Recensione Final Fantasy Tactics: The War of the Lion

A War of Lions and Zodiac Braves

Recensione Final Fantasy Tactics: The War of the Lion
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    Final Fantasy Tactics: The War of the Lions è un porting potenziato del quasi omonimo titolo del 1997, spin off tattico partorito dai creatori di Ogre Battle uscito sulla scia del settimo capitolo della saga principale.
    Forzato portabandiera del vessillo di Ivalice Alliance, ma anche pioniere dell'iniziativa SquareEnix, originariamente disponibile unicamente per la buona vecchia Playstation, non fu mai distribuito in Europa.
    Una delle più grandi attrattive di questa riedizione è dunque la facile reperibilità, che lo rende accessibile alle nuove leve, ma anche a coloro i quali dieci anni fa non hanno avuto la possibilità di fare esperienza di quello che è universalmente riconosciuto come uno dei videogiochi migliori mai creati.
    La scelta di mantenere inalterata la cosmesi del titolo, limitandosi ad arricchirlo con nuovi elementi piuttosto che ritoccarne gli originali, è quantomai coraggiosa. Il risultato finale è un prodotto che paradossalmente, a causa di alcuni problemi e limitazioni che avremo modo di analizzare più avanti, si rivela più adatto a conquistare il cuore dei nostalgici che una fetta di mercato più giovane e moderna.

    Boring Story! You're Asleep!

    Accompagnati da Arazlam Durai, storico di Ivalice, ci immergeremo in un mondo fantasy sinistro e crudele, nel tentativo di scoprire la verità dietro il tragico evento chiamato “La guerra dei Leoni”.
    Nell'accademica premessa dello storico verremo introdotti ai nomi di Delita Hieral, comune membro del popolo trasformatosi in eroe, e di un'altra misteriosa figura cancellata da quasi tutte le cronache ufficiali che risponde al nome di Ramza Beoulves.
    Così, iniziato il gioco vero e proprio, un intelligente uso del flashback ci calerà sul palco di un mondo in cui due forze politiche in corsa per il trono e la chiesa sono burattini nelle mani di misteriose figure in cerca di potere.
    La strada per la verità ci porterà, nei panni di Ramza, ad incrociare il cammino con un grande numero di personaggi, che si renderanno protagonisti di una girandola di situazioni imprevedibili e clamorosi colpi di scena.
    La trama, estremamente complessa, ha ancora il potere di catturare completamente il giocatore, grazie sopratutto alla sua maturità ed ai numerosi spunti di riflessione che riesce ad offrire.
    L'intero script del gioco è stato rivisto e corretto, eliminando completamente le piccole imprecisioni grammaticali che lo affliggevano nell'edizione originale, ed arricchendo notevolmente i dialoghi, ora ancora più enfatici. Quest'operazione di rinnovo ha quasi completamente cambiato i nomi delle abilità ed anche di alcuni personaggi. Olan Durai è ora ad esempio Orran, mentre Algus è cambiato in Argath. Questa scelta, anche se presumibilmente rende il prodotto finale decisamente più fedele allo script originale, potrebbe far storcere il naso ai puristi dell'edizione del 1997.
    La storia si svela lentamente, principalmente attraverso cutscene realizzate con il motore grafico del gioco e finestre di dialogo, che solitamente fungono da introduzione o conclusione alle battaglie. Dalla mappa del mondo principale è anche possibile accedere ad un'utilissima schermata in cui sono riuniti bios dei personaggi e riassunti degli eventi, che potremo inoltre riprodurre con l'apposita pressione di un tasto per rinfrescarci la memoria o goderci ancora una volta uno dei tanti, bellissimi momenti della trama.

    Dieci anni di attesa sono il prezzo da pagare per vedere questo titolo anche in Italia, eppure sembra non siano stati sufficienti a garantirne una localizzazione nella nostra lingua. La sceneggiatura di Final Fantasy Tactics è così intricata, e il linguaggio utilizzato così ricercato (ben più complesso di Final Fantasy XII -ovviamente parliamo della versione Inglese- fino ai livelli di, per chi ancora ne serba il ricordo, Vagrant Story), che persino chi è a proprio agio con l'idioma straniero potrebbe trovarsi in difficoltà. Purtroppo questa elevata barriera linguistica compromette la fruizione di quella che è con ben poche riserve una delle storie più belle narrate dall'alba dei tempi videoludici.
    Armatevi dunque di dizionario e tanta pazienza, perchè un tale sacrificio è necessario per godere appieno di un titolo che punta tutto il proprio fascino sulla sceneggiatura elaborata e di grande qualità.

