Recensione The Stanley Parable
Un particolare esperimento narrativo, realizzato dal pluripremiato team di Galactic Cafe. Un'avventura imperdibile
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Enrico Spadavecchia
Disponibile perPc
Xbox One
Switch
PS5
Xbox Series X
Ci sono titoli che, di tanto in tanto, ci spingono a riflettere su quanto, in ambito videoludico, tutto sia ancora così maledettamente tradizionale, costruito sottostando alle costrizioni di rigidi schemi; alcuni di questi mandano in tilt i neuroni del gamer “medio”, fino a farlo esibire in balbettanti apologie attorno allo “scopo del gioco”. Infine ci sono quelli che fuggono alla definizione stessa di videogame, veri e propri atti rivoluzionari digitali, che, seppur incapaci di smuovere nell’immediato l’intero apparato, possono creare un precedente, mandare in paranoia qualche developer che vive di rendita, e sollevare di un gradino il videogame dalla definizione di “oggetto per l’intrattenimento”, che pare stargli sempre più stretta. The Stanley Parable rientra in tutte le categorie menzionate. Sebbene ricalchi il sottile solco lasciato dai recenti first-person-non-shooters come Dear Esther e Gone Home, il controverso titolo di Galactic Cafe si è mostrato fin da subito estremamente fuori dagli schemi. Già la demo rilasciata ad una settimana dall’uscita ufficiale, un notevole esercizio di stile sul tema del meta-gioco, aveva lasciato i disorientati spettatori in balia di un hype impossibile da descrivere senza ricorrere ad un aforisma sull’attesa di Flaubert, o agli appunti del direttore creativo di Campari. Il titolo completo non ha deluso le aspettative, rincarando la dose di elementi contorti e oscuri, squilibri narrativi e creativi spunti di riflessione. Ma procediamo con ordine.
Se qualcuno ha bisogno di me, sono nel mio ufficio.
Stanley è un anonimo impiegato in un altrettanto anonimo ufficio, l’esempio vivente di quanto poco ci si metta ad abituarsi al sapore di terriccio nel caffè delle macchinette a gettoni. La vita di Stanley scorre giorno dopo giorno, nell’implacabile routine della società del lavoro, finché un giorno non si ritrova completamente solo all'interno del complesso aziendale; Stanley non se ne sarebbe nemmeno accorto, preso com’era a pigiar bottoni sulla tastiera senza pensare a nulla, se non fosse per quella voce, proprio dietro la sua nuca, che da qualche minuto ha preso a descrivere tutto come fosse in un racconto. Prendiamo subito il controllo di Stanley e seguiamo le velate anticipazioni del narratore...oppure no. L'approccio è un classico in prima persona, perfetto per l'occasione anche grazie al prestante Source Engine adoperato dal team di sviluppo. La vera esperienza di gioco sta nel primissimi e istintivi playthrough, fatti di scelte dettate dall'istantanea immedesimazione; il resto delle ore di gioco saranno dominate dall’irrefrenabile bisogno di esplorare tutte le soluzioni di continuità, di correggere scelte affrettate, o, più semplicemente, di far imbestialire il narratore e osservare la sua rapida trasformazione da distaccato osservatore della vicenda a furioso interlocutore passivo-aggressivo.
"La durata di ogni playthrough può variare da una manciata di secondi a decine di minuti, a seconda delle scelte del giocatore."
La durata di ogni playthrough può variare da una manciata di secondi a decine di minuti, a seconda delle scelte del giocatore, che difficilmente abbandonerà il titolo prima di aver scoperto ogni finale possibile e scovato gli easter egg più nascosti a suon di retry. Dopo qualche ora di straniante esplorazione, che indurrà anche il più lucido degli utenti a lasciarsi alle spalle la consapevolezza di trovarsi di fronte a reazioni scriptate, sarà possibile persino abbandonarsi alla ricerca dei vari livelli interpretativi, che vanno dal sottile ammonimento per l’apatia dell’attuale generazione di videogiocatori ad una pungente critica ai developers concorrenti, senza fermarsi alla sola paternale riguardo l’uso che si fa del proprio tempo.
The Stanley Parable, l’esperienza videoludica più vicina ad un libro-game digitale che sia mai esistita, con uno scripting solido e un voice acting che supera in qualità persino Portal 2, non fa pesare affatto l’utilizzo di un engine ormai vecchio di 10 anni, né l’estrema - e voluta - semplificazione dell’interfaccia di gioco. Certo, non godremo della vista di paesaggi mozzafiato come quelli di Dear Esther, né di altre meraviglie ottenute spremendo al massimo il Source, ma l’obiettivo di presentare un ambiente freddo e asettico, carico di corridoi che si sovrappongono in labirinti escheriani, quale la prigione lavorativa di Stanley, è presto raggiunto ed è funzionale alla messa in scena dell’insolita parabola.
GLI SPAZI METAFISICI DI THE STANLEY PARABLE - di ALESSANDRO SORDELLI
E' doveroso specificare che, come nel caso di Dear Esther - sicuramente il titolo più vicino a questo The Stanley Parable - ci troviamo di fronte ad un esperimento narrativo in forma digitale, più che ad un videogame nella classica accezione del termine. Vestendo i panni del povero Stanley infatti, verremo guidati attraverso una serie di situazioni - particolari e senza dubbio stranianti - verso un finale che non vuole assolutamente fare della morale (come molti si aspettano), ma piuttosto aprire lo spiraglio per una serie di riflessioni sul videogame e sulle sue tematiche. In questo senso The Stanley Parable è il testo sacro del videogame, una vera e propria parabola sul gioco digitale, come suggerisce il titolo stesso, raccontando le vicende di un personaggio senza volto -
"The Stanley Parable è il testo sacro del videogame, una vera e propria parabola sul gioco digitale."
Stanley appunto - privato della sua identità per fare spazio a quella del videogiocatore, come sempre il principale protagonista di ogni vicenda videoludica che si rispetti. Ed è così che gli spazi metafisici e meta-ludici realizzati da Galactic Cafe ci pongono nella situazione di mettere a confronto l'universo finzionale con la realtà, il videogame con la vita di tutti i giorni, in un faccia a faccia con noi stessi nel nostro ruolo, appunto, di gamer. Abbiamo speso diverse ore con il titolo di Galactic Cafe e non crediamo di essere ancora riusciti a prendere visione di tutti gli ambienti, tanto meno di tutte le sottili sfumature del titolo. Nessun videogame prima d'ora era mai stato tanto surreale e oggettivo al tempo stesso. Sarebbe opportuno analizzarne il codice, ma a quanto pare le situazioni ludiche vengono elaborate di volta in volta su base delle partite precedenti, per un'esperienza di gioco ogni volta diversa. Come direbbe Morpheus della saga Matrix, sfortunatamente non è possibile spiegare a parole cos'è The Stanley Parable, devi vederlo con i tuoi occhi...o in questo caso giocarlo.
9.5
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The Stanley ParableVersione Analizzata PCSebbene impossibilitati a rivelare più informazioni sul gameplay per non cadere in facili e imperdonabili spoiler, possiamo affermare con lucidità che The Stanley Parable ha superato ogni aspettativa, abbattendo ogni schema narrativo visto finora in campo videoludico. Sentiamo di consigliarlo a tutti i giocatori in cerca di qualcosa fuori dagli schemi e in grado di ridere sui cliché del videogame senza troppa malizia. The Stanley Parable è l’Essere John Malkovich dei videogiochi, una creatura complessa e informe, che giocheremo più e più volte rimanendo talvolta con le sopracciglia aggrottate e un mare di quesiti, con la sola certezza di aver vissuto un’esperienza tanto surreale quanto poetica.