Dead Space 2: lo abbiamo visto allo Showcase EA, le nostre impressioni

Visto dal vivo allo Showcase EA

Dead Space 2: lo abbiamo visto allo Showcase EA, le nostre impressioni
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Non spaventatevi se avete letto da qualche parte che Dead Space 2 sarà un titolo maggiormente orientato verso l’azione rispetto al suo predecessore. Come più volte sottolineato dal producer, in quella che è stata una delle presentazioni più entusiasmanti nell’ambito dello Spring Showcase di Electronic Arts, il ritorno di Isaac Clarke non cambierà troppo le carte in tavola. Dimenticante quindi le brutte abitudini prese dal “principe” dell’Horror Game (quel Resident Evil che è andato pian piano impoverendosi), ed aspettatevi invece un’esperienza ancora tesa, nervosa, e spaventosa quanto mai. Nuovi nemici, nove armi e nuove dinamiche stanno lì non tanto per cambiare la sostanza “orrorifica” di Dead Space, ma per arricchirla e, se vogliamo, farla diventare ancora più inquietante.

    The Sprawl

    Il gioco si ambienta tre anni dopo gli eventi raccontati in Dead Space, e stavolta non più a bordo di un’isolata nave spaziale. L’improvviso attacco dei Necromorfi si manifesta invece a “The Sprawl”, un’immensa colonia nata attorno ad un complesso minerario su Titano, una delle lune di Saturno. Qualche breve sequenza in-game mostrata alla presentazione rivela scorci architettonici davvero notevoli. Guardando fuori dalle vetrate delle stanze pressurizzate si intravedono folti intrecci di grattacieli e spazioporti, mentre qualche isolato corridoio non risparmia una vista magnifica proprio su saturno, con le minuscole particelle di ghiaccio dei suoi anelli che orbitano lentamente nello spazio. A fianco di questi inaspettati “campi lunghi” (dai cromatismi opachi, ed illuminati dalla luce innaturale dei riflessi planetari), Dead Space 2 propone le atmosfere claustrofobiche tipiche del primo capitolo. Nella breve discesa all’interno di una miniera, Isaac incontra ancora corridoi angusti, stanze minacciose, in cui si assiepano grovigli deformi di strani macchinari. Le ombre di un montacarichi, un sistema di ventole che girano proiettando lame di luce intermittente, bastano per rendere ogni ambiente tetro, inquietante. Le macchine sporche e consumate, le pareti attaccate dalla ruggine, ed un sottile pulviscolo che si muove nell’aria ci riportano subito con la mente ai bellissimi spazi del primo capitolo, proiettandoci in un istante in un nuovo incubo. La continuità, visiva e strutturale, con il primo capitolo, è dunque evidentissima, lampante, e non può che farci piacere. Ma Dead Space 2, da buon sequel, è anche un prodotto più maturo, completo. Anche dal punto di vista narrativo, ci dicono gli sviluppatori. Il protagonista, ad esempio, sarà adesso partecipe, al centro della scena. Isaac, in questo secondo capitolo, interagirà con comprimari e personaggi secondari, con interventi che dipingeranno poco a poco la sua problematica personalità. Non si dimentichi che l’orrore vissuto nel primo Dead Space è marchiato a fuoco sulle retine di Isaac, è come una grossa cicatrice nel cervello. Clarke è tormentato dalle visioni di un incubo vissuto sulla propria pelle, dubbioso della sua stessa sanità mentale. Ed anche il giocatore imparerà ad essere diffidente, a confrontarsi con una demenza allucinatoria contorta. Gli ottimi spunti narrativi del discreto Dead Space Extraction, insomma, vengono raccolti e sfruttati per rendere più interessante il plot di base. Sulla scia di classici immortali (Sfera, Punto di Non Ritorno), questa volta vivremo un’avventura più destabilizzante che mai.

