The Bridge: recensione dell'affascinante puzzle/platform

Un puzzle/platform game poco accessibile ma molto affascinante.

The Bridge: recensione dell'affascinante puzzle/platform
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • La commistione di generi è da sempre un caposaldo per quanto riguarda la comunità indie. Tra gli ibridi più gettonati si possono sicuramente annoverare i puzzle game travestiti da platform che in Braid hanno trovato un esponente illustre, in grado di resistere in termini di popolarità sin dal lancio.
    The Bridge rimane fedele a tale linea, proponendosi come un titolo dallo stile decisamente azzeccato e con un gameplay che perde quasi completamente le caratteristiche del platform, abbracciando nella sua totalità meccaniche puzzle che devono molto alle opere di M. C. Escher, artista tra i più noti del ‘900.

    Il mondo diventa più vasto quando ogni muro è calpestabile

    The Bridge si apre con il protagonista, uno scienziato del quale si imparerà a conoscere il carattere, che dorme all'ombra di un'albero.
    Come nel celebre episodio che ha coinvolto Isaac Newton, sarà una mela a svegliarlo, staccatasi da uno dei rami della pianta sotto le sollecitazioni del giocatore, capace di ruotare l'ambiente di gioco.
    I primi passi serviranno a delineare i confini delle abilità del protagonista, in grado di camminare a passo spedito ma in difficoltà sulle pendenze (anche quelle apparentemente meno impegnative) e del tutto incapace di spiccare balzi.
    Lo scienziato non sarà comunque in balia degli eventi ma potrà muoversi all'interno degli ambienti - fattore che spingerà il giocatore a ragionare su due piani distinti per poter trovare le soluzioni dei livelli. Gli spostamenti del protagonista e il movimento dei quadri risulteranno da subito molto legati tra loro, al punto che l'opportunità di ruotare i livelli andrà ad ovviare alla scarsa mobilità del personaggio principale, formando un tutt'uno decisamente solido.

    Camminare attraverso l'impossibile è più semplice di quanto non sembri

    Presa la mano e giunti nei pressi della casa dello scienziato si raggiungerà la prima serie di livelli, assolutamente introduttiva ma perfetta sia per mettere in luce l'incredibile aspetto grafico di The Bridge, sia per accompagnare il giocatore verso un mondo guidato da regole differenti rispetto a quelle che conosciamo, e che si ispirano proprio all'immaginario di M. C. Escher. Cambiando la prospettiva grazie alla rotazione dello scenario, una semplice colonna può diventare un passaggio, anche se la gravità continua ad esercitare la sua forza mettendo in movimento alcuni degli elementi presenti (sfere in pietra molto pericolose o chiavi necessarie ad aprire porte).
    Muovendo il protagonista ed agendo sullo scenario, quindi, si dovrà cercare il modo di raggiungere l'agognata porta per avanzare al livello successivo, tenendo bene a mente alcune delle regole "naturali" che tutti conosciamo (ad esempio la gravità) ed assimilandone altre, capaci inizialmente di eludere i nostri occhi.
    I livelli più interessanti, infatti, sono proprio quelli in cui la prospettiva inganna, e malgrado tutti gli elementi siano sotto l'occhio vigile del giocatore l'unico modo per avvicinarsi alla soluzione sarà la sperimentazione e l'errore, finché lo sguardo e la ragione si troveranno d'accordo.

    La caduta nel vuoto sarà una delle cause di fallimento più ricorrenti in The Bridge, seguita dal contatto con le sfere di pietra. In questo caso l'unico modo per riprovare sarà riavvolgere il tempo, abilità che farà muovere tutti gli elementi a ritroso, lasciando in trasparenza l'ultimo "spot" raggiunto dal protagonista, in maniera da corroborare il ragionamento. Quadro dopo quadro, fallimento dopo fallimento, ci accorgeremo che c'è letteralmente del genio nel design di molti livelli: spesso gli elementi mobili sono pochissimi, ma abbastanza da mettere in difficoltà grazie ad una conformazione che unisce stile e follia in parti uguali, riuscendo a disorientare e a spiazzare anche il giocatore più scaltro. Le regole vengono continuamente sovvertite, spesso in maniera improvvisa, quasi subdola. Da questo punto di vista, quindi, The Bridge si dimostra tanto riuscito quanto inadatto a tutta quella platea di videogiocatori che cercano l'azione immediata e non sono disposti a fermarsi a riflettere per capire come sfruttare a proprio vantaggio il design di un livello. Nel caso in cui ci si ritrovi completamente bloccati, quindi, il consiglio è quello di non insistere ma, anzi, smettere di giocare e lasciare che il proprio cervello lavori inconsciamente all'enigma. Spesso ci si renderà conto che la soluzione era proprio davanti ai nostri occhi, a pochissimi secondi dal caricamento del livello che avevamo abbandonato, non senza un pizzico di frustrazione.

    Persa la chiave, mi ritrovai anch'io..abbandonato in questa struttura

    The Bridge si presenta come un gioco quasi elitario, grazie allo stile che si ama o si odia e, soprattutto, per via di un prezzo per il download al di sopra della media dei giochi indipendenti. Proprio quest'ultimo è un altro fattore che eleva The Bridge dalla massa, mettendolo sotto una luce particolare. L'alone di mistero che lo avvolge gli dona un fascino quasi criptico ma lo rende anche avverso a molti videogiocatori; tutto è controbilanciato fortunatamente da una cura non comune anche in termini di accessibilità, soprattutto nella versione distribuita su Steam, che supporta sia Big Picture sia il classico pad Microsoft, riuscendo in parte ad ovviare alla mancanza di una versione console. Giocato su un ampio schermo, The Bridge dimostra tutto il suo potenziale anche dal punto di vista grafico, grazie al tratto a matita con il quale sono stati disegnati tutti gli asset di gioco.

    The Bridge The BridgeVersione Analizzata PCThe Bridge ha raccolto svariati premi e applausi all’interno della comunità degli sviluppatori indipendenti ma è arrivato sul mercato in sordina, in silenzio e senza fare troppo chiasso. Rappresenta però una gemma rara sia in termini di stile che di game design, il cui valore è però offuscato da un prezzo di vendita leggermente sovradimensionato e che, molto probabilmente, non lo spingerà sotto le luci della ribalta, trasformandolo quindi in materia per intenditori. In realtà meriterebbe molto di più.

    9

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