Provato Call of Duty: Black Ops

Activision ci svela a Los Angeles il mutiplayer del nuovo Call of Duty

Provato Call of Duty: Black Ops
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  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • iPhone
  • Pc
  • Che i Treyarch non fossero uno studio da prendere sottogamba lo sapevamo già da un pezzo. Call of Duty 5, pur portando sulle spalle il peso del primo Modern Warfare, mostrava sia nella campagna single player, intensa e drammatica, che nel multigiocatore, con il geniale livello dei nazi zombie, dei valori di fondo non indifferenti. Come lo scorso anno, Activision ha deciso di centellinare le informazioni riguardo il suo titolo più atteso, mostrando all’E3 e a Colonia solo la parte per giocatore singolo, riservando al multiplayer un evento dedicato. Noi di Everyeye siamo volati a Los Angeles per partecipare alla premiere mondiale del gioco, organizzata nella straordinaria cornice del California Science Center, il mastondontico complesso museale che espone l’unico Lockheed A - 12 Blackbird biposto ancora esistente. Quale setting migliore, dunque, per mostrare al mondo un gioco che si ripromette di farci vivere le emozioni dei soldati sotto copertura che operavano durante la guerra fredda? Benvenuti nelle Black Ops, il dovere ci sta chiamando ancora una volta.
    Dopo esserci accomodati all’interno di una capiente sala cinematografica, Daniel Suarez, executive producer per Activision del brand Call of Duty ci ha fatto gli onori di casa, ricordando come la serie sia, ad oggi, uno dei punti di riferimento per tutti gli appassionati di FPS nonché una delle maggiori icone videoludiche del decennio, un vero e proprio evento pop, capace di catalizzare l’attenzione non solo della stampa specializzata (accorsa qui a Los Angeles da ogni angolo del mondo) ma anche del pubblico generalista, di solito meno attento al videogioco inteso come media. Terminate le presentazioni, Suarez ha ceduto la parola a Mark Lamia, studio head di Treyarch, che ha voluto sottolineare come la decisione di tenere nascosto il multiplayer di Black Ops non sia stata una mera mossa di marketing, ma affonda le sue radici nella volontà di regalare ai giocatori un’esperienza di gioco del tutto innovativa, fresca e appagante; capace di soddisfare sia il novizio che ha cominciato a giocare da poche settimane che l’hardcore gamer cresciuto a mouse e Nutella. La community di Call of Duty, infatti, ha rivestito un ruolo fondamentale nella modellazione del multiplayer di questo nuovo capitolo; ascoltando i consigli, le lamentele e, perché no, i complimenti che arrivavano dagli appassionati, Treyarch ha capito immediatamente cosa non andava nei giochi precedenti, ma non s’è limitata a mettere una pezza, ha preferito scuotere dalle fondamenta alcuni stilemi classici degli FPS multiplayer, proponendo alcune novità che, di certo, esalteranno tutti i videogiocatori e la loro perenne fame di innovazione.
    Ma procediamo con ordine.

    Qualcuno sostiene che non è necessario reinventare la ruota ogni volta che si disegna una nuova automobile. Dopotutto se uno strumento funziona bene da secoli perché arrischiarsi a modificarlo? Questa filosofia, seppur con tutti i distinguo del caso, si riscontra molto facilmente nella nostra industry; una volta trovata quella che sembra la quadratura del cerchio è molto difficile che qualcuno tenti di sperimentare nuove strade. Treyarch avrebbe potuto adagiarsi sull’ottimo gameplay di Modern Warfare 2, magari correggendo alcuni bug secondari, aspettando che il marketing e la pubblicità facessero tutto il resto. Per nostra fortuna Dan Bounting e David Vonderhaar (responsabili del comparto multigiocatore di Black Ops) non sono tipi abitudinari o poco inclini al rischio. Appena saliti sul palco ci hanno avvertiti subito che quello che saremmo andati a vedere di li a poco non sarebbe stato il solito sparatutto. La nuova filosofia che permea Call of Duty si basa su tre pilastri, la competizione, la customizzazione e la creazione.
    Andiamo ad analizzarli uno per uno.

    Per Bounting e i suoi colleghi tutti i giocatori, nessuno escluso, devono divertirsi giocando online, tuttavia, nonostante gli algoritmi di matchmaking sempre migliori, il sistema di punti esperienza e le tantissime modalità di gioco disponibili, rimane sempre una percentuale di players (compresa fra il 30 e il 40 per cento del totale) che non vuole provare l’esperienza multiplayer, ritenendola troppo impegnativa e/o frustrante. Come invitarli a giocare senza subire il trauma di venti headshot consecutivi? La risposta si chiama Combact Training, una nuova modalità di gioco grazie alla quale si possono testare tutte le mappe mutiplayer in locale con avversari (o compagni) gestiti dall’IA. Ogni obiettivo, item, o punto esperienza sbloccato giocando in questo modo non influirà assolutamente sulle nostre statistiche online, ma permetterà soprattutto ai giocatori meno esperti di prendere le misure senza rischiare, almeno all’inizio, umiliazioni troppo brucianti. Durante la presentazione abbiamo potuto vedere un livello ambientato sugli Urali interamente giocato in modalità Training; è interessante notare come questa feature fosse nata, in origine, come tool di sviluppo, per permettere ai programmatori di testare il bilanciamento delle armi o i bug grafici nelle build preliminari. Tuttavia, dopo aver notato l’utilità di questo allenamento offline, Treyarch ha deciso di lasciare l’opzione anche nel gioco completo, curandosi però di sviluppare una IA dinamica che, pur non potendo in alcun modo emulare perfettamente il comportamento di altri esseri umani, rispondesse alle esigenze del giocatore, per guidarlo passo dopo passo.

    Passando al versante