Homefront: nuovamente alle prese con il single player

l'FPS di Kaos Studios si mostra in single player

Homefront: nuovamente alle prese con il single player
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Tra i moltii First Person Shooter in uscita durante quest’anno solare uno tra i più attesi e promettenti è, senza dubbio, Homefront, ultima produzione Kaos Studios, conosciuti in precedenza per Frontlines: Fuel Of War e ancor più -stavolta sotto il nome di Trauma Studios- per la mod di Battlefield 1942 denominata Desert Combat. Dopo aver saggiato il multiplayer durante lo showcase newyorchese è arrivato il momento di tesare quanto ha da offrire la campagna single player, grazie ad un codice recentemente giunto in redazione che ha permesso di provare i primi livelli di gioco.
    Il titolo è in uscita per Xbox 360, Playstation 3 e PC il 18 Marzo, dopo ben tre anni di sviluppo.

    Una nuova cartina geografica

    La ventata di cambiamenti promessi dall'amministrazione Obama scema ben presto e s'eclissa con il 2013, quando ha termine il mandato presidenziale. I mutamenti ambientali congiunti a una situazione economica drastica, riconducono le aree del mondo a un isolazionismo pre-globalizzazione: l'America perde l'alleato Europa, non frapponendo alcuna resistenza alla crescita economica del continente asiatico, sospinta dalla Repubblica Popolare Cinese.
    E' in questo clima di teso dialogo che Kim Jong-Il, leader della Corea del Nord, lascia le redini dello Stato al figlio Kim Jong-Un, appena prima di passare a miglior vita nel 2012. Il nuovo leader si dimostra ben più aperto del genitore e avvia un tavolo di discussione con l'Occidente, guadagnando un favore tale da portare a compimento un obiettivo storico: l'unificazione della Corea del Nord con la più sviluppata Corea del Sud. Un ricongiungimento dettato da interessi pacifici, che nasconde tuttavia palesi velleità di dominio.
    Nel 2018, infatti, la Greater Korean Republic muove all'assalto del Giappone e lo conquista sotto la minaccia atomica: altri stati dell'orbita giapponese sono costretti a riconoscere la superiorità coreana e accettare la sottomissione.
    Da qui Kim Jong-Un inizia a pensare in grande e prepara un attacco al cuore dell'Occidente, gli Stati Uniti. L'esercito è di dimensioni cospicue, stolto quanto basta per obbedire ciecamente ai superiori, spietato a sufficienza per non avere tenerezza di donne e bambini. L'occupazione si consuma in appena un biennio, tra il 2025 e il 2027: al termine di quest'ultimo i coreani controllano un’area che va dalla costa del Pacifico al Mississippi, rinominata Democratic People's Republic of America, Stato fantoccio che di democratico ha solo il nome.
    Questo lo scenario che Kaos Studios ci sbatte letteralmente in faccia sfruttando una presentazione cruda e genuina, che abbandona ogni orpello da computer grafica utilizzando invece filmati di repertorio montati ad-hoc. Lo shock iniziale è paragonabile ad un pugno allo stomaco; sensazione che permea ogni istante di gioco, mantenendo costantemente il giocatore con il fiato sospeso.

    Niente di nuovo sul fronte Occidentale

    Dal punto di vista del gameplay Homefront si presenta come il più canonico degli FPS, mantenendo la linearità che compete a tutte le produzioni pesantemente story driven ed utilizzando a man bassa gli script per movimentare l’azione e coinvolgere il giocatore. Ci ritroveremo, dunque, almeno fin nei livelli da noi provati, a sperimentare una prosecuzione molto fluida e ritmata, cadenzata da continui scontri a fuoco in aree delimitate e da intermezzi in compagnia dei molti NPC presenti. Il tutto in quasi completa assenza di caricamenti, che s’intrometteranno solo tra un capitolo e l’altro.
    Il pathos è tenuto vivo non solo dall’elevatissimo ritmo dell’azione ma soprattutto dall’abbondante ed intelligente sfruttamento degli script, atti non solo a coinvolgere l’avatar in prima persona ma anche a mostrare accadimenti collaterali sullo sfondo (es. un’esecuzione o l’arresto di civili). Essenziale, in questo senso, anche il level design, in senso artistico quanto pratico. Una San Francisco in rovina è apparsa a dir poco ideale per sistemare un mosaico narrativo di tale fattura; inoltre, interessanti sono apparse alcune scelte di design che, alla stregua dei vari Call of Duty, mostrano soventi alternanze tra interni ed esterni, aree chiuse ed aperte, mostrando spesso al giocatore qualcosa d’inedito.
    Rimanendo in tema di varietà Homefront ha mostrato, già in questi primi livelli, una buona gamma di situazioni da esplorare, partendo dai più classici assedi dai quali svicolarsi sino ad arrivare a proverbiali sezioni on-rail. Gradevole, da questo punto di vista, la possibilità -in determinati frangenti- di pilotare un drone radiocomandato, capace di spazzare via la fanteria nemica e distruggere eventuali mezzi corazzati presenti in zona.
    Buona è parsa anche la dotazione bellica che, alla stregua dell’ultimo Bad Company, si compone d’una varietà d’armamenti contraddistinta anche dalla presenza di silenziatori, mirini telescopici e quant’altro, mantenendo comunque una buona differenziazione di base. Va sottolineata, in questo caso, anche la cura nella riproduzione delle bocche da fuoco, solide non solo da un punto di vista estetico ma anche funzionale grazie ad un’efficace effetto rinculo e alle varie differenziazioni del caso.
    Molto meno interessante l’IA nemica, incapace, almeno in questa versione, di dimostrarsi competitiva. Le routine appaiono quelle standard, in grado solamente di sfruttare un minimo le coperture ed attentare -ci mancherebbe altro- alla vita del videoplayer. L’incremento delle difficoltà, al solito, mostra un semplice aumento di danno e resistenza, senza far notare peculiari modus operandi.

    Dal punto di vista tecnico la produzione Kaos Studios si mostra abbastanza soddisfacente, grazie ad una modellazione poligonale di discreto livello (nella quale spiccano i modelli delle armi) ed una texturizzazione al passo coi tempi, forte soprattutto di una folta schiera di effetti superficiali. Di ottimo livello gli effetti particellari, capaci di riempire letteralmente la scena e coinvolgere il giocatore. Al solito, tuttavia, quel che si guadagna da una parte lo si deve tornare dall’altra; in questo senso in termini di frame rate, che sente leggermente il peso delle situazioni più concitate.

    Homefront Per quanto riguarda il single player, pur non discostandosi troppo dai soliti CoD, il prodotto Kaos Studios pare poter dire la sua per imporsi, grazie a varietà di situazioni e pathos/qualità della narrazione, nell’affollato panorama FPS di questa generazione. Ora non resta che attendere il mese di Marzo e la versione completa, di cui puntualmente Everyeye vi proporrà l’analisi.

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