It Takes Two e futuro: Josef Fares critica gli NFT e i GaaS singleplayer

It Takes Two e futuro: Josef Fares critica gli NFT e i GaaS singleplayer
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Dopo aver assistito al salto di Josef Fares oltre It Takes Two, il boss di Hazelight si affaccia sulle pagine del Washington Post per criticare aspramente le aziende che adottano gli NFT nei videogiochi e manifestare tutta la sua contrarietà all'idea dei singleplayer proposti con la formula dei giochi come servizio.

Riflettendo sul fenomeno dei giochi appoggiati ai moderni sistemi di criptovalute e token NFT, l'eclettico designer, sceneggiatore e regista libanese si dice certo del fatto che "se stai sviluppando un gioco e decidi di adattare il design per far sì che gli utenti debbano per forza pagare per poter ottenere ciò che stai creando, allora è un approccio sbagliato. Certo, l'ammistratore delegato di qualsiasi grande azienda direbbe che sono uno sciocco a pensarla così perché, in fondo, siamo tutti all'interno di compagnie che si occupano di fare soldi. Eppure direi comunque no. Per me, il videogioco è arte".

In merito ai videogiochi a sviluppo continuo o GaaS, il papà del GOTY dei Game Awards 2021 It Takes Two, e di esperienze cooperative altrettanto importanti come Brothers a Tale of Two Sons e A Way Out, esprime posizioni meno nette pur precisando come "non svilupperò mai giochi live service. Voglio dire, le persone possono adottare quell'approccio se lo desiderano, non sto dicendo che la rigiocabilità e i GaaS siano un male. Sto solo specificando che per i giochi che sviluppiamo noi di Hazelight, ossia titoli basati sulla trama e orientati a un'esperienza singleplayer (intesa come slegata da qualsivoglia componente online e quindi da fruire anche in cooperativa, ndr), il concetto di rigiocabilità dei GaaS viene meno perché non dovrebbe essere lì. E poi abbiamo già il problema delle persone che non finiscono i videogiochi singleplayer, quindi perché sprecare risorse su aspetti come la rigiocabilità?".

Nel corso di un'altra intervista concessa a NME, Fares ha discusso scherzosamente del suo lavoro e spiegato che fare film è come andare in vacanza rispetto allo sviluppo dei videogiochi.