Recensione Brothers in Arms Hell's Highway

La famosa serie targata Gearbox approda nella nuova generazione

Brothers in Arms Hell's Highway
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Storia di una catastrofica missione

    Prima di analizzare dal punto di vista tecnico-ludico il primo capitolo della fortunata serie Brothers in Arms ad approdare su console di nuova generazione è doveroso spendere qualche riga sulla trama e sul contesto storico (ricreato con cura certosina dal team di sviluppo) in cui si dipanano ancora una volta le vicende della famosa divisone “101ª Aviotrasportata”, in questo seguito impegnata nella più catastrofica missione di guerra in Europa durante il secondo conflitto mondiale, ovvero la famigerata operazione “Market Garden”, che costò la vita a migliaia di sodati (e non solo) senza portare i risultati sperati: tenendo presente che per l’ideatore della missione (il generale britannico Montgomery) questa avrebbe dovuto essere una sorta di scacco matto per i nazisti, essa fu un fallimento praticamente totale.
    L’idea del comando inglese era quella di distruggere il cuore pulsante dell’industria bellica tedesca penetrando nei Paesi Bassi e prendendo il controllo di svariati ponti sul Reno, sulla Mosa e sul Wall, oltre che del bacino della Ruhr. Presero parte all’operazione diverse compagnie militari alleate (1ª Aviotrasportata britannica, Brigata autonoma paracadutisti polacca e le statunitensi 101ª e 82ª), che furono lanciate in varie zone dell’Olanda domenica 17 settembre 1944 con fortune alterne (un disastro per gli inglesi ad Arnhem ed un discreto successo ad Eindhoven per gli americani). Il risultato finale fu comunque il quasi totale annientamento delle truppe alleate (quasi 8 mila tra morti e dispersi britannici) che costrinsero il generale Montgomery ad assecondare gli intenti del comandante in capo delle forze armate americane, il generale Dwight David "Ike" Eisenhower, che in seguito divenne il 34° Presidente degli Sati Uniti (1953-1961).
    Nel gioco targato Gearbox software e distribuito da Ubisoft si vestiranno nuovamente i panni del sergente Matthew Baker (protagonista anche dei due precedenti episodi), ancora una volta impegnato a comandare in battaglia la propria squadra ma col forte rimorso delle perdite subite negli eventi appena successivi allo sbarco in Normandia, quindi deciso a non lasciar morire più nessuno dei propri “fratelli d’arma”.
    Il profilo psicologico di Matt Baker e compagni risulta essere molto più delineato e credibile rispetto al passato, donando all’intera produzione un deciso taglio cinematografico molto simile alla serie “Band of Brothers”, un’opera che ha diversi punti in comune con la trilogia di Brothers in Arms. Oltre alle nuove e più convincenti animazioni per le espressioni del volto (comunque lontane dai picchi d’eccellenza raggiunti in altri giochi, come Mass Effect) e delle cut-scene in generale, ogni piccolo aspetto relativo all’umanità del gruppo è stato studiato per aumentare l’atmosfera e l’empatia coi protagonisti, spostando l’accento sul realismo non solo delle ambientazioni e del contesto storico, ma anche delle emozioni che potevano vivere i soldati trovandosi effettivamente in quelle drammatiche situazioni.

