Rubrica California: Road to E3 2014

Si torna nella città degli angeli.

Rubrica California: Road to E3 2014
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Ieri ho giocato 14 ore. Quasi tutte di fila, per arrivare ai titoli di coda di Wolfenstein. Il gioco mi è piaciuto molto, moltissimo, ed ha confermato le mie impressioni sul lavoro di Bethesda come publisher (se ne parlava qui). Però, dopo 14 ore, oggi non ho tanta voglia di parlare di videogame.
Così anche stavolta, in questa “Road to E3 2014”, vi beccate uno di quei pezzi che non c'entrano nulla coi giochi elettronici (ma qualcuno li chiama ancora così, o è solo sulle pagine del Corriere?).
In particolare, si parla della California: The Golden State. Dovete sapere che quasi sempre la delegazione ufficiale di Everyeye.it atterra in quel di Los Angeles con qualche giorno d'anticipo rispetto all'inizio della fiera, per godersi un assolato weekend scorrazzando sulla costa ovest degli Stati Uniti. Le mete sono in verità molto consuete, e dopo aver ritirato i pass stampa al Convention Center si finisce quasi sempre sulla promenade di Santa Monica.
Il primo impatto che si ha arrivando a Santa Monica, è quello di trovarsi di fronte ad un centro commerciale “esploso”. Lungo la strada principale ci sono solo negozi e ristoranti, in una sfilata interminabile a qualche isolato di distanza dalla spiaggia. Dalla trattoria Trastevere all'immancabile Apple Store (attorno al quale si assiepano mandrie di vampiri di Wi-Fi), Santa Monica sembra aver nuclearizzato ogni edificio non adibito a finalità prettamente commerciali, distrutto i palazzi residenziali, lasciando spazio a qualche parcheggio multipiano che si nasconde timidamente nelle parallele. Santa Monica è lo specchio di una società ossessionata dai consumi, che vive negli stessi spazi in cui può acquistare qualcosa.
In molti, a Santa Monica, non fanno altro che ciondolare dallo shopping mall fino alla libreria, fermandosi di tanto in tanto a guardare improbabili artisti di strada o ad ascoltare aspiranti starlette del mondo della musica. Io ormai ho come la sensazione di conoscerli quasi tutti, perché tutti gli anni sono sempre gli stessi, che girano e si danno il cambio in attesa dei loro quindici minuti di gloria.

Questa è Chelsea Williams, una delle più brave. Ha fatto anche delle canzoni per qualche spot, ma suona sempre sulla promenade. L'anno scorso le ho comprato un CD. Quando fa lo schiocco con la lingua, impazzisco.
Comunque, a Santa Monica c'è Urban Outfitters, e dopo che Sergio me l'ha fatto conoscere ormai è tappa fissa. Le camicie più assurde del Videogame News vengono tutte da lì.
Ultimamente ho preso questa abitudine di scendere fin quasi in spiaggia, noleggiare una bicicletta, e poi pedalare a petto nudo verso sud, fino a Venice. Vi dico la verità: non c'è tanto di più da vedere di quello che già vi immaginate se avete travolto qualche pedone a Vespucci Beach, nell'ultimo GTA. La fedeltà del titolo Rockstar, da un certo punto di vista, è inquietante. Ci sono i campetti di basket in cui i ragazzini americani si spintonano e poi chiamano fallo, le bancarelle e i negozietti, le chiromanti e il sempre presente Mr. Green, ecologico dottore il cui volantino promette due “joint” gratuite ai nuovi clienti. In California la marijuana è legalizzata a scopo medico, e si vocifera che basti andare dal dottore giusto e raccontargli di essere un po' nervosi perché ti stacchino la ricetta tempo zero. Per questo Michael deve sgobbare un bel po', se in Grand Theft Auto 5 avete acquistato “Smoke on the Water”.

Tour guidato a Venice. Ricostruita metro per metro con dedizione incrollabile.
Ultimamente, comunque, Santa Monica sta diventando inflazionata.
Da qualche anno a questa parte, allora, andiamo alle Six Flags Magic Mountains. Un parco divertimenti con delle montagne russe incredibili.
Dimenticatevi di Gardaland, Mirabilandia e compagnia bella: alle Six Flags ci sono degli ottovolanti che ti danno botte di adrenalina inconcepibili, che ti scuotono come se volessero farti uscire le budella, e con un sadismo terribile ti tengono a testa in giù, sospeso, prima di farti precipitare tanto forte da perdere la visione periferica.
Ci sono anche delle montagne russe di legno, che sembrano quelle del Radio Days di Woody Allen: ed anche loro sono brutali e violente, e quando scendi sei tutto scosso.
Dovete anche sapere che il nostro Andrea è quello che in gergo si definisce una “mammoletta”, e si rifiuta categoricamente di seguirci nell'impresa già pianificata. Per lui solo Santa Monica e Urban Outfitters.

Provatelo con Oculus Rift.
Ogni tanto mi ricordo delle nostre prime trasferte. Quelle del 2005, in cui tutto era una scoperta. All'epoca si andava agli Universal Studios animati da sincera curiosità, si camminava lungo la Walk of Fame, si rimaneva impalati di fronte alla statua di Magic Johnson dello Staples Center. Poi, poco a poco, Los Angeles si è svuotata. E' sempre bello partire, farsi un fine settimana con gli amici, godersi il clima di un posto in cui “non esiste l'inverno”. Ma ormai il mito di Hollywood è sfiorito, e in fondo si capisce quanto ci sia di “costruito”, nell'esaltazione per una metropoli fatta soprattutto di Freeway e di ristoranti, di bar e piscine sul rooftop, di macchine sempre incerate. E' una città che sta più attenta all'apparenza che alla qualità della vita, brutalizzata dai produttori di automobili che pezzo dopo pezzo hanno smontato i trasporti pubblici, in cui è obbligatorio divertirsi per non sentire una desolante vacuità.