    Layer upon layer make your mark, now!

    Il lavoro di riadattamento e ampliamento dello script è stato svolto con precisione certosina.
    Il timore che la trama potesse essere modificata o alterata si è rivelato infondato: tutte le aggiunte si incastrano alla perfezione in un puzzle che, una volta completato, rende Ivalice ed i protagonisti che la popolano ancora più dettagliata e viva che in passato.
    L'incursione di due nuovi personaggi giocabili, provenienti da altri capitoli della serie Square, sicuramente esercita un certo richiamo tra gli appassionati, ma si rivela un semplice fan service: sia Luso (protagonista dell'imminente Final Fantasy Tactics A2 per DS) che Balthier (che abbiamo imparato ad apprezzare in Final Fantasy XII) sono semplici macchiette, nemmeno troppo utili in combattimento, incapaci di ritagliarsi uno spazio significativo nella storia, al contrario di un altro ben più illustre ospite già presente nella versione Playstation del gioco. Molto più piacevoli ed utili invece alcune digressioni, comprendenti missioni e cutscene, dedicate al personaggio di Delita.

    Kupo! Round and round you go!

    I giocatori più giovani riconosceranno nello scheletro del gameplay di Final Fantasy Tactics le basi di un genere che ha trovato tra le sue incarnazioni recenti più riuscite Disgaea e tutta la serie di titoli made in Nippon Ichi. In verità proprio lo strategico Square è stato il prodotto che ha dato vita a questo sottogenere dei giochi di ruolo. Malgrado la mancanza di tutti quegli elementi che condiscono le produzioni odierne, The War of the Lions riesce comunque a mantenersi un prodotto fresco, divertente e ricco di spunti di interesse.
    Esattamente come nell'originale, il gameplay si divide in due parti ben distinte. Una di gestione delle truppe ed una di combattimento.
    Nella prima, che avrà luogo principalmente sulla mappa di Ivalice, potremo spostarci seguendo gli eventi della trama del gioco, indicati da piccole sfere rosse poste sulle locazioni di interesse, oppure vagando per i luoghi già visitati in precedenza. Questi si dividono tra “danger zone” in cui, di tanto in tanto, potremmo venire coinvolti in incontri casuali, ed aree abitate, come castelli e cittadine, in cui è possibile acquistare oggetti, reclutare nuovi soldati, trattare le pelli dei mostri sconfitti o recarsi in un Pub.
    Qui, oltre a bere del sano latte, Ramza potrà recuperare informazioni su alcuni eventi importanti non necessariamente legati alla trama, grazie a cui arricchire ancor più la già abbondante storia di background di Ivalice, inviare i propri sottoposti in spedizioni alla ricerca di denaro o oggetti rari oppure accedere a due nuove funzioni inserite in questa versione PSP del gioco. Grazie alle opzioni Rendezvous e Battle potremo infatti lanciarci in sfide rispettivamente cooperative o agonistiche con amici dotati di una seconda PSP con la copia del gioco inserito. Le missioni in cooperativa in particolare risultano molto divertenti, e permettono inoltre di guadagnare dei preziosi oggetti inediti.
    Purtroppo le limitazioni imposte dalla necessità di due console e due umd di Final Fantasy Tactics rendono difficile la fruizione del multiplayer. Avrebbe risolto il problema una semplice modalità con singola console, fondata sul passaggio della PSP tra due giocatori, oppure la tanto auspicata modalità online.

    Remove me? No way, I am you and you are me.

