Speciale Videogiochi in Canadà -Day 3 & 4

In due giorni a Toronto scopriamo il controllo tramite le onde cerebrali

Speciale Videogiochi in Canadà -Day 3 & 4
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Mentre siamo in volo verso Vancouver non possiamo fare a meno di pensare ai due giorni appena trascorsi a Toronto, ed a quanto la “questione digitale” in Ontario si diversa da quella in Quebec. Ci accorgiamo subito delle differenze: Toronto assomiglia molto più ad una grande metropoli americana, laddove Montréal ha invece i caratteri di una città europea. La parola “Transmedial”, qui, è un po’ sulla bocca di tutti - ed ognuno sembra dargli un significato leggermente diverso. Per quanto ci riguarda siamo piuttosto sicuri di poter definire la transmedialità la capacità di un progetto di spaziare in diversi ambienti comunicativi. L’esempio più classico può essere una serie televisiva connessa ad un prequel via web. Molto semplice e lineare. Questo termine ha però, almeno a Toronto, anche un altro sapore: quello dei dollari. Tra CMF ed altre piccole realtà locali che abbiamo già trattato nel nostro speciale, essere impegnati in un progetto “transmediale” vuol dire soprattutto poter entrare nella lista dei finanziati. Non tutti ce la fanno, ma se pensiamo che nel solo 2012 sono stati garantiti circa 375 milioni di dollari, il gioco vale assolutamente la candela. Se si viene rifiutatati, poi, è possibile riprovare l’anno dopo, e ricevere nel frattempo i commenti e i suggerimenti della giuria, come ci spiega Valérie Creighton, CEO del Canadian Media Fund con cui abbiamo avuto il piacere di pranzare. Passando da Montréal a Toronto, dunque, si perde molta di quella magia che ha caratterizzato i primi giorni del nostro Press Tour, ed è più difficile scoprire quell’incredibile estro creativo che ci ha lasciato di stucco nei giorni passati. Poco male, perché per quanto sia tutto molto più orientato al business, di tecnologie interessanti ne abbiamo viste diverse.

