Provato Army of Two: The Devil's Cartel

A San Francisco torniamo a provare lo sparatutto cooperativo di EA

Provato Army of Two: The Devil's Cartel
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • San Francisco. Lo Showcase invernale di Electronic Arts ci anticipa quelle che sono le proposte del publisher per un 2013 che si preannuncia caldissimo. Oltre a Crysis 3 e Dead Space, EA torna a mostrare Fuse, presentato in forma giocabile ad un evento londinese e ormai entrato nelle nostre wishlist, nonché il nuovo Army of Two. La serie di shooter co-op giunta ormai alla terza iterazione passa di mano, e arriva nelle grinfie degli agguerriti ragazzi di Visceral Games, che proprio per sottolineare il netto cambiamento rispetto al passato si gettano su un motore tutto nuovo: quel Frostbite 2 che anima ormai la maggioranza delle produzioni firmate EA.
    Nei panni di Alpha e Bravo, quindi, siamo tornati nuovamente in campo, per massacrare tutti i militanti dei cartelli centroamericani.

    Un sapore nuovo

    La nuova missione che abbiamo giocato è in verità il prologo dell'intera avventura. E' proprio nel corso di questo incarico apparentemente di routine che avviene il passaggio di testimone fra Rios e Salem, protagonisti dei vecchi episodi, e i due novellini che dovranno cavarsela nell'inferno messicano. Un passaggio che testimonia mutamenti notevoli anche a livello di gameplay: Visceral Games ha pensato di rivedere quasi completamente le dinamiche di gioco, in modo da renderle un po' più movimentate, vicine a quelle di tanti altri sparatutto che hanno tentato di cavalcare l'onda lunga del successo di Gears of War.
    Si avverte subito, quindi, un sapore abbastanza nuovo per l'esperienza complessiva: il feeling è diverso rispetto al precedente episodio, e sembra aumentato il dinamismo del sistema di mira e di coperture. I ritmi si sono un po' intensificati, nel tentativo di pompare una cospicua dose di adrenalina nel sangue del videoplayer.
    Army of Two: the Devil's Cartel abbraccia il Cliff B. Cover System (TM) con estrema convinzione, costruendo l'esperienza di gioco attorno all'uso tattico dei ripari. Il tutto si sposa con animazioni pensate per mettere in risalto la trabordante irruenza del due di protagonisti. Fra scivolate che permettono di entrare in copertura, attacchi corpo a corpo di una violenza inaudita, movimenti di transizione da una copertura all'altra, tutto viene eseguito dalla “coppia che scoppia” con un potente senso scenico ed un'esagerata esaltazione dell'ego.

    Non siamo pienamente convinti che questo nuovo corso della serie sia del tutto indovinato. L'utenza americana, quasi certamente, si struggerà dietro ad un incedere molto più “tamarro”, pronto a strappare grida d'esaltazione, mentre noi crediamo che sulla lunga distanza la leggerezza di tutto l'impianto possa avere qualche ripercussione sull'appeal del prodotto.
    Pad alla mano, comunque, bisogna ammettere che si entra in partita senza alcun problema, ed in men che non si dica ci troviamo a massacrare trafficanti messicani e scagnozzi di bassa lega. La soglia d'ingresso è sicuramente più bassa rispetto a quella dei capitoli precedenti, forse anche perché l'intelligenza artificiale sembra meno aggressiva, ed i nemici tendono a prendere posizione e mantenerla fino alla morte. Che, inevitabilmente, avviene per overdose di piombo.
    Scambiando quattro chiacchiere con i colleghi americani che ci hanno supportato durante la partita, abbiamo confermate le nostre impressioni: tutti considerano Army of Two: The Devil's Cartel un prodotto immediato, veloce, disimpegnato. “Arcade”, dicono loro.
    Non c'è ovviamente niente di male a proporre un titolo del genere, ma è bene sapere che cosa ci aspetta: anche i fan dei vecchi episodi devono capire che con il terzo capitolo di Army of Two cambiano molte cose, compresa la natura della cooperazione. Rispetto alle soluzioni dei vecchi capitoli, qui le cose sembrano farsi un po' più terra-terra: ci si limita ad aprire cancelli, fare irruzioni coordinate nei covi dei trafficanti, ed al limite attivare assieme la modalità Overkill.
    Il team di sviluppo ci guarda entusiasta mentre spiega le sue funzioni principali: “i tuoi proiettili fanno più male, sei completamente invincibile, e puoi lanciare un numero illimitato di granate. L'ultima volta sono riuscito a lanciarne cinquanta”. Se insomma questo tipo di esagerazioni sono il vostro pane quotidiano, quello di The Devil's Cartel sarà un ricco banchetto, fatto di esplosioni violentissime, massacri indiscriminati e raffiche interminabili. Se cercate invece una progressione un po' più varia e stratificata, probabilmente dovrete rivolgervi a qualche altro shooter: nel catalogo del publisher non mancano sparatutto più tecnici, come l'entusiasmante Crysis 3. E persino il Fuse di Ted Price potrebbe essere interessante per chi vuole dedicarsi all'azione cooperativa.

    The Devil's Cartel, dalla sua, ribadisce lo spirito goliardico confermando il supporto allo split screen, che sembra fatto apposta per i pomeriggi in stile Beer Couch.
    Dal punto di vista tecnico, l'utilizzo del Frostbite 2 è la più grande novità, che non intacca la particolare estetica tipica della serie, fatta di omaccioni in regime ipertrofico e maschere minacciose per spaventare i nemici. Un po' più spuntata, attualmente, la varietà di ambienti, ingurgitati da un deserto interminabile fatto di rocce arancioni e cactus. Nonostante le ottime qualità del motore di DICE, non si può dire che Visceral Games lo abbia sfruttato al meglio. Attualmente la distruttibilità ambientale, vero marchio di fabbrica dell'engine, è limitata alle cut scene, mentre nel corso delle sparatorie i pochi oggetti che esplodono in una nuvola di detriti sono casse e barili. Anche il framerate inciampa ogni tanto, e la pulizia complessiva della scena deve essere migliorata. Evidentemente con il Frostbite si deve entrare in confidenza, o forse i tool di sviluppo non sono malleabili come quelli del CryEngine: fatto sta che Visceral Games ha ancora un po' da lavorare. Forse questo “primo contatto” è pensato per acquisire maggior dimestichezza, magari in previsione di un prossimo Dead Space con il motore delle meraviglie?

    Army of Two: The Devil's Cartel Army of Two: The Devil's Cartel non nasconde la sua natura di shooter becero e diretto: chiassoso, esagerato, immediato. Pensato per proporre un'opera blastatoria poco raffinata anche se spettacolare, dovrà convincere i fan di vecchia data, che si troveranno di fronte soluzioni un po' spuntate e derivative, ma anche un gameplay sicuramente più rapido ed una potenza di fuoco bella massiccia. Bisognerà insomma vedere quanto posto ci sarà per la produzione Visceral Games al termine di una generazione che gli shooter alla Gears of War li ha riproposti veramente in tutte le salse.

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