Manhunt: da Rockstar Games un gioco violento ed estremamente brutale

My Generation EP.17: Manhunt
Speciale: Multipiattaforma
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Lanciato nel 2003, Manhunt è diventato uno dei giochi più brutali e controversi non solo della sua epoca ma dell'intera storia videoludica: riscopriamolo nella nuova puntata di MyGeneration.

Pubblicato nel 2003, pochi mesi dopo il lancio del fortunato GTA Vice City, Manhunt ha mostrato al mondo una faccia inedita del talento di Rockstar Games nello scrivere storie dal grande impatto. Se fino a quel momento la compagnia non aveva mai disdegnato produzioni con un notevole tasso di violenza, nel caso di Manhunt l'azienda si spinge oltre, dando vita ad un gioco "malato" e profondamente brutale. La storia di Manhunt raccontata nel nuovo episodio di MyGeneration!

Manhunt narra la storia di James Earl Cash, detenuto condannato a morte con iniezione letale, l'uomo però si troverà suo malgrado coinvolto in un gioco più grande di lui: Vivere o morire? Questa la scelta, anche se la prima ambita possibilità sarà realizzabile solo uccidendo i membri di varie gang composte da psicopatici, torturatori seriali, maniaci e pervertiti.

Il gioco richiama alla mente gli snuff movie più brutali non rinunciando a scene al limite del cannibalismo, atmosfere macabre e torture incredibilmente brutali hanno contribuito alla fama di Manhunt, che nel corso degli anni ha dovuto fronteggiare numerosi attacchi da parte di enti e associazioni a tutela dei giovanissimi.

Nonostante le polemiche (o forse proprio per questo) il gioco riscuote un discreto successo e Rockstar ci riprova pochi anni dopo con Manhunt 2, altro vortice di critiche ma numeri al di sotto delle aspettative per un titolo incapace di stupire come il suo predecessore.