It's all about the money

La prima compagnia che visitiamo a Toronto è XENOPHILE MEDIA, fondata nel 2002 da Patrick Crowe e Thomas Wallner. Si occupa principalmente della produzione di web series e serie televisive, accompagnandole con applicazioni iOS basate sulla realtà virtuale. Ci mostrano ReGenesis, uno dei maggiori successi della compagnia: un progetto che ha ricevuto un milione di dollari di finanziamento ed è costato in totale ben due milioni. Gli episodi della serie parlano di un gruppo di ragazzini impegnati a sventare i “complotti” di una strana insegnante di biologia, che in realtà è una sorta di strega che da oltre cento anni manipola le menti dei giovani allievi. Una mix tra divertimento, mistero ed avventure che, a quanto ci dicono, è piaciuto molto non solo in Canada e negli Stati Uniti ma anche in Europa (Francia perlopiù). Si tratta, naturalmente, di contenuti che mai vedranno la luce in Italia ma, per quanto il discorso non ci “tocchi” da vicino, rimaniamo piacevolmente colpiti dall’integrazione con l’appicazione mobile. Si tratta di un giochino basato su alcune applicazioni della Realtà Aumentata, che presuppone la collaborazione dei musei cittadini per organizzare una “caccia al tesoro multimediale”. Trovati gli oggetti si possono sbloccare contenuti extra come documenti segreti o lettere, e addirittura ricevere chiamate fittizie dai protagonisti della serie televisiva. Indubbiamente una maniera creativa di coinvolgere i più piccoli nella visita dei musei locali ed indurli gradualmente nella comunità culturale; facendoli appassionare anche al programma televisivo.
La seconda tappa è lo Screen Research and Training Centre (o SIRT). Il nome altisonante incute timore, così come l’enorme e desolata area industriale che ospita l’hangar in cui il centro è situato. E sebbene anche l’approccio dei nostri interlocutori risulti molto accademico e “marziale”, basta poco per sentirci a nostro agio. Di familiarità, rispetto al lavoro di questi ragazzi, ne abbiamo parecchia: quello che fanno è infatti puro Motion Capture, utilizzando telecamere per la pre-visualizzazione 3D e molti altri accrocchi che oramai conosciamo. Il loro lavoro implica molte collaborazioni cinematografiche, tra le quali spicca quel Pacific Rift che ognuno di noi tech geek sta aspettando con ansia. Se a livello tecnico e teorico qui non c’è molto per cui entusiasmarsi, è ancora una volta il ruolo che SIRT ricopre nella “società canadese” ad impressionare, soprattutto -diciamolo- noi italiani. Questa azienda ha indetto oltre settanta corsi universitari, dai quali negli ultimi anni sono usciti circa duemila laureati che hanno trovato in breve trovato lavoro. Non tutti al SIRT, ovviamente, ma il tutto appare comunque abbastanza impressionate - la “fuga di cervelli”, qui, sembra una realtà piuttosto lontana (anche se non del tutto eliminata, ci confida Francesca Acinelli, importante membro del CMF). Alla magia delle piccole realtà del Quebec si sostituisce sempre più la concretezza degli imprenditori dell’Ontario, con risultati, se vogliamo, ancor più sorprendenti.
Lo testimonia, su tutte, la terza tappa del nostro Toronto-tour: Transgaming. Si tratta di una compagnia fondata nel 2000 da Gavriel State, che si è occupa principalmente di conversione di videogame da PC a Mac. Gli scaffali dell’elegante ufficio in Victoria Street, nel centro città, dimostrano il lavoro di questi professionisti. Vediamo Spore, diversi esponenti della serie PGA Tour, Need For Speed Carbon e molti altri. Tutti giochi, ci tiene a specificare Vikas Gupta (CEO della compagnia), che hanno immediatamente raggiunto gli scaffali, a differenza di altre conversioni per le quali gli utenti Mac hanno dovuto aspettare mesi, se non anni. Il processo, a sentirlo così, non è molto complicato: si tratta di un algoritmo che riconosce alcune particolari porzioni di codice, riconvertendole in