Esport alle olimpiadi: il Presidente del CIO chiude definitivamente ai giochi "violenti"?

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La discussione riguardante il riconoscimento e l'inclusione degli esport all'interno dell'alveo olimpico non accenna a diminuire d'intensità. Anzi, dallo scorso ottobre il dibattito si è fatto via via più acceso.

Come abbiamo già visto qualche giorno fa, il Comitato Olimpico potrebbe considerare la presenza degli esport alle Olimpiadi di Parigi del 2024 solo come “sport dimostrativi”.

Il il presidente dell'IeSF Chung ci sta già lavorando in previsione dei giochi d'Asia del 2022.

Tuttavia, il collega presidente del CIO, Thomas Bach, ha già dichiarato la sua contrarietà a determinati titoli, ricordando che non permetterà che vengano inclusi nel programma Olimpico i videogiochi "violenti". "Il CIO è un'organizzazione basata sulle regole quindi per essere riconosciuto ufficialmente dal movimento olimpico bisogna rispettarle. La linea rossa che non vogliamo superare è il divieto ai titoli in cui si ha la promozione della violenza o qualsiasi altro tipo di discriminazione come contenuto. Non potranno mai essere riconosciuti come parte del movimento olimpico perché sarebbero contrari ai nostri valori e principi".

Quanto detto, in sostanza, si allinea perfettamente a molte altre personalità del mondo dello sport (come il presidente della federcalcio tedesca), che considerano "assurdo" che i videogiochi possano affiancare gli sport tradizionali.

Presumibilmente, questo escluderebbe titoli molto popolari come Counter-Strike: Global Offensive, League of Legends o Call of Duty. Parigi, però, ultimamente si sta ponendo come una delle capitali all'avanguardia nella cultura esport, e presenta anche la più grande organizzazione esportiva, il Paris Saint-Germain. È possibile che da qui alle Olimpiadi di Parigi, la spinta del movimento (grazie a pubblico, visibilità, denaro) porti gli organizzatori a rivedere le loro posizioni.