Activision: dopo le proteste dei dipendenti, cambia la politica sui vaccini

Activision: dopo le proteste dei dipendenti, cambia la politica sui vaccini
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Come vi abbiamo riportato pochi giorni fa, Activision-Blizzard aveva revocato l'obbligo vaccinale per i suoi dipendenti, con il conseguente ritorno negli uffici aziendali da parte di tutto lo staff. Una decisione che ha ben presto scatenato le proteste dei lavoratori del noto publisher.

I dipendenti hanno preteso maggiori garanzie ad Activision, chiedendo che l'obbligo vaccinale rimanesse una priorità e che lo smart working continuasse ad essere una scelta percorribile per chi lo preferisse al lavoro in ufficio.

"Un'inversione immediata della revoca dell'obbligo del vaccino, il lavoro a distanza dovrebbe essere offerto come soluzione permanente, [e] la decisione di lavorare a distanza o in ufficio dovrebbe essere presa da ogni singolo dipendente", queste le richieste dei lavoratori dell'azienda.

Activision ha così trovato un compromesso cambiando la sua politica sui vaccini, e lasciando che siano i singoli dipartimenti a decidere se imporre l'obbligo o meno. Blizzard, ad esempio, ha già confermato tramite le parole del presidente Mike Ybarra che bisognerà presentare una certificazione vaccinale "almeno per altri due mesi".

Nel mentre, Activision sta elaborando una decisione finale sulla disponibilità dello smart working. Come dichiarato da Brian Bulatao, l'azienda sta ancora "operando nell'ambito di un'opportunità di ritorno volontario in ufficio" e spetterebbe "ai leader di Activision Publishing, Blizzard e King determinare i processi e le politiche che funzionano meglio per i propri dipendenti".

Activision ha recentemente ampliato la cerchia degli studi al lavoro sul franchise di Call of Duty.