Top ten EveryFake

La tremenda invasione delle console più farlocche che ci siano.

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La febbre da new generation già imperversa nei videogiocatori, nonostante le attuali console abbiano ancora molto da dare. Ma siete propri sicuri di aver allargato i vostri orizzonti in ogni anfratto dell'attuale generazione? Pensate che possedere le 3 console più blasonate faccia di voi un duro? Vi state sbagliando di grosso. I veri videogiocatori sono sempre alla ricerca di una nuova dimensione e noi di Everyeye, abituati a visitare anche gli angoli più oscuri del web pur di consegnarvi esclusive, materiale di pregiata qualità e donnine nude, siamo lieti di presentarvi la Top 10 delle console meno famose che non sapevate ancora di desiderare.

10 - PX-3600

Questa console, che nella linea ricorda vagamente Playstation, Xbox e persino una delle più famosi armi di Batman, è prodotta dalla casa cinese Cheer-Tech Industries. Esteticamente impeccabile, unisce un design sopraffino ad una colorazione acida. Funzione di spicco di questa console, la vibrazione, implementata in maniera totalmente rivoluzionaria. Il joypad è infatti fatto a sfoglie che, quando richiesto dal gioco, si staccano producendo un iper-realistico effetto vibrazione. Non è comodissimo, ma secondo indiscrezioni trapelateci da fonti che non possiamo rivelarvi, è stata persino accantonata un’altra tecnologia che prevedeva una grande scritta a tutto schermo “Shake your hands” nel momento in cui la vibrazione fosse richiesta. L’immagine esemplifica il concetto di più di mille parole. Disponibile solo a partire da stock di 1000 pezzi (davvero). Non si sa mai, si rompesse!

9 - Vii

Se anche voi siete dei maligni e subito avete gridato al plagio... beh, siete dei videogiocatori cattivi! Spicca subito una notevole differenza tra questa console e la sua sorellina fortunata: l’inversione dei tasti 1-2 sul Vii-mote. Una scelta rivoluzionaria ai suoi tempi, che forse non è stata capita dal grande pubblico, e che ne ha quindi decretato una precoce dipartita.
Peccato, perché l’intero mondo videoludico avrebbe potuto risentire positivamente degli effetti benefici di questo coraggio anticonformista.
Gli ingegneri della Chintendo ci fanno sapere dal carcere, che la somiglianza del design con un’altra nota console Nintendo è totalmente casuale. I giudici non hanno creduto loro.

8 - Neo Double Games

Cos’è il Genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. Tutte capacità che mancano al team che ha sviluppato la Neo Double Games. Il concetto è semplice. E anche triste.
Una console con un finto schermo nero in alto perennemente spento e uno schermo in basso sostituibile. I primi hands-on dei giochi hanno evidenziato la totale non interattività con i suddetti.
Resta quindi da spiegare a cosa possano mai servire i pulsanti. Abbiamo provato a contattare la Nantendo, ma una strana voce ci ha risposto: “Pronto, Pizzeria da Carmine, cosa volete?”. Geniale anche lo stick destro che consente di muoversi... in su e giù. Utile la funzione di posa cenere, ottenibile con la semplice estrazione di uno schermo.

7 - Polystation

La grafica della Wii vi sembra pessima? La Playstation 3 vi è stata hackerata? Non sapete accendere l’Xbox? Nessun problema. Forte dello slogan “It’s just not a game anymore!!”, Polystation è stata precursore delle più blasonate e famose console. Le linee vi ricorderanno forse la versione slim della prima console più famosa del mondo, ma sotto il coperchio di questo gioiellino marchiato Pony, c’è veramente tanto, ma tanto... spazio. Sì, perché quello che all’apparenza è un vano disco, è in realtà un comodo porta controller. Controller che meritano una menzione a sé. La Pony, famosa per essere avanti con i tempi, ed essere quindi già affondata nella crisi 10 anni fa, aveva già in mente l’idea di joypad wireless. La tecnologia ancora non era così all’avanguardia, ma loro intanto hanno tolto i fili ai loro controller. E voi direte, come facevano allora a funzionare? Semplice, non lo facevano. D’altra parte la tecnologia non può certo bloccarsi davanti a queste inezie.

6 - iReadyGo RG

Impazienti di acquistare la PS Vita, la nuova console portatile di Sony? Non vi preoccupate, è già disponibile la iReadyGo RG. In Cina, grazie ad un calendario diverso dal nostro, la nuova generazione arriva prima. I giocatori del Sol Levante possono quindi già provare con mano questo dispositivo rivoluzionario. La scelta cromatica dei tasti è un po’ infelice e fa volare la mente verso fazioni opposte, ma ciò che davvero farà fare il salto di qualità al gaming, sono i due comodi poggia pollici. Sì, quelli che a prima vista possono sembrare due stick analogici, sono in realtà dei comodi incavi in cui far riposare ciò che vi contraddistingue dai fan di Justin Bieber. In questo modo niente più stress durante le lunghe sessioni video del nuovo Letal Rear Bolid di Jokima.