    Accedendo al menu principale dalla schermata della mappa potremo cambiare l'equipaggiamento in dotazione ai nostri soldati (fino a 24 possono ora infoltire le schiere del nostro piccolo esercito personale) e deciderne il Lavoro d'appartenenza.
    Final Fantasy Tactics basa la personalizzazione delle proprie unità sul celebre Job System, introdotto per la prima volta nel terzo capitolo della saga. Scegliendo tra ben 22 classi disponibili e acquisendo sufficiente esperienza in combattimento, potremo guadagnare un grandissimo numero di abilità divise in quattro categorie, per poi allocarle in cinque appositi slot.
    Le abilità primarie, determinate dalla classe d'appartenenza, sono una serie di comandi da utilizzare nelle battaglie. Ad esempio il monk potrà usare il chakra per curarsi, resuscitare i soldati caduti o colpire i punti di pressione di un avversario causandone la morte entro pochi turni. Mago bianco e mago nero invece avranno a disposizione il classico set di magie tipiche della serie, mentre i cavalieri potranno tirare potenti fendenti per spaccare pezzi di armatura degli avversari.
    Ogni classe è dotata delle proprie abilità, e potremo settare una seconda scuola di appartenenza, posizionandola nel secondo slot del personaggio, creando potenti quanto improbabili combinazioni, come un Cavaliere in grado di usare magie di cura o un Dragooner armato di balestra con tanto di skill da cecchino.
    I rimanenti tre slot sono deputati rispettivamente alle abilità di potenziamento passivo, di movimento e di reazione. Giostrando con le abilità apprese da ogni classe, potremo quindi far si che i personaggi diventino capaci di camminare sulla lava, saltare più in alto, equipaggiare spade indipendentemente dal Job, o eseguire potenti contrattacchi e parate.
    Inizialmente potremo scegliere solo tra una manciata di lavori, ma aumentando il livello dei principali (grazie all'acquisizione dei Job Point, ottenibili eseguendo una qualunque azione in battaglia) se ne sbloccheranno di nuovi.
    Questo sistema spinge a cambiare spesso il ruolo di ogni personaggio, favorendo al contempo la composizione di un party versatile, caratteristica indispensabile per superare in particolare le primissime ore di gioco. Purtroppo, con il prosieguo della storia, le nuove classi che si renderanno disponibili e, sopratutto, il sopraggiungere di altri personaggi principali, che sfoggiano classi d'eccezione decisamente più potenti di quelle in dotazione alle reclute generiche, fanno calare notevolmente il livello di difficoltà, che a partire dal secondo capitolo diventa una continua discesa, se si esclude uno scontro proprio alla fine del terzo capitolo (ah, maledetto Velius). Questo mancato bilanciamento vanifica in parte anche l'operazione di character building, rendendo inutile soffermarsi a provare con cura classi come l'arciere o il samurai.
    I programmatori, approfittando di questa riedizione, hanno apportato però alcuni ritocchi, prestando attenzione al potenziamento e al depotenziamento di alcune abilità, senza però sortire grandi effetti (e stravolgendo uno degli ultimi personaggi giocabili che si unirà al party). L'unico cambiamento veramente significativo riguarda i prerequisiti per sbloccare alcuni classi, come il Ninja, notevolmente più duro da ottenere:è stupefacente vedere come quella che sembra una cosa da poco sia in grado di incidere notevolmente sul livello di difficoltà, rendendo ancora più complicato il completamento di un paio di scenari.
    L'aggiunta di due classi inedite, l'Onion Knight e il Dark Knight, ancora una volta non cambia le carte in tavola, lasciando immutato il tutto sommato piacevole squilibrio del gameplay, e piuttosto facendo guadagnare punti in longevità (ottenere il cavaliere oscuro è un'operazione che richiede tempo, pazienza e dedizione).

    Absorb power in the sky and strike!

