Il cloud è davvero il futuro del gaming? Mat Piscatella esprime perplessità

Il cloud è davvero il futuro del gaming? Mat Piscatella esprime perplessità
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Da quanto è stata presentata Google Stadia, la maggior parte della community dei gamer che ne è stata conquistata, è convinta che il futuro dei videogiochi sia rappresentato proprio dal gaming in streaming e dal cloud, e dalla possibilità di poter giocare utilizzando qualsiasi dispositivo in proprio possesso.

Ma sarà davvero così? Davvero il modello principale della distribuzione dei videogiochi è destinato ad essere un servizio in abbonamento? Ad esprimere dei dubbi e delle perplessità a riguardo è stato uno dei più famosi analisti in circolazione, Mat Piscatella.

L'analista cita un rapporto dell'EEDAR, secondo cui 2 americani su 3 giocano ai videogame, ma la metà di essi negli ultimi sei mesi non ha speso un dollaro per videogiocare, scegliendo solamente titoli free-to-play, principalmente via mobile.

Da questo si evince che due terzi degli americani o non sono interessati ai videogiochi, o in ogni caso non spendono soldi per il loro acquisto. Perché dunque dovrebbero essere interessati a pagare un servizio in abbonamento per giocare?

Il cloud gaming dunque dovrebbe rivolgersi principalmente a quel terzo di gamer rimasto, che però è un pubblico più attento, più interessato a servizi premium ad esempio, e che soprattutto vuole che il servizio funzioni, e quindi sia esente da lag, per esempio.

Insomma, se Stadia o servizi simili presentassero tali problematiche durante le prime fasi del lancio, è possibile anche assistere a una disaffezione o a un disinteresse da parte della propria fetta di mercato, e non è dunque così sicuro che il modello dei giochi in abbonamento sia il cavallo giusto su cui puntare.

Voi che ne pensate?