5- Polystation 2

La vostra avidità ha fatto incetta dell’aspartame videoludico prodotto dalla Polystation 1? Pony ha pensato proprio a voi! Forte dei numeri di vendita della prima console (ben 7 dispositivi piazzati in tutto il Giappone la prima settimana), Pony ha voluto esagerare. La Polystation 2 al momento della sua uscita, era un vero e proprio gioiellino di tecnologia. Dotata di un processore Half Core™ che operava alla frequenza di 4.8 Hertz e di una scheda video nVecchia con a bordo 129 Kb di VRAM, questa console segnò un nuovo standard per l’epoca. Uno standard molto negativo. Presi dalla foga di doppiare il successo della prima Polystation, Pony si dimenticò di inserire il comparto di alimentazione. I 7 fortunati acquirenti del day-one si ritrovarono nelle proprie case un enorme potenziale impossibile da sfruttare e dovettero ripiegare sulla PX-3600, peraltro acquistandone 1.000 pezzi ognuno.

4 - Phoenix

Sega non poteva certo stare con le mani in mano (nomen omen) e a sorpresa, sfruttando la tremenda gaffe della Polystation 2, lanciò sul mercato Phoenix: fu un fulmine a ciel sereno. Questa console riuscì in larga parte a convertire i delusi dall’acquisto della Polystation 2 (che poi si rivelarono essere solo 6 a causa di un errore) e si conquistò anche una bella fetta di elettricisti, tratti in inganno da una linea che ricordava la loro tipica valigetta degli attrezzi. Phoenix non aveva un hardware particolarmente potente, perché puntò tutto sul software e su una bizzarra scelta, rivelatasi poi il fallimento di questa console: l’obbligo per gli sviluppatori di produrre FPS con protagonista Sonic. Duke Sonic VII, fu l’ultimo gioco a vedere la luce su questa console.

3 - Dr. Boy

Siamo al gradino più basso del podio, dove solo i veri geni possono accedere. Il gioco si fa duro. Dobbiamo tornare all’anno 1988 e scoprire una delle storie più losche del mondo videoludico. In quell’anno viene presentata alla stampa quella che tutti riconoscono come la console portatile più di successo: il Game Boy, di Nintendo. Ma all’ombra di questa console, un progetto parallelo dell’appena fondata Chintendo, aveva anticipato i tempi: Dr. Boy. Una console portatile che aveva tutte le carte in regole per sbaragliare la concorrenza. Ben 4 tasti principali, al posto dei canonici 2 e, reggetevi forte, addirittura il tasto RESET. Chintendo aveva voluto osare. Il tasto RESET era qualcosa che avrebbe dovuto segnare una linea e spazzare via qualsiasi altro approccio al gaming. Ma poi volle esagerare. Chintendo, forte degli ingegneri più brillanti dell’epoca, offrì la possibilità di collegare il dispositivo ad un televisore, tramite delle cuffiette (vedi foto), per visualizzare una macchina gialla in procinto di sorpassare una macchina blu. Sì, avete capito bene! Era possibile visualizzare sulla propria TV di casa un auto gialla alle prese con un difficile sorpasso. Come sempre, il pubblico non capì e offrì la gloria a Nintendo, che pensate, non aveva neanche C e D.

2 - POP Station

Se siete ancora qua e non siete volati ad acquistare su eBay uno dei rarissimi modelli del Dr. Boy, potete godervi il secondo gradino del podio. La console che vi stiamo per presentare è uscita pochi anni fa, ma in sordina, messa in ombra dal matrimonio di Carla Bruni e Nicolas Sarkozy. Parliamo della POP Station e la facile ironia che si può fare sulla palese somiglianza con la PSP di Sony è sfortunatamente fondata e difficile da evitare. Noi però non ci fermiamo alle apparenze e abbiamo ordinato addirittura il Value Pack, che offriva in omaggio un comodo braccialetto da collo, nel caso la disperazione invadesse il vostro spirito di videogiocatore. Sono infatti davvero poche le gioie che la POP station offre, anche a causa del bizzarro schermo con tecnologia Sky™ in grado di mostrare solamente le gradazioni di celeste. Altra scelta infelice, è stata quella di lesinare sulla geometria, come potete vedere dalle figure che identificano i 4 tasti principali della console. Sì, avete visto bene.

1 - Polystation 3

Siamo finalmente arrivati sul primo gradino del podio e Pony sfoggia con orgoglio una doppietta. Non contenta della medaglia d’argento ottenuta grazie a POP Station, Pony nel 2005 presenta alla stampa locale di Hamamatsu (浜松市), Polystation 3. Per i giornalisti fu subito evidente che Pony fosse cresciuta (rumor riportavano addirittura un cambio di nome in Horse) e che non avesse intenzione di commettere i gravi errori di sviluppo della precedente console, ma nessuno si aspettava un tale salto di qualità. Polystation 3 mostra subito una differenza con le altre console casalinghe: la mancanza di un’uscita HDMI. I giornalisti sulle prime pensarono addirittura alla bassa definizione, ma erano lontani dalla soluzione. Il presidente di Pony, Knight Little, girando una manovella posta sul retro della console, fece uscire un piccolo schermo. Sì, difficile da credere. Pony chiuse i battenti la settimana successiva.

EveryFake E con questo, termina lo speciale FakeEye. Cosa abbiamo imparato? A non essere impazienti verso una nuova generazione. Ci sono talvolta delle idee geniali, connubio tra estro creativo e rate dell’affitto da pagare. Idee che però non si limitano a spingere l’hardware sempre più in alto, ma vere e proprie sperimentazioni d’avanguardia del comparto videoludico. Console che non hanno fatto la storia, ma che rappresentano anch’esse i rami dell’imponente albero che è la storia dei videogames. Perché sì, questa è la giovine arte, ma non più così giovane da non potersi permettere di guardare al passato. E sorridere. E morire un po' dentro.