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Videogiochi proibiti e censurati: da Devotion a Thrill Kill, i casi più eclatanti
Dopo l'incredibile popolarità riscossa dal famigerato caso Devotion, non sono mancati ulteriori episodi di censura che hanno visto per protagonisti i videogiochi.
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Dopo l'incredibile popolarità riscossa dal famigerato caso Devotion, non sono mancati ulteriori episodi di censura che hanno visto per protagonisti i videogiochi.
Di Devotion, l'horror indipendente proveniente da Taiwan e pubblicato in origine a febbraio 2019, si è parlato a più riprese nel corso degli anni. Un gioco finito al centro di un vero e proprio scandalo internazionale non tanto per la sua violenza bensì per contenuti all'apparenza innocui, considerati però del tutto fuori luogo dal governo cinese.
Sembra proprio che in qualche modo il team di sviluppo di Devotion, il chiacchierato titolo horror che è stato rimosso da Steam e non è mai arrivato su GOG, sia riuscito a rendere il prodotto disponibile all'acquisto in formato digitale.
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Non c'è davvero pace per Devotion. I gestori di GOG.com hanno infatti preannunciato l'arrivo dell'horror taiwanese sulle pagine del proprio negozio digitale, salvo poi cambiare sorprendentemente idea nel giro di poche ore e comunicare sui social il proprio diniego a pubblicare il titolo sul loro store.
Dalle pagine del proprio profilo Facebook ufficiale, i curatori dell'Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna comunicano di aver preservato una copia di Devotion, l'horror di Red Candle che è stato censurato e rimosso da Steam per via delle proteste degli utenti cinesi.
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I vertici di Red Candle, gli sviluppatori taiwanesi di Devotion, pubblicano un messaggio su Twitter per offrirci gli ultimi aggiornamenti sulla polemica che, nel febbraio di quest'anno, ha spinto Valve a rimuovere il loro promettente horror da Steam sull'onda delle proteste degli utenti cinesi.
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A pochi giorni dalla commercializzazione di Devotion su PC, i vertici di Valve scelgono di rimuovere l'evocativo horror degli autori taiwanesi di Red Candle dalle pagine di Steam, decidendo così di cedere alle critiche mosse dal pubblico cinese del proprio store digitale.
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