    Impalamenti

    Le novità introdotte non si limitano ovviamente a quanto descritto poco sopra. Piccole innovazioni interesseranno anche il profilo ludico, e soprattutto il versante dello smembramento, adesso più ricco di possibilità. Se nel primo Dead Space colpire ai punti sensibili delle articolazioni era fondamentale per limitare le capacità di movimento degli avversari, staccare le membra dei maledetti necromorfi, in questo sequel, ci darà ulteriori vantaggi. Potremo ad esempio raccogliere gli arti taglienti ed affilati sfruttando i poteri telecinetici della tuta (resi più reattivi), per poi scagliarli come pericolose lance contro gli avversari. Se si è dotati di una buona mira, si potranno letteralmente impalare i nemici, inchiodandoli a colonne e pareti. A tale scopo saranno utili anche schegge metalliche che possono essere recuperate dopo aver distrutto qualche elemento dello scenario, oppure una nuova arma introdotta appositamente, capace di scagliare a tutta velocità delle grosse fiocine. Il fuoco secondario di questo nuovo giocattolino attiverà una potente scossa elettrica che si diffonderà dai proiettili già lanciati; in tal maniera potremo preparare delle trappole per friggere i necromorfi . Sfruttare in maniera tattica l’ambiente e le sue risorse sarà proprio l’approccio necessario per venire a capo di molte situazioni, senza preoccuparsi troppo dello scarso munizionamento (fattore altrimenti decisamente ansiogeno).
    Ad insidiare Isaac su The Sprawl troveremo, oltre alle tipologie di necromorfi già conosciute, nuovi mutanti deformi. Gli Stalker sono senza dubbio i più insidiosi: si muovono come raptor aggressivi, scagliandosi a testa bassa contro la preda, ma non senza un’attenta pianificazione. Solitamente attaccano in coppia, cercando di essere imprevedibili. Si nascondono dietro a colonne ed altri elementi architettonici, affacciandosi poco prima dell’attacco. Una carica rapida, un’unghiata, e poi spariscono di nuovo nell’ombra. Fermarli con la stasi è senza dubbio la tattica migliore.
    Oltre a questi, anche i Pack attaccano in gruppo. Sono deboli, di bassa statura, con la pelle lucida delle aberrazione genetiche. Ma sono capaci di accerchiare Isaac in un lampo, cercando di sopraffarlo con la forza del numero.
    Oltre a questi, troviamo i Ciste, dei necromorfi che si attaccano come piante rampicanti alle pareti, o si insediano negli angoli scuri dei pavimenti. Funzionano come delle mine di prossimità, vomitando vesciche esplosive quando Isaac si avvicina. Ma si se ha buono spirito d’osservazione e riflessi pronti, grazie alla telecinesi si possono afferrare questi proiettili organici, per usarli poi contro altri nemici. Alla stessa maniera i crawlers, piccoli quadrupedi striscianti ricolmi di liquido infetto, possono essere usati come bombe esplosive, una volta decapitati con un colpo di pistola al plasma.
    Le novità introdotte sono dunque molte, e tutte interessanti. L’idea è quella di fare in modo che il giocatore sia cauto nell’esplorazione e creativo nel corso degli scontri, per non lasciarsi scappare l’occasione di utilizzare a proprio favore qualsiasi elemento. La rinnovata interattività ambientale, oltre ad essere impressionante dal punto di vista tecnico, serve proprio a garantire materia prima da sfruttare nei combattimenti. Vomitando quinta late di proiettili sulle pareti, sui tavoli, è possibile adesso fracassare numerosi oggetti. Raccoglierne le schegge in modo da utilizzarle come sopra descritto, o sollevare i pannelli metallici per sfruttarli come scudo sono degli esempi concreti di come Dead Space 2 offra senza dubbio un impianto ludico più versatile. Ma il team è andato ancora oltre, cercando di trasformare l’ambiente di gioco in una fonte continua di rischi ed opportunità. Sparando qualche colpo alle finestre più deboli delle stanze che si affacciano sullo spazio, potremo creare una letale depressurizzazione, capace di inghiottire tutti i nemici assieme ad Isaac. Trascinati dalla forza del vuoto, saremo comunque in grado di mirare, rapidamente, al pulsante per la chiusura di emergenza, in modo da attivare una provvidenziale chiusura di emergenza. Potremo dunque sfruttare a nostro vantaggio questa situazione: due colpi mirati potrebbero bastare per lanciare nel vuoto grandi quantità di necromorfi.
    Interventi come questo, altre introduzioni come una sorta di minigioco per aggirare i sistemi di sicurezza delle porte bloccate, sono tutte introduzioni capaci di intensificare il ritmo di gioco, rendendo l’avanzamento più vario, mantenendo a livelli costanti la tensione, il senso del rischio e della precarietà. E per un serviva horror che si rispetti, non c’è davvero niente di meglio.

    Dead Space 2 Dead Space 2 ha tutto quello che si può desiderare da un seguito sviluppato con cognizione di causa. Recuperando la felice struttura del primo episodio, aumenta le variabili in gioco. Punta da un lato su un impianto narrativo più complesso, meno tradizionalista, dall’altro mantiene inalterato il colpo d’occhio e l’incede angoscioso del suo predecessore. Inserisce numerosi elementi in grado di ampliare l’esperienza, fra nuovi nemici, nuove armi, ed una marcata interattività ambientale, ma non si piega alle logiche della massa, e si mantiene fedelmente ancorato agli stilemi del survival horror. Riesce così ad inquietare e destabilizzare nell’arco di una breve presentazione giocata, con i suoi scorci distorti e l’incessante nervosismo causato dalle minacce sempre in agguato. Resta uno dei prodotti più interessanti previsti per il prossimo anno, già adesso dotato di un forte appeal. Il colpo appare fin ad adesso d’occhio più nitido e pulito, ma avremo modo di dilungarci in questioni tecniche dopo una prova diretta. Speriamo solo che il multiplayer, annunciato ma ancora avvolto nel mistero, non tolga tempo allo sviluppo della storia, il vero cardine del gioco. Certo, siamo molto curiosi di sapere come lo smembramento strategico possa applicarsi al gioco in rete. L’E3, da questo punto di vista, sarà chiarificatore.

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