Starcraft: da semplice videogioco a sport nazionale in Corea del Sud, la storia

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Tutti conosciamo Starcraft. L'RTS fantascientifico di Blizzard, annunciato nel corso del secondo E3, riscrisse le regole degli strategici in tempo reale con una narrazione profonda, visuale isometrica e, soprattutto, la presenza di ben tre razze giocabili, ognuna dotata di una profonda caratterizzazione e stile di gioco.

Starcraft, all'epoca (si parla del 1998), fu campione d'incassi e raggiunse velocemente la cifra di circa 1.5 milioni di copie vendute.

In Corea del Sud il titolo trascese il medium videoludico imponendosi come un fenomeno di massa e cambiando radicalmente il modo di considerare l'intrattenimento digitale. Nacquero ben presto i primi tornei e vennero trasmessi sin da subito in TV, con programmi dedicati e servizi nei TG.

Aiutò anche il boom economico della Corea e l'apertura dei primi Internet Café, che garantivano divertimento a bassissimo prezzo. Cosa che conquistò immediatamente i giovanissimi.

Il successo venne favorito anche dalla competitività tipica della società coreana. Gli eventi dal vivo arrivarono a contare sino a 100.000 spettatori.

I ragazzini presero a indicare il “pro gamer” come categoria professionale a cui aspirare e i professionisti iniziarono a esser idolatrati al pari di celebrità.

I più grandi giocatori coreani di oggi, in quegli anni, erano molto piccoli ma ricordano tutt'ora l'enorme peso che Starcraft e la scena competitiva nazionale hanno avuto nella loro scelta di diventare giocatori professionisti. Faker ne è un esempio lampante ed egli stesso racconta la propria esperienza nel documentario che vi proponiamo.

Questo, titolato The Gamer, ripercorre la storia di Starcraft in Corea del Sud e ci permette di approfondire anche un po' di storia dell'esport.

Se l'argomento vi interessa, vi consigliamo di dare un'occhiata anche ai migliori documentari sull'esport da vedere comodamente sul divano.