    Tecnologia al servizio del realismo

    Discorrendo sui due episodi usciti in passato per Pc e console della scorsa generazione (Road to Hill 30 ed Earned in Blood) il capo progettista del design puntualizzava che imparando a memoria le mappe dei giochi avremmo potuto fare addirittura la “guida turistica” in Normandia, un’iperbole adeguata a sottolineare quanta cura fu riposta dai programmatori Gearbox per ricreare l’esatto geomorfismo del territorio e la disposizione degli edifici presenti (con l’ausilio di foto dell’epoca, disegni, immagini satellitari, consulenze di esperti militari e naturalmente sopralluoghi sulle zone interessate). Questa estrema ricerca di realismo è stata naturalmente riproposta in Hell’s Higway (“l’autostrada per l’inferno” rappresentava il corridoio da aprire nelle linee nemiche durante l’operazione Market Graden), ma con una cura per il dettaglio ancora maggiore, grazie alla potenza delle nuove macchine, e con studi ancora più approfonditi su briefing e bollettini del periodo. Per rendere l’idea di tanta ricercatezza vi basti pensare che se nel gioco incontrerete una missione sotto la pioggia, quel giorno a quella precisa ora stava piovendo anche nella realtà.
    Uno degli aspetti che sembrava maggiormente evoluto nei diversi trailer distribuiti prima del lancio è quello relativo al motore fisico, che gioco in mano risulta sì molto più dinamico e solido rispetto al passato, ma anche poco permissivo in termini di interazione con l’ambiente, con buona parte delle strutture non danneggiabili neppure a colpi di bazooka. Nonostante ciò tutte quelle che cedono sotto il nostro fuoco lo fanno in maniera molto credibile con ottimi effetti particellari e proiezione di detriti.
    Le staccionate e le barricate in legno, ad esempio, sono il posto più insicuro dove trovare copertura (altro aspetto fondamentale di questo titolo), dato che si spezzano e si rompono con grande facilità; una situazione analoga è riscontrabile per alcune mura (di solito dove sono appostati i tedeschi) e per la maggior parte dei ricoveri di fortuna, come gli emblematici arredi di una chiesa splendidamente ricostruita.
    Oltre alla fisica degli oggetti (ove presente) è stato fatto un notevolissimo passo in avanti anche nelle dinamiche dei corpi dei soldati colpiti dai nostri proiettili, con un “gore system” così crudo e realistico da poter disturbare gli stomaci più sensibili.
    Infatti oltre agli schizzi di sangue più o meno copiosi, in seguito alle esplosioni i malcapitati possono perdere arti o parti del corpo, con fratture esposte ed organi interessati ben visibili, mentre gli head shot sono talmente devastanti che è possibile osservarne gli effetti nel dettaglio: se una tale inclinazione “horror” sia una scelta di dubbio gusto è un’opinione del tutto personale, tuttavia essa si inquadra perfettamente nell’estrema ricerca di realismo voluta dai programmatori, consci che la brutalità della guerra non è quella filtrata e comandata nelle immagini dei telegiornali.
    Per sottolineare ulteriormente il realismo e la cruenta spettacolarità di queste situazioni gli autori del gioco hanno pensato bene di inserire la cosiddetta “Action Camera”, che zoomerà sulle scene più esplicative in seguito ad esplosioni o colpi perfetti col proprio fucile.
    Purtroppo il ragdoll conseguente alla morte dei malcapitati è quasi imbarazzante, con corpi inerti alle nostre sollecitazioni (i proiettili ad esempio ci passano attraverso) e pose da manichini, un aspetto che stona decisamente con le animazioni che simulano la dipartita.
    La grafica del gioco, ricca di dettagli poligonali e valorizzata da effetti di luce (ottimo HDR) e particellari di pregevole fattura, presenta una palette di colori piuttosto particolare che è marchio di fabbrica dell’intera serie, con colori dalle tonalità molto accese (stupende le missioni in campagna, col verde dei pascoli sospinto da una leggera brezza) ma che ben si sposano con le ambientazioni soleggiate del territorio olandese; una grana cupa e più realistica è invece osservabile quando si percorrono gli interni ed in generale i percorsi urbani, soprattutto se l’atmosfera è battuta da una pioggia intensa.
    L’eccezionale level design, che per alcune missioni si sviluppa anche in verticale, si scontra purtroppo con l’altalenante qualità delle texture, da ottime a scandalose a seconda del livello e della struttura in esame (ridicoli i volti di alcuni comprimari, con fisionomia e dettagli da oldgen); cadute di stile di una certa rilevanza ma che in generale non minano la bontà grafica del gioco.
    Purtroppo non è raro imbattersi in alcuni bug e glitch piuttosto evidenti come penetrazioni poligonali, personaggi che compiono azioni ripetute e proiettili che arrivano da un’arma puntata in un’altra direzione.

    Il comparto audio è stato sviluppato con grande cura ma non è esente da imperfezioni; disponendo di un buon sistema Home Theatre con dolby digital 5.1 si può godere appieno di effetti sonori puliti, limpidi e realistici oltre che di un accompagnamento musicale degno di una produzione cinematografica d’alto livello; tuttavia è doveroso sottolineare il sound particolare delle armi, forse meno incisivo che in produzioni analoghe (Call of Duty).
    Il doppiaggio, completamente nella nostra lingua, è purtroppo uno dei peggiori per una produzione con una regia di questo livello, non tanto per la qualità della recitazione (discreta per i protagonisti ed imbarazzante per altri personaggi), quanto per l’assoluta inadeguatezza di alcuni accostamenti voce/personaggio e per il tono utilizzato, assolutamente inadatto al contesto e privo dell’espressività necessaria: un risultato pessimo che mina la stupenda sceneggiatura ed il plot narrativo degno di una puntata di Band of Brothers, come detto in precedenza.

    Un FPS alternativo

    La serie di Brothers in arms è nota per essere una delle più strategiche nel panorama degli FPS, con l’accento puntato sul gioco di squadra e le tattiche per l’accerchiamento delle truppe nemiche.
    Il sistema di ordini da impartire ai propri compagni d’arma (in questa occasione avremo a supporto anche una squadra di copertura dotata di mitragliatrice ed una con bazooka) è contestuale e sullo schermo è rimasto quasi del tutto invariato rispetto ai due capitoli passati, con indicatori circolari che specificano il livello di copertura dei tedeschi utilissimi a guidarci nelle scelte più opportune.
    Nonostante la strategia di gioco sia in pratica la stessa di Road to Hill 30 ed Earned in Blood (ovvero sorprendere il nemico col fuoco di soppressione per aggirarlo indisturbati), in questo Hell’s Highway, grazie all’eccezionale level design, esistono molte strade alternative per raggiungere il proprio scopo ed inoltre l’intelligenza artificiale più sofisticata (comunque non esente da comportamenti suicidi o stupidi) consente ai soldati nemici di effettuare azioni diversive spettacolari, come fughe rocambolesche o imboscate ai danni del giocatore che rendono l’azione ancor più viva e realistica.
    Si tratta dunque di un FPS atipico, incentrato sul realismo degli scontri a fuoco: un approccio attento e riflessivo è l’unico modo per venire a capo delle situazioni più complicate studiate dai ragazzi di Gearbox; gettarsi alla garibaldina contro le truppe tedesche, infatti, porta quasi sempre ad una morte veloce e prematura.
    Come nei capitoli precedenti è inoltre possibile studiare la situazione attraverso una mappa tattica ricca di informazioni sulla fanteria nemica e sul potenziale bellico disposto in campo (oltre che degli obiettivi da conseguire), un’ulteriore conferma di quanto sia importante analizzare con attenzione l’ambiente che ci circonda prima di agire.
    Nonostante una linearità di fondo ed un concept del tutto analogo a quello dei due capitoli passati, l’introduzione delle due nuove squadre d’assalto, la distruttibilità di buona parte dei ricoveri e la rinnovata e più tenace IA rendono l’ultima fatica di Gearbox estremamente godibile e spettacolare, vuoi per i meccanismi di gioco ben collaudati ma anche per gli smussamenti portati ad un gameplay che in precedenza appariva a volte troppo stantio e ripetitivo, oltre che frustrante in determinate situazioni.


    Ricordiamo inoltre l’aggiunta delle coperture alla Rainbow Six, con il passaggio di visuale dalla prima alla terza persona, feature in grado di rendere l’azione molto più coinvolgente ma anche più adatta alla gestione di tattiche d’assalto e difesa.
    La longevità della storia principale si attesta sulla media dei prodotti analoghi per consistenza e numero delle singole missioni (una decina d’ore a livello normale), ma dato l’approccio molto più strategico rispetto ad un comune FPS essa è influenzata sensibilmente dalle scelte del giocatore, in grado di allungarla considerevolmente se si pone col giusto spirito nei confronti di questo Hell’s Higway: ovvero studiando attentamente ogni centimetro di terreno prima di imbastire una tattica adeguata alla situazione.

    Multiplayer

    La componente multiplayer online del nuovo Brothers in arms è quella rimasta più avvolta nel mistero da quando Gearbox ha cominciato ad inondare la rete con informazioni, immagini e trailer del gioco; le speranze al riguardo, dopo i mezzi flop dei due capitoli precedenti, sono andate praticamente disattese dato che il servizio offerto è piuttosto limitato e completamente distante dalla storia in singolo per approccio e meccaniche di gioco, oltre che decisamente meno attraente dal punto di vista cosmetico. L’unica modalità disponibile, giocabile contemporaneamente da ben 20 giocatori via Xbox Live e PSN, è una sorta di “cattura la bandiera”in cui l'utente è impegnato a controllare il proprio alter ego virtuale senza preoccuparsi della gestione di una o più squadre. Il risultato finale, comunque divertente e non privo di livello di sfida (si possono guidare anche i carri armati), data la pochezza delle mappe sia in estensione che in numero relega il multiplayer di Brothers in arms nel più totale anonimato rispetto a quello di concorrenti ben più attrezzati, lasciando il cuore del gioco nell’esperienza in singolo e attestandosi come piccolo plus da gustare con i propri amici tra una missione e l’altra.

    Brothers in Arms Hell's Highway Brothers in Arms Hell's HighwayVersione Analizzata Xbox 360Una trama cinematografica ricca di spessore e pathos, ispirata dalla drammatica vicenda dell’operazione Market Garden, una giocabilità ben collaudata ulteriormente arricchita dalle nuove soluzioni nel campo dell’IA, nella fisica applicata ai corpi e dalla spettacolarità negli scontri a fuoco, oltre che ad un comparto tecnico di sicuro impatto (pur presentando notevoli alti e bassi), rendono il terzo capitolo di Brothers in Arms un titolo estremamente godibile nonostante qualche bug grafico, il doppiaggio italiano non all’altezza ed una componente multiplayer evanescente. Il consiglio è quello di concedere una possibilità all’ultima fatica Gearbox anche se gli FPS non sono propriamente il vostro genere preferito, resterete imbrigliati in una storia fatta di uomini e di emozioni capaci di coinvolgere quanto un bellissimo film sul tema (se conoscete bene l’inglese giocatelo col doppiaggio originale).

    8

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