specie se, come in questo caso, i primi passi sono stati così discussi, così complicati e così controversi. Perché, nonostante i meritati riscontri di Xbox 360, il battesimo di Xbox One non è stato oggettivamente dei più semplici. Impossibile non tornare alla chiacchieratissima conferenza di presentazione della console, datata maggio 2013: un evento in cui si è parlato poco di videogiochi, in favore di una visione confusa e problematica, paradossalmente più concentrata sulla colonizzazione del salotto a 360° che non sul gaming vero e proprio.

Una conferenza che, al di là dei meme generati immediatamente in Rete - la parola "TV" è stata ripetuta in maniera ossessiva dal palco, diventando un vero tormentone - ha esposto l'idea di una console nel migliore dei casi troppo prematura. Secondo la visione di partenza Xbox One avrebbe infatti richiesto una connessione obbligatoria a internet per funzionare (con un controllo ogni 24 ore) nonché impedito totalmente l'utilizzo di giochi usati. Le polemiche furibonde scatenatesi in seguito alle dichiarazioni di Microsoft costrinsero il gigante di Redmond a tornare in fretta sui suoi passi, optando per un approccio assai più canonico e costando entro breve il posto al capo della divisione Xbox Don Mattrick.

Se l'arrivo di Phil Spencer ha senza dubbio segnato una nuova vita per la comunicazione Xbox, decisamente meno corporate e meno influenzata da strategie che poco avevano a spartire con i videogiochi, l'altro grande elefante nella stanza ha il nome di Kinect. Un retaggio della visione originale di Mattrick legato alla suggestione di poter gestire il salotto attraverso i comandi vocali, che ha gonfiato di 100€ il prezzo della console e reso sin da subito più arduo il testa a testa con Sony.

Un sistema camaleontico

Nel tempo Xbox One ha avuto il merito di sapersi adattare, di cambiare più e più volte faccia, confermandosi come una piattaforma in continuo divenire: Xbox One è oggi una console profondamente diversa da quella che era 2013, e non tanto per le immancabili revisioni hardware che hanno visto prima l'introduzione del modello One S - anche nell'avveniristico formato All Digital - e poi di One X. Dalla retrocompatibilità, inizialmente assente e fortemente voluta da Phil Spencer, al concetto di Play Anywhere, con la creazione di un unico ecosistema che ha unificato Xbox e PC sotto un'unica bandiera. Un cambio epocale, che se da un lato ha forse depotenziato un po' l'offerta in ambito console dall'altro ha rinvigorito la scena del gaming PC a marchio Microsoft.

Al di là del sempre più consolidato trittico composto da Halo, Gears e Forza Motorsport (con la consacrazione definitiva della serie Forza Horizon, ormai non più uno spin-off tra un'uscita della saga principale e l'altra ma un'alternativa dal meritato successo), la mancanza di esclusive di peso si è rivelata un cronico tallone d'Achille di Xbox One. A prescindere dai loro meriti, titoli come Titanfall, Sunset Overdrive, Dead Rising 3, Quantum Break e Recore non sono si sono rivelati in grado di competere con le controparti a marchio Sony, non dando mai l'impressione che il successore di Xbox 360 potesse realmente vedersela ad armi pari con PS4.

Il tutto fino ai primi mesi del 2018, quando è stato introdotto, con l'ennesimo ribaltamento di fronte, il servizio Xbox Game Pass: un abbonamento a sottoscrizione mensile che è andato ad affiancarsi a Xbox Live, introducendo per il mondo dei videogiochi il concetto di fruizione che in ambito televisivo ha fatto le fortune di Netflix. Microsoft ha fornito, per 9.99€ al mese, l'accesso a un catalogo sempre più sconfinato di produzioni first party, third party e indie. Con in più una discriminante fondamentale: tutte le nuove uscite a marchio Xbox Game Studios (più alcune di publisher non interni) sarebbero state incluse all'interno della selezione sin dal day one.

Un modo non tanto per colmare la già citata mancanza di esclusive o per ridurre un divario resosi ormai irrecuperabile con la concorrenza diretta - si parla di oltre due PS4 vendute nel mondo per ogni Xbox One - quanto piuttosto per posizionare l'offerta Xbox come un vero e proprio servizio in grado di prescindere dalle logiche di consumo del videogioco a cui siamo stati abituati per decenni. Un'attitudine che non a caso è stata ampiamente confermata per la generazione appena iniziata, sinonimo del fatto che Microsoft voglia con tutta probabilità combattere una battaglia leggermente diversa.

Come anticipato in apertura, la celebrazione di Xbox One non può che essere una festa senza dubbio meno spumeggiante rispetto alla magniloquente fanfara di PlayStation 4. Al di là di tutto però è stato proprio il travagliato percorso di One a condurre Microsoft lì dove è oggi, con un'attitudine al videogioco che da una parte ha portato a investire pesantemente sulla pubblicazione di titoli in esclusiva (e da lì la ben nota acquisizione di ben ventitré studi di sviluppo) e dall'altra a confermare l'indole votata alle sottoscrizioni, agli abbonamenti e alla ricchissima offerta di Xbox Game Pass. Che, dalle difficoltà, possa essere nata un'opportunità a vantaggio sia del colosso di Redmond che degli utenti? Lo scopriremo nei prossimi anni.