quelle create da Transgaming stessa appositamente per OS X. In tutto ci vuole solo qualche giorno, o al massimo qualche settimana qualora vi sia la necessità di scrivere nuove porzioni di codice. Per quanto riguarda la parte creativa - nonché quella legata alla famosa “transmedialità”, Vikas ci parla della piattaforma che stanno per lanciare assieme ad un famoso broadcaster canadese. Si tratta di una sorta di Apple TV ricca di mini-giochi di ogni genere, dal puzzle al platform game, fino ad arrivare al Poker - vera punta di diamante. Per quest’ultimo in particolare i piani sono particolarmente ambiziosi: l’applicazione, pur non permettendo transazioni monetarie, permetterà di partecipare a tornei dalle caratteristiche assolutamente ufficiali, con tanto di possibilità di vincere un favoloso premio: un viaggio all inclusive a Las Vegas, per partecipare come VIP alle World Series of Poker. Una possibilità che sarà tuttavia limitata, per via dei costi e della logistica, ai soli residenti negli States. Poco male, considerando che in Italia, molto probabilmente, non vedrà mai la luce nemmeno la piattaforma di cloud gaming.
Il viaggio prosegue con due nuovi appuntamenti, per i quali intendiamo spendere solamente poche righe. A GESTURETEK ci troviamo di fronte ad un’altra situazione che, prima o poi, ci aspettavamo di dover affrontare. Si tratta di un’azienda “arrivata”, che apparentemente non sente più il bisogno impellente di innovare. Acquisiti un paio di anni fa da Qualcomm per una cifra (molto elevata) che il CEO non può rivelarci, i ragazzi di GESTURETEK si limitano ora a sfruttare tecnologie touch e di tracciamento (Eye Toy, Kinect e dispositivi vari) per mini-game abbastanza basilari, come ad esempio un bowling da affrontare sfruttando l’accelerometro del cellulare o una sorta di mega Memory su un tavolo touch da sessantacinque pollici. Lungi da noi voler criticare o denigrare un lavoro di questo genere (che in ultima analisi riesce anche a catturarci e a divertirci, quando si tratta di “toccare con mano”), ma incentrare su tecnologie oramai standard una presentazione di oltre un’ora ci è sembrato francamente pretenzioso. Diversa, ma ugualmente poco stimolante, l’esperienza ad XMG STUDIOS. Questi ragazzi hanno talento, non v’è dubbio, ma è altrettanto palese che hanno ancora molte difficoltà a presentarsi alla stampa. L’ennesima ora passata davanti ad una serie di slide non riesce a catturare la nostra attenzione, forse anche perché i prodotti mobile presentati da XMG STUDIOS non sono proprio il nostro target principale. Quando sentiamo che grazie a Totally Amp’d possiamo “ambire a diventare i prossimi Justin Bieber”, francamente, il nostro entusiasmo si spegne definitivamente. Non possiamo tuttavia non ammettere che si tratta per l’ennesima volta di giovani talentuosi, emersi in questi ultimi quattro anni soprattutto grazie alle possibilità offerte dai molti fondi di finanziamento presenti in Ontario. Il loro lavoro è a dir poco encomiabile: hanno prodotto dodici videogiochi per piattaforma iOS, alcuni dei quali sono stati premiati praticamente in tutto il Mondo. Siccome la maggior parte sono gratis, vi invitiamo a provare Ghost Buster Parnormal Blast (che trasforma l’iDevice in un fucile protonico), Cows vs Aliens oppure Music Biz. Tutte produzioni che hanno messo in moto un ulteriore meccanismo, ben più interessante. Una manifestazione tutta canadese chiamata Appathon: una maratona di ventiquattro ore dove tutti gli sviluppatori emergenti sono chiamati a preparare qualcosa di nuovo in loco. Una sfida davvero interessante per tutti i giovani dotati, che possono mettersi in mostra soprattutto davanti ai media. Alcune testimonianze a video lo dimostrano, e dimostrano anche quanti siano i coder talentuosi in questa fantastica regione.
Se state cominciando a preoccuparvi vi vogliamo rassicurare: abbiamo tenuto il meglio per ultimo.