    Una volta completato il setup delle nostre unità, potremo lanciarci scendere in battaglia, sia che si tratti di un combattimento utile a proseguire nella storia che di un incontro casuale.
    Dopo aver disposto un numero variabile di unità (che va da quattro a sei, in base alla complessità dello scenario che ci accingiamo ad affrontare e alla presenza di "guest", ovvero personaggi alleati guidati dalla CPU), la telecamera scenderà lentamente sul campo di battaglia, mai troppo grande ne complesso da gestire, sul quale verranno chiaramente mostrate tutte le unità sotto il nostro comando e quelle avversarie.
    Ogni tile degli scenari in cui si svolgono gli scontri dispone di alcune caratteristiche, che possono influire sulla capacità di attacco o difesa delle nostre truppe o su quelle di movimento (è, ad esempio, impossibile sferrare colpi sostando nell'acqua alta). Inoltre bisogna sempre considerare possibili zone di copertura ed alture: attaccare da una posizione sopraelevata è sempre più efficace, così come avere le spalle coperte per evitare attacchi a sorpresa.
    L'ordine in cui le "pedine" si muoveranno è determinato da una barra visibile sotto ogni personaggi, denominata Charge Time. Quando questa barra sarà carica potremo muoverci e attaccare o utilizzare un'abilità: in base a quali azioni avremo compiuto, la barra CT si caricherà di nuovo più o meno velocemente. Questo significa che, muovendosi e attaccando, dovremo attendere più a lungo per il prossimo turno, mentre limitandoci al solo movimento o alla sola esecuzione di un'azione, il momento di inserire altri comandi arriverà prima.
    Questo sistema, all'apparenza complesso (specie se si considera che ogni incantesimo ha un Charge Time proprio), non solo è estremamente funzionale una volta padroneggiato, ma garantisce anche uno svolgersi degli incontri interessante e ricco di imprevisti, visto l'alternarsi irregolare di truppe alleate e nemiche.

    La cura riposta nella conversione della sceneggiatura del gioco purtroppo non è stata dedicata anche al gameplay spicciolo del titolo, che soffre di un paio di problemi piuttosto gravi.

    Per motivi che risultano a dir poco oscuri, mancano, durante i combattimenti, le celebri battle quote, ovvero frasi che accompagnavano saltuariamente nell'originale l'uso di incantesimi e abilità. Per quanto decisamente accessorie, si trattava di aggiunte che contribuivano notevolmente a mantenere alti spirito e atmosfera del gioco.
    Partendo dai difetti meno importanti, durante il primo capitolo del gioco la difficoltà piuttosto alta potrebbe portare, in alcune missioni, al generarsi di situazioni prive di speranze di vittoria. Normalmente, per evitare frustrazione, il giocatore medio preferisce resettare la partita per passare del tempo aumentando il proprio livello, o semplicemente tentare una diversa configurazione del party. Nell'originale, premendo i quattro tasti laterali, start e select, era possibile effettuare un "soft reset" della console, ovvero tornare immediatamente alla schermata del titolo per ricaricare una missione. I programmatori sembrano aver completamente dimenticato che la PSP non ha quattro laterali, indi è impossibile riavviare una partita se non spegnendo e riaccendendo la console, perdendo quindi un paio di minuti tra caricamenti (più lenti nella versione PSP che in quella PSOne) oppure perdendo di proposito.

    Temple. It means shrine. It's also the upper part of the face.

    Il primissimo cambiamento apportato dai programmatori, subito evidente, riguarda l'introduzione di scene animate, che rimpiazzano ora alcuni importanti passaggi della trama.
    Realizzate in cel shading, colpiscono per ben più d'un motivo: innanzitutto graficamente riprendono alla perfezione il peculiare tratto di Akihiko Yoshida. Inoltre la cura per la fotografia, il taglio registico e l'ottimo doppiaggio (inserito unicamente nella versione USA e PAL) rendono questi piccoli cortometraggi dei veri e propri capolavori.

