Recensione La leggenda del cacciatore di vampiri

Timur Bekmambetov

Recensione La leggenda del cacciatore di vampiri
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La storia non ricorda le persone, ma le leggende. Questa la verità su cui si fonda l'incipit de La Leggenda del Cacciatore di Vampiri di Timur Bekmambetov.
Una verità che potremmo definire incontestabile, visto che dei personaggi storici più noti, generalmente, si ricordano soprattutto (per non dire esclusivamente) i tratti e le azioni leggendarie, vere o artefatte che siano, e si tende ad eludere, non considerare o non conoscere tutto quanto di 'normale' o semplicemente lontano all'iconografia classicamente tramandata esista.
Lacune che spesso non vengono colmate neanche a scuola: molti italiani, ad esempio, di Giuseppe Garibaldi conoscono (poco) solo le imprese italiane, e non quelle in terra americana. A queste lacune si sono aggrappati tantissimi autori di fiction, spesso recuperando personaggi storici importanti e conosciuti nell'immaginario comune ma andando a inserire nella loro vita fatti immaginari quanto affascinanti, con la speranza di catturare il pubblico con la fantastoria fornendo spalle d'eccezione ai propri protagonisti.
Guardando al mondo dei videogiochi, potremmo citare Assassin's Creed, con un Ezio Auditore frutto di fantasia ma calato in un contesto ben specifico, e ricco di volti noti. O ancora i Musou di TecmoKoei, con i vari eroi e statisti leggendari di Cina e Giappone rappresentati alla stregua di eroi, se non addirittura supereroi. Proprio in Giappone troviamo spesso il ricorso a questo espediente in anime e manga, ma anche in Occidente abbiamo diversi casi del genere, sia nella letteratura che nel cinema.
Ultimo ad arrivare nelle sale è proprio questo fanta-biopic su Abramo Lincoln, non nuovo a fantasticherie sul suo conto (vedasi il romanzo di Clive Cussler Sahara), ma decisamente rivisto sotto una luce completamente nuova. Il 16esimo Presidente degli Stati Uniti d'America, difatti, non fu solo il vincitore della Guerra di Secessione e l'abolitore della schiavitù, ma anche un letale cacciatore di vampiri.

Seth Grahame-Smith, autore del romanzo originale così come dello script della trasposizione cinematografica dello stesso (nonché sceneggiatore del burtoniano Dark Shadows da poco visto nelle sale di tutto il mondo) ha sempre osato in modo irriverente nei suoi libri: basti pensare a The Big Book of Porn: A Penetrating Look at the World of Dirty Movies o all'altro fantastorico uscito dalla sua penna, la rivisitazione in chiave horror del classico di Jane Austen, Orgoglio e pregiudizio e zombie. Se a questo uniamo la sua fascinazione per i supereroi (The Spider-Man Handbook: The Ultimate Training Manual) e per l'horror (How to Survive a Horror Movie: All the Skills to Dodge the Kills) la frittata è fatta, e riscrivere la storia di un Padre della Patria in maniera inconsueta ed avventurosa diventa quasi semplice.
Nel suo libro (e, di riflesso, nel film) Abraham Lincoln (Benjamin Walker) è un giovane assetato di vendetta nei confronti dell'assassino di sua madre. In seguito ad un tentativo di vendicarsi andato fallito, Abe viene salvato dal misterioso Henry Sturgess (Dominic Cooper) che lo istruirà nella lotta contro i Signori della notte. Una lotta che intratterrà senza quartiere per tutta la giovinezza, a colpi d'ascia e con ferrea volontà. Una volta adulto, tuttavia, Lincoln entrerà in politica, cercando di spazzar via l'ingiustizia dal paese col potere delle parole più che con quello della forza fisica, contrastando un potente clan vampiro che muove le fila dei sudisti. Una battaglia combattuta, dunque, su più fronti...

Di più non vi diciamo perché gran parte del divertimento nella visione della pellicola sta nello scoprire l'interpretazione di Grahame-Smith dei punti focali della vita di Lincoln in chiave supereroistica. Perché, in finale, questo è il suo Abe: un supereroe, con tanto di trauma infantile, giovinezza turbolenta e, infine, asservimento ad una causa (che fosse in prima linea o dietro una scrivania poco importa). E naturalmente non mancano amici fedeli, un amore tormentato, nemici caratteristici e scelte drammatiche. Il tutto immortalato dalla regia ipercinetica di Bekmambetov, probabilmente il regista russo più famoso sul mercato internazionale, già a capo del caratteristico Wanted con James McAvoy, Angelina Jolie e Morgan Freeman.
Chi conosce il suo cinema sa già cosa aspettarsi: azione adrenalinica, montaggi spettacolari, inquadrature cool e un notevole senso del ritmo (oltre all'immancabile scena ambientata su di un treno!). A dare una marcia in più all'immersione degli spettatori nella vicenda contribuisce un sorprendente effetto 3D, assolutamente tra i migliori mai visti, ben bilanciato fra effetti pop up e una notevole profondità di campo, e palpabile per la stragrande maggioranza della pellicola (a differenza di molti altri titoli che sfruttano l'effetto solo sporadicamente). Una stereoscopia che non prende in giro il pubblico in sala, per una volta, e contribuisce anche a rendere più interessanti gli effetti visivi, non sempre convincenti (vedasi la scena della mandria di cavalli, ben congegnata ma poco riuscita a livello visivo).

La leggenda del cacciatore di vampiri Reduce da un immeritato insuccesso in patria, arriva anche da noi la rilettura supereroistica della figura di Abramo Lincoln: un film che vanta larghe dosi di spettacolo e azione ma non disdegna l'epica, con diverse trovate azzeccate e un tono generale inaspettatamente 'serio' vista la media delle produzione di genere. Ci aspettavamo un'insensata carneficina di mostri e figure storiche, e invece siamo rimasti piacevolmente stupiti: e al posto delle battutine di bassa lega al momento di moda in questo tipo di produzioni ci ritroviamo, invece, con diverse citazioni memorabili. FX appena discreti, buon cast (nel quale ritroviamo la sempre adorabile Mary Elizabeth Winstead), regia frizzante e un 3D sorprendentemente funzionale, per una storia che non cancella la figura storico-politica ma ne accentua, anzi, i valori, in modo inusuale e divertente. Promosso.

7

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