Provato Resident Evil 6: Ada e Leon

In attesa della review, un piccolo sguardo alle campagne di Ada e Leon

Provato Resident Evil 6: Ada e Leon
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Resident Evil 6 si avvicina. E dopo le due demo rilasciate su Marketplace e PSN, dubbi e preoccupazioni dei fan si acuiscono sempre più. I dibattimenti più accesi riguardano l'evidente deriva Action che la saga ha ormai preso a partire dal quarto capitolo. Ma se la scampagnata spagnola di Leon aveva ancora elementi survival, il nerboruto Chris del quinto capitolo ha definitivamente rinnegato l'eredità della prima trilogia, traghettano Resident Evil nei domini dello sparatutto in terza persona.
    Capcom aveva però promesso che questo nuovo episodio avrebbe in qualche modo accontentato i fan di vecchia data, e vista l'eterogenea composizione del cast, che include Jake, Leon, Chirs e Ada, i nostalgici hanno davvero sperato che si potessero rivivere in qualche modo le emozioni di un tempo.
    L'attenzione dei conservatori è finita in particolare sulle campagne di Leon e Ada, che avrebbero dovuto in qualche maniera ricordare i fasti di un tempo.
    Noi di Everyeye.it stiamo giocando da qualche giorno al codice completo, e vogliamo raccontarvi le nostre impressioni sui primi capitoli di queste due campagne. Vi avvertiamo: non tutti sarete contenti.

    Leon Kennedy

    Leon comincia la sua avventura all'interno del College di Tall Oaks, ridente cittadina americana. Sappiamo tutti cosa succede: un attentato bioterroristico mette in ginocchio la popolazione, colpendo anche il presidente degli Stati Uniti, che si trovava lì per un comizio. Nel corso della scena iniziale Leon spara al presidente-zombie per salvare Helena, con la quale dovrà attraversare la città per raggiungere la cattedrale: lì, Helena ha promesso di rivelarle nuove verità sull'attacco e sul virus.
    L'avventura inizia con un capitolo introduttivo che dovrebbe aumentare la salivazione dei fan. L'avanzamento lento e sospetto di Leon, che attraversa le sale deserte del college aprendo le porte con circospezione, è pensato per ricordarci la sua avventura a Racoon City. In verità questa introduzione appare troppo lineare e lenta per soddisfare pienamente. Migliorano le sequenze successive, in cui il numero di Zombie è ancora accettabile. Usciti nei cortili esterni si incontra qualche nemico che si muove lentamente, nascosto dal buio della notte. Di tanto in tanto un lampo rischiara l'ambiente, rivelando i profili minacciosi dei non-morti.
    Ci sono sequenze più tese, in cui dobbiamo resistere all'assalto di un nutrito gruppo di infetti, ma il tutto è bilanciato da sequenze dai ritmi meno accesi, che si focalizzano, per quanto possibile, sull'esplorazione.
    Possiamo dirci soddisfatti, nel corso della prima mezz'ora. Purtroppo però le cose degenerano presto. Dopo una serie di Quick Time Event abbastanza convincenti, i protagonisti scendono nei tunnel sotterranei della metropolitana. Un po' trita e poco ispirata, l'ambientazione non è il massimo, ma ci conduce nel centro della città regalandoci un paio di momenti molto ispirati, compreso il tripudio di viscere in cui esplodono gli zombie colpiti dai treni ancora attivi. Peccato che Leon si senta di sottolinearlo urlando “Zombie Express”: battuta d'autore.
    Il problema con la campagna di Leon comincia quando si esce all'esterno. La città è totalmente nel panico: gruppi di civili assaliti, auto impazzite, esplosioni. La resa complessiva dello stato emergenziale è ottima, peccato che poi ci chiudano in un negozio di armi, assieme a qualche altro sopravvissuto, a respingere quintali e quintali di Zombie. E' in questo momento che si avverte il pesante scollamento fra i vecchi Resident Evil e il nuovo corso della serie. Tutti ricordiamo l'assalto nella chiesa all'inizio del quarto capitolo: si tratta di un momento tesissimo, in cui dovevamo controllare due piani, cercando di evitare che i Granados entrassero nell'edificio. Qui si tratta invece di una sparatoria reiterata ed estesa, con pochi spunti interessanti. Si spara, si raccolgono proiettili e granate, e per una lunga decina di minuti non si fa altro che massacrare zombie mentre siamo chiusi in una stanza. Gli espedienti narrativi per tenerci occupati sono di bassa qualità, e saliti al piano superiore la scena si ripete. Qui arrivano anche delle enormi aberrazioni piuttosto minacciose: come se il Virus-C avesse gonfiato a dismisura lo strato di adipe di questi zombie pachidermici. Leon non ci pensa due volte ad asserire: “li fanno anche Extra Large”.
    Da questo momento in poi l'epopea di Leon sembra abbandonare la strada tracciata inizialmente, per tornare a concentrarsi su proiettili e granate. Il nostro ha altri quattro capitoli per “redimersi”, ma attualmente le impressioni non sono del tutto positive.

    Ada Wong

    Ada Wong fa il suo ingresso in scena svelando il suo corpo tutte curve; ai maschietti questo basterà per perdonargli qualche leggerezza. Il primo capitolo della campagna in solitaria della bella protagonista è ambientato all'interno di un sottomarino. E le fasi iniziali cominciano alla grande: Ada deve muoversi silenziosamente, non farsi scoprire, uccidere i nemici infetti che pattugliano la zona con attacchi corpo a corpo che li colgano di sorpresa. Una sorta di deriva Stealth, che ci conduce negli stretti cunicoli delle paratie per evitare i laser e gli allarmi.
    Che si tratti di una sezione un po' instabile si capisce nel caso in cui ci scoprano. In quel caso tutte le guardie del livello si precipiteranno addosso all'intrusa, tenendoci impegnati per lunghi minuti in una sparatoria estenuante. Quasi quasi è meglio lasciarsi morire e tentare da capo. Proseguendo verso la pancia del gigante metallico, le cose cominciano a farsi gradualmente più movimentate. Nonostante l'ambientazione trasmetta ottimamente l'idea di una claustrofobica insicurezza, ben presto l'impronta action del titolo torna di prepotenza: vi basti sapere che all'interno del sottomarino si trovano addirittura torrette automatiche, con cui falciare manipoli di infetti.
    Francamente non capiamo perchè Capcom non abbia voluto ascoltare le richieste dei fan almeno in questa campagna, che non si può giocare in cooperativa e avrebbe potuto essere un perfetto controcanto alle avventure più ritmate del tris di protagonisti maschili.
    C'è da dire che ad un certo punto di questo capitolo Ada si imbatte in un enigma di quelli dal sapore retrò: il tempo sufficiente a sbloccare una porta basta per farci gongolare. Ma si tratta solo di una parentesi, perchè poi, mentre il sottomarino sta affondando a causa di un'esplosione imprevista (non li fanno più i sottomarini di una volta!), torniamo soprattutto a sparare. Un paio di immersioni nell'acqua che invade i compartimenti stagni ci fanno riassaporare le atmosfere dell'eccezionale Revelations, e la corsa contro il tempo che ci conduce fuori pericolo è tutto sommato piacevole, ma complessivamente anche Ada ha i suoi momenti tutti bossoli e polvere da sparo.
    Duplice e misteriosa, la bella agente riserverà qualche sorpresa nella prosecuzione della sua missione?

    Shoot like no other

    Prima di chiudere, ci teniamo a puntualizzare qualche altro concetto. Resident Evil 6, si è capito, non è un survival horror. Da questo punto di vista, è giusto affermare che si tratta di un “brutto Resident Evil”. Del resto il mantenimento della numerazione progressiva non può portarsi dietro solo i vantaggi legati alla fama del marchio: deve anche imporre al team di sviluppo la necessitò di confrontarsi con l'orizzonte d'attesa dei giocatori.
    Non diremmo però che Resident Evil 6 è un brutto shooter. Non siamo al top della categoria, sicuramente, né per qualità tecnica né -tantomeno- per dinamismo e originalità, ma bisogna riconoscere che l'ultimo lavoro Capcom potrebbe far felici gli amanti del genere. Limitano molto l'influenza delle coperture dinamiche, propone un'azione ben concepita, in cui il giocatore deve stare costantemente attento allo stato del suo personaggio. Le munizioni sono sufficienti ma non abbondanti, ed è meglio non sparare a vuoto. I colpi rapidi con cui possiamo stordire gli zombie ci permettono poi di avvicinarci e finire gli avversari con un attacco corpo a corpo, ma la stamina non è infinita e dopo un po' si corre il rischio di rimanere inermi e col fiatone. Anche le erbe curative, che qui vengono combinate e inserite all'interno di un portapillole, tendono ad esaurirsi in fretta.

    Insomma, un po' di strategia e di tattica non fa male. Certo, la struttura complessiva tende a chiuderci troppo spesso a difendere zone assediate dagli avversari: un po' più di varietà dal punto di vista delle situazioni di gioco non guasterebbe.
    C'è poi da considerare tutta la struttura di modalità e opzioni. Ad esempio coi punti raccolti sul campo si possono acquistare e potenziare abilità per migliorare le caratteristiche del protagonista, e oltre al Co-Op troviamo l'immancabile Mercenari e persino la Caccia all'Uomo: nei panni di un infetto dovremo in questo caso “invadere” la partita di un altro giocatore per trasformarci nella sua nemesi. Insomma, nonostante il dolore per la morte di Resident Evil come lo conoscevamo (speriamo che su portatile la saga continui a preferire un approccio meno Action), bisogna anche riconoscere qualche qualità alla nuova formula di Capcom.

    Resident Evil 6 Anche Leon e Ada tradiscono in parte le aspettative degli ultimi sognatori. Chi sperava che Resident Evil 6 potesse tornare sui passi dei primi BioHazard deve ricredersi una volta per tutte. Questo capitolo per Home Console si attiene invece al canone del Third Person Shooter, proponendo anche nelle fasi di esplorazione un'evidente deriva Action. Decidete in anticipo, quindi, se lasciar perdere o dare una chance al titolo Capcom. Nonostante un comparto grafico con evidenti problemi, struttura portante e gameplay possono dare qualche soddisfazione ai giocatori dal grilletto facile. Restate ovviamente su Everyeye.it per la recensione completa.

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