MUSE

Facendo mente locale, a diverse ore dal termine della nostra due-giorni a Toronto, possiamo affermare senza dubbio alcuno che l’appuntamento più interessante è stato quello con INTERAXON. Qui ci hanno letteralmente aperto un mondo. La compagnia ha diversi anni di esperienza nell’implementazione di algoritmi che permettono la lettura delle onde cerebrali. Una possibilità apparentemente poco interessante, che induce invece un mondo sconfinato di possibilità. Partendo dal principio ciò che serve è un oggetto dalla forma di un cerchietto per capelli: bisogna posizionarlo appoggiandolo sulla fronte e facendolo ben aderire alla pelle dietro le orecchie, in maniera che risulti stabilmente fissato e riesca contemporaneamente a captare le onde cerebrali. Potrebbe suonare scomodo, ma la particolare forma ed il peso molto ridotto lo rendono in realtà un’aggiunta non molto più invasiva di un paio di occhiali con la montatura bene in vista. Una volta indossato il MUSE questo inizierà a trasmettere i dati ad una delle applicazioni, disponibili su computer (PC o Mac) e su dispositivi iOS ed Android. Al momento si tratta sostanzialmente di dimostrazioni, capaci però di puntare dritte verso un futuro davvero incredibile. Il primo mini-game che proviamo è molto semplice, praticamente automatico. Misurando le onde alfa e beta il software riconosce il nostro livello di attenzione e di rilassamento, producendo effetti visivi e sonori adeguati alla situazione. Quando la concentrazione è al massimo lo schermo si anima tra bufere di neve e sbuffi di fumo dai camini delle case; quando siamo rilassati tutto si ferma, lasciando il posto ad uno stormi di uccelli e ad una musica particolarmente adeguata alla situazione. Non è tutto perché il programma, costruendo un’impronta della nostra attività cerebrale, colora lo sfondo di tonalità di volta in volta differenti, catturando lo “stato medio” del nostro cervello.
Partendo da qui le possibili applicazioni sono pressoché illimitate. Il fondatore e responsabile tecnico Ariel Garten ce ne illustra solo alcune: “pensate di trovarvi immersi in uno sniping game dove tutto si gioca sul momento in cui dovete premere il grilletto. Sfruttando MUSE, atti come trattenere il respiro o mantenere ferma l’arma potrebbero essere controllati direttamente dalla vostra mente, focalizzandovi sull’obiettivo”. Più che un esempio questa è un’applicazione realmente sviluppata (allo stato di prototipo) da INTERAXON, che ci spiega di aver ottenuto ottimi dati analitici, osservando ad esempio che subito dopo il colpo si nota un brusco calo dell’attenzione ed un conseguente rilassamento generale. Detto questo la conversazione passa ad altre tipologie di applicazioni. Nello studio o sul lavoro, ad esempio, MUSE può determinare quando è il momento di prendere una pausa perché non più produttivi. Nella vita quotidiana, invece, può essere sfruttata per controllare passivamente le luci di casa, o una playlist. Nel primo caso diminuendo la luminosità mentre ci stiamo rilassano (e viceversa), nel secondo riproducendo dei brani adatti alle situazioni.
Le applicazioni, se pensiamo solo all’ambito gaming, sono potenzialmente devastanti - soprattutto se unite con tecnologie come Oculus Rift, tanto per fare un esempio. Lo stesso fondatore ammette di essere stato contattato da grosse compagnie del mondo dell’entertainment, compresi i produttori di videogiochi. Chissà che nella prossima generazione di console non si possa vedere già qualcosa di concreto.
A dirla tutta non è necessario aspettare così a lungo: il kit di lancio sarà disponibile a fine anno, alla modica cifra di 199 dollari attraverso il sito web della compagina (almeno all’inizio). L’aspetto interessante è che questo Starter Kit comprenderà sia l’accessorio che una o più applicazioni già pronte - ma anche l’SKD per consentire a chiunque di sviluppare qualcosa. Un approccio aperto che dimostra la freschezza di questo giovane e talentuoso team. E’ bene sottolineare, infine, che gli stessi dimostrano anche grande maturità. Si stanno infatti impegnando a fondo per fare in modo che ogni possibile dettaglio privato venga opportunamente tutelato, in maniera da essere in una botte di ferro.
Una compagnia con le idee molto chiare, con progetti innovativi ed allo stesso tempo concreti e con la capacità di saper “vendere” benissimo il suo fantastico prodotto - che personalmente non vediamo l’ora di osservare in azione.

Canada Media Funding A Toronto, senza ombra di dubbio, abbiamo visto un’altra faccia del Canada: quella più imprenditoriale e meno legata, se così si può dire, all’arte per l’arte. Nonostante gli spunti creativi non siano all’ordine del giorno, l’eccellenza tecnologica di questa regione (e questa città) e la sua incredibile integrazione con la struttura universitaria ne fanno un esempio ancor più esportabile - poiché molto più inquadrato nell’ottica del profitto. Pensare che tutto sia legato ai soldi, nonostante alcuni esempi ci siano, sarebbe comunque sbagliato. Tra INTERAXON e XENOPHILE MEDIA abbiamo visto che, anche in un contesto frenetico ed attento soprattutto al profitto, possono radicarsi idee innovative, fresche e soprattutto capaci di lasciare a bocca aperta.