    Il motore grafico di Final Fantasy Tactics: War of the Lions, è un connubio di ambientazioni tridimensionali molto semplici e sprite 2D di dimensioni ridotte ma molto ben animati e dettagliati. Ogni personaggio è perfettamente distinguibile dall'altro: le classi sono ben disegnate e differenziate, e lo stesso vale per i protagonisti. Durante gli attacchi è persino possibile riconoscere quale arma o scudo è in dotazione delle varie truppe.
    Ad ogni magia e abilità speciale corrisponde un preciso effetto speciale, realizzato con semplici ma efficaci animazioni e trasparenze accompagnati da un filtro che sfuma lo schermo in vari colori, donando una connotazione quasi teatrale alla scena. In effetti, l'impostazione degli stage, l'uso di ombre nette e di colori spenti contrapposti ai fondali realizzati con semplici gradienti, la predominanza del nero e del grigio (a volte penalizzati dal ghosting della maggiorparte degli schermi PSP), assieme alle doti "recitative" degli sprite e dei dialoghi sembrano voler dar ragione a chi in passato ha sostenuto che "se Shakespeare avesse realizzato un gioco, quello sarebbe stato Final Fantasy Tactics". Ovviamente, l'effetto generale non è più lo stesso stupore che poteva suscitare il titolo nel 1997, eppure il tutto resta ancora estremamente apprezzabile, specie al palato dei giocatori nostalgici.
    Purtroppo non tutto è andato liscio in fase di conversione, anzi il titolo è afflitto da un problema di lag piuttosto grave durante l'esecuzione di praticamente tutte le abilità e gli incantesimi: il tempo di durate delle animazioni è quasi triplicato rispetto all'originale, con conseguenze pesanti sulle magie che colpiscono più bersagli. Inoltre i clip sonori che dovrebbero accompagnare tali sequenze restano della giusta durata, e lasciano il giocatore immerso nel silenzio per alcuni, pesanti decimi di secondo.
    A questo si aggiunga che il gioco ha subito un downgrade sonoro, specie per quanto riguarda gli effetti speciali (vento e fulmini sembrano venuti fuori da un Super Nintendo mal emulato) per comprendere per quale motivo non si possa assolutamente lodare il lavoro svolto da Square.
    Fortunatamente è rimasto della medesima, altissima qualità il commento sonoro ad opera del sempre eccezionale Hitoshi Sakimoto che, fiancheggiato dal quasi inseparabile Masaharu Iwata. I due hanno creato un accompagnamento oscuro e drammatico, sempre adatto a rendere palpabili le forti emozioni che la storia di The War of the Lions è in grado di suscitare. Va segnalata inoltre la presenza di alcuni brani riarrangiati di ottima qualità, che introducono i filmati inediti.

    Long story short. Short story long.

    La longevità di questo War of the Lions, malgrado tutte le aggiunte del caso, si assesta sugli stessi, ottimi standard della versione Playstation. Parliamo di una quarantina d'ore per portare a termine la storia principale, a cui se ne aggiungono centinaia per potenziare al massimo tutti i personaggi, acquisire aclune skill segrete (alcune sono davvero complicate da ottenere!) e completare una lunga e bellissima subquest che, alla fine, vedrà il nostro roster dei protagonisti notevolmente accresciuto.
    Vista la difficoltà di tutti questi task opzionali, può succedere di finire il gioco senza addirittura notarne l'esistenza, il che dona al titolo anche un altissimo replay value.
    Se a tutto questo si aggiunge che, per quanto limitatamente, ci si può cimentare in missioni cooperative con un amico, la possibilità che Final Fantasy Tactics: The War of the Lions diventi ospite fisso dell'alloggio UMD della vostra PSP è decisamente elevata.

    Final Fantasy Tactics: The War of the Lions Final Fantasy Tactics: The War of the LionsVersione Analizzata PSPEppure, bastano un compartimento grafico non al passo coi tempi e alcuni problemi di conversione a compromettere la valutazione finale di un gioco che fa di trama e gameplay le sue carte più alte? La risposta è: non proprio. Fosse stato Final Fantasy Tactics: the War of the Lions uno di quei porting sciapiti, privi di novità significative, sarebbe stato possibile lasciarsi prendere la mano dallo spirito critico. Invece, per una volta, ci troviamo di fronte ad un prodotto ricco di contenuti inediti che risultano funzionali al materiale originale. Niente stona, ogni singolo nuovo elemento è fonte di soddisfazione, anche i più insignificanti, come armi o armature dai nomi familiari. Se non avete mai avuto modo di condividere il travagliato cammino di Ramza, avvicinatevi a questo titolo armati di un pò di pazienza. Si tratta di un requisito indispensabile per superare i primi dieci minuti di inglese e look old style. Final Fantasy Tactics è un gioco che cambia la vita. Dategli modo di dimostrarvelo. Se invece siete di quelli che hanno esaminato palmo a palmo ogni singolo mattone del Deep Dungeon, anche solo le nuove scene animate valgono la pena di pagare di nuovo il prezzo del biglietto.

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