FaZe Clan ancora nella tempesta: gestivano un sito per vendere le skin di CS:GO

FaZe Clan ancora nella tempesta: gestivano un sito per vendere le skin di CS:GO
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Che i FaZe Clan siano una delle organizzazioni maggiormente in vista (nel bene e nel male) dell'intero panorama esport internazionale lo si sapeva da tempo.

Dopo lo scandalo estivo dell'anno scorso con Tfue, le bravate negli alberghi a Las Vegas, e svariati altri episodi poco limpidi, ora esce un'altra storia legata al proprietario Richard Bengtson, o FaZe Banks per gli amici.

Banks ha rivelato che l'organizzazione qualche anno fa gestì un sito di scommesse e rivendita di skin di CS: GO con l'obiettivo di acquistare un team per competere, poi, proprio in CS: GO.

Nell'undicesimo episodio di un podcast chiamato "BADNWZ", Banks ha approfondito la questione di come i FaZe sono entrati nell'attività – molto redditizia – di gambling sulle skin di CS:GO. Banks ha ricordato di come ci fosse un intero mercato online per le skin e i prezzi erano esorbitanti.

La nobile motivazione che ha giustificato l'entrata nel mondo “grigio” del commercio di skin è solo una, secondo Banks: il team come abbiamo detto voleva guadagnare abbastanza per acquistare un team CS: GO. Attraverso questo sito i FaZe riuscivano, stando a quanto rivelato, a guadagnare sui 200.000 Dollari al giorno.

Banks avrebbe organizzato tutto ad Antigua, "È un'isola nei Caraibi, dove la gestione di un sito Web di gambling è completamente legale se si dispone di permessi. Quindi siamo volati ad Antigua, abbiamo pagato qualcosa come 100.000 Dollari e ci hanno dato la licenza".

Ha fornito una breve descrizione di come era la vita sull'isola e di come i FaZe sono riusciti a gestire il sito Web in modo legale per alcuni mesi prima di chiuderlo, affermando che erano i soli a farlo legittimamente e che ci sono organizzazioni che guadagnano molti soldi che lo fanno ancora oggi. Banks non ha mai fatto cenno a quante persone siano state coinvolte, chi sono e nemmeno quale era il nome del sito, né quanto tutto ciò è avvenuto.

Jake Lucky, creatore e conduttore del canale "Esports Talk", aveva cercato di esporre il problema ancora nel 2016 assieme ad altri colleghi ma in cambio aveva ottenuto non solo una decisa smentita ma anche una valanga di fango dalla community e dai fan.

Insomma, non era stato creduto nonostante avesse detto il vero. Ora la community è spaccata e non è chiaro quanto questa confessione possa avere ricadute sull'organizzazione statunitense, dato che un business del genere non è esattamente legale.