Six Days in Fallujah: gli sviluppatori rassicurano, non sarà un 'commentario politico'

Six Days in Fallujah: gli sviluppatori rassicurano, non sarà un 'commentario politico'
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Tornato alla ribalta dopo dieci anni di oblio, Six Days in Fallujah continua a far parlare di se attirando interesse e critiche da parte del pubblico. In una recente intervista a Polygon gli sviluppatori hanno affermato di non voler creare una "cronaca politica".

Dopo essere stato annunciato più di un decennio fa, Six Days in Fallujah era stato abbandonato da Konami a causa dei delicati temi trattati dal gioco, in particolare dopo le accuse di essere un gioco politicamente schierato e a tratti fuorviante. Negli ultimi giorni le preoccupazioni dei giocatori e della critica sono tornate in auge. Peter Tamte, capo del publisher Victuria che ha preso in mano le redini del progetto è quindi intervenuto sulle pagine di Polygon per spiegare le intenzioni del team di sviluppo: "Per noi come squadra si tratta davvero di aiutare i giocatori a capire le dinamiche del combattimento urbano. Riguarda le esperienze di quell'individuo che si trova li a causa di scelte politiche. Vogliamo mostrare come le scelte fatte dai politici influenzino le decisioni prese dai marine sul campo di battaglia". Tamte ha poi proseguito: "Proprio come un marine non può indovinare le scelte dei politici, noi non stiamo cercando di fare un commento politico sul fatto che quella guerra sia stata o meno una buona idea".

Un'impresa alquanto complicata se si pensa alle conseguenze della battaglia di Fallujah, tristemente passata alla storia per aver causato la morte di migliaia tra civili e militari, con l'utilizzo di armi vietate come quelle al fosforo bianco. Highwire Games e Victura si avvarranno dei resoconti diretti dei testimoni iracheni e dei militari americani. Non resta che attendere per vedere il risultato finale. Intanto gli sviluppatori di Six Days in Fallujah hanno sottolineato che non ci sarà alcun coinvolgimento del Governo degli Stati Uniti e dell'esercito.