Recensione Dark Sector

Hayden Tenno sbaraglia i soldati nemici, ma non la concorrenza

Dark Sector
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Dark Sector, chi era costui?

    Probabilmente molti videogiocatori non hanno mai sentito parlare di Dark Sector, o al contrario ne hanno sentito parlare troppo tempo fa. Il motivo è presto detto: questo shooter in terza persona partorito dai Digital Extremes è stato presentato per la prima volta ormai quattro anni addietro, e l’entusiasmo iniziale è stato presto fiaccato da una lunga serie di ritardi, presagi di cancellazione, cambiamenti in corsa e altre amenità di questo genere.
    Il progetto però è finalmente giunto a compimento, e i possessori di PS3 e X360 potranno impersonare l’agente della CIA Hayden Tenno in un gioco d’azione che promette gameplay frenetico, atmosfere horror e trama accattivante.
    Resta da vedere se tali promesse possano essere mantenute da un “outsider” funestato da uno sviluppo lungo e zoppicante, e soprattutto se il titolo è in grado di reggere il confronto con i concorrenti di caratura ben maggiore che hanno visto la luce in questi anni.

    Il mio nome è deja-vu

    Il primo livello di Dark Sector è come di consueto una sorta di tutorial che ci guiderà passo passo nell’apprendimento delle meccaniche base del gioco. Il nostro super-agente della CIA viene controllato con una visuale in terza persona leggermente decentrata (dietro la spalla destra), che ci permetterà di prendere comodamente la mira e sparare (rispettivamente con i grilletti sinistro e destro) con grande facilità. Le classiche azioni sensibili al contesto (saltare un ostacolo, aprire una porta) sono demandate ad uno dei tasti della pulsatiera frontale, che permette fra l'altro di gestire un sistema di copertura simile a quello già visto in tutti gli action di ultima generazione. Di fatto, quando i nemici si faranno più numerosi e gli ambienti più complessi, sarà possibile mettersi al riparo dietro qualsiasi superficie adatta e scegliere il momento migliore per far capolino da una parte o dall’altra, sparare, e tornare a proteggersi. Usando il tasto adibito alla gestione delle coperture in combinazione con lo stick Hayden si produrrà in una capriola nella direzione voluta, ideale per schivare colpi e uscire da situazioni pericolose o per spostarsi velocemente da un riparo all’altro; mentre tenendolo premuto ci lanceremo in una corsa a testa bassa che sarà altrettanto utile.
    Se il tipo di visuale e le meccaniche fin qui enunciate vi sembrano stranamente familiari, avete colto nel segno: Dark Sector non fa nulla per nascondere una spiccatissima ispirazione nei confronti di due ben noti titoli in terza persona, targati Capcom ed Epic (a buon intenditor...); cosa che, se non altro, garantisce un impianto collaudato e appagante. In verità, le somiglianze vanno ben oltre la scelta della terza persona e il gameplay di base e sono riscontrabili praticamente in tutta l’esperienza di gioco: trama, ambientazioni, atmosfere, nemici, boss, sistema di upgrade delle armi, ambienti: tutto è purtroppo, per chiunque abbia un minimo di conoscenza dei due titoli prima citati, un continuo deja-vu.

    Mutazioni Intelligenti

    Fortunatamente dal secondo capitolo in poi fa la sua comparsa l’unico elemento “originale” di tutto il sistema ludico, che nei piani dei Digital Extremes dovrebbe dare un taglio del tutto personale al gioco e renderlo qualcosa di diverso dal solito shooter.
    Il nostro protagonista, che tanto per la cronaca è stato inviato in un fittizio stato dell’ex U.R.R.S per indagare sull’utilizzo di una tossina che provoca mutazioni, viene attaccato dal solito super cattivone, che pensa bene di trasmettergli l’infezione.
    La mutazione ha però effetti decisamente positivi, poichè Hayden acquisisce l’abilità di produrre dalla mano destra il Glaive, una sorta di boomerang a tre lame che può ovviamente essere usato come arma sia nel corpo a corpo che a distanza.
    Da questo momento in poi l’esperienza di gioco si impernia del tutto sull’uso del Glaive: potremo ancora usare una pistola con la mano sinistra, e successivamente comprare dal “mercato nero” ulteriori armi più pesanti (le armi prese dai nemici infatti funzioneranno solo per pochi secondi), ma vi accorgerete presto che la nuova appendice del vostro braccio destro è ben più efficace e appagante nella lotta contro soldati non meglio identificati e mutanti assetati di sangue.
    Questo soprattutto perchè con il progredire della mutazione Hayden acquisterà sempre nuovi poteri e scoprirà nuovi modi di utilizzare il Glaive; prima di vederli nel dettaglio, va detto che questi “potenziamenti” vengono “sbloccati” in modo del tutto automatico in determinati punti del gioco. E’ un meccanismo che da al giocatore un crescente senso di onnipotenza e di appagamento, ma non gli richiede nessun tipo di sforzo o di sfida che avrebbe potuto rendere più interessante la progressione del personaggio.
    In ogni caso, non tutte le abilità acquisite dal Glaive nel corso dell’avventura hanno la medesima importanza: a farla da padrone è sicuramente la possibilità, acquisita abbastanza presto, di pilotare la nostra arma dopo averla lanciata, in una sorta di “bullet time”. Questa funzione, controllabile sia con lo stick destro che con il movimento del pad Sixaxis (decisamente più scomodo), vi farà sbizzarrire e divertire nella continua ricerca di mutilazioni e uccisioni spettacolari, per quanto gittata e mobilità maggiori sarebbero forse state auspicabili.
    Delle molte altre abilità successivamente disponibili, poche in verità si rivelano così ben congegnate: ad esempio il Glaive potrà essere “caricato” con elementi quali fuoco, ghiaccio e elettricità, per usarli contro i nemici o risolvere dei - banalissimi - puzzle, oppure servire per raccogliere a distanza armi o munizioni, ma queste possibilità finiscono per essere decisamente sottosfruttate e, soprattutto, non apportano nessuna novità degna di nota al gameplay.
    Neanche nel combattimento corpo a corpo appare la profondità che sarebbe stato lecito aspettarsi: Hayden ha a disposizione un solo tipo di attacco da ripetere all’infinito, e solo quando potrà finire il nemico si produrrà in uno dei molti colpi di grazia possibili che, come da copione, prevedono varie e spettacolari mutilazioni.
    Insomma, se l’impianto generale di Dark Sector - fatto di evoluzioni balistiche del Glaive e violenza estrema - è sicuramente divertente e coinvolgente, è anche vero che c’è troppo poca varietà e profondità nell’esperienza. Non tutti potrebbero essere soddisfatti di mozzare teste e squartare soldati in un loop infinito, quando anche le le tipologie di nemici, i loro pattern d’attacco e le situazioni di combattimento si rivelano piuttosto limitate e ripetitive.

    Muscoli di Plastica

    Dark Sector si è mostrato fin dalla presentazione come un titolo che puntava molto sull’aspetto grafico “next-gen”; a tale scopo i Digital Extremes hanno creato un motore proprietario denominato Evolution Engine, che mostra fin da subito di avere ottime potenzialità e “muscoli” da vendere.
    Il look è quello di altre ottime produzioni (come Gears of War) votate alla spettacolarità e all’orgia di effetti grafici; indubbiamente l’attenzione dei programmatori si è concentrata sull’utilizzo massiccio di shader, normal mapping e texture ad alta risoluzione, il tutto applicato ad ambienti ampi e ben definiti (ma decisamente poco originali e forse troppo cupi). L’impressione che ne deriva è decisamente positiva, anche il realismo cede il passo di fronte ad un uso troppo artificiale e “plasticoso” degli effetti.
    Non mancano purtroppo sorprese negative che troppo spesso affliggono il comparto tecnico dei giochi di nuova generazione: qualità delle texture estremamente altalenante, ripetuti “scatti” nel framerate, tearing marcato, gestione delle collisioni e delle compenetrazioni fra poligoni approssimativa. Più in generale insomma un’impressione di “non finito” e di poca cura che si cela dietro un apparente maestosità grafica; emblematica la gestione dell’illuminazione, capace di produrre effetti di luce e ombra sia negli ambienti che su Hayden di grande effetto, ma che in realtà si rivelano spesso completamente slegati dalle fonti di luce presenti sulla scena.
    Vanno registrati anche altri elementi non del tutto perfezionati: la telecamera troppo ballerina, un l’implementazione della fisica limitata, alcune animazioni anche del personaggio principale non del tutto convincenti e una serie di bug più o meno lievi sempre in agguato.
    Una menzione d’onore va invece all’ottimo doppiaggio (per quanto le cut-scene non siano affatto preponderanti) e al comparto sonoro in generale, capace di una serie di effetti veramente d’atmosfera indispensabili in un titolo con una seppur lieve vocazione horror. D’altra parte, la colonna sonora è forse troppo minimale e molti potrebbero storcere il naso o essere presi dall’ilarità nel sentire le grida dei soldati uccisi, talmente esasperate da risultare completamente fuori luogo.

    Un bel gioco dura poco?

    L’avventura principale in compagnia di Hayden consta di 10 capitoli, per un totale non esaltante di circa dieci/dodici ore di gioco, a seconda della difficoltà che incontrerete a farvi strada fra i nemici. Il gioco non è particolarmente ostico, dal momento che il livello di difficoltà (è possibile sbloccarne un altro dopo il completamento) sostanzialmente cresce in maniera graduale di pari passo con le abilità del protagonista (e, si presume, con quelle del giocatore nel controllarlo). In ogni caso, un numero adeguato di checkpoint vi eviterà di ripetere sessioni troppo lunghe, anche se la frustrazione potrebbe subentrare quando scoprirete che tutti gli eventi del gioco sono scriptati e sarà necessario ripulire le aree da ogni singolo nemico previsto dal copione prima di proseguire.
    Va detto che praticamente nessuno stimolo al completamento è dovuto alla trama: stra-abusati gli spunti, frammentaria la narrazione, privi di background i personaggi e, dulcis in fundo, completamente privo di carisma il protagonista.
    Ad “allungare il brodo” ecco le immancabili modalità multigiocatore, in questo caso due con appena cinque mappe a disposizione: in entrambe l’unica peculiarità interessante è la possibilità di vestire a turno i panni di Hayden con Glaive, annessi e connessi, e lanciarsi quindi in una probabile carneficina degli altri giocatori costretti a impersonare degli anonimi soldati. Quanto basta per garantire altre ore di svago, ma senza un bilanciamento più attento e una maggior varietà è facile prevedere che i server non saranno pieni per lungo tempo.

    Dark Sector Dark SectorVersione Analizzata PlayStation 3Dark Sector è un titolo che non fa niente per emergere dalla massa: troppi i riferimenti nella trama, nelle ambientazioni e nell’esperienza (in verità al limite del plagio) ad altri titoli ben più maturi. I suoi punti di forza, che nelle intenzioni dovevano chiaramente essere il comparto tecnico e il gameplay basato sul Glaive, non sono stati perfezionati a sufficienza. Ciononostante, se avete già sviscerato i vari Resident Evil 4, Gears of War e Uncharted, se avete ancora voglia di un action/shooter in terza persona con meccaniche collaudate, se siete disposti a pagarlo a prezzo pieno e infine se vi accontentate di qualche ora di buon divertimento e di buona grafica, Dark Sector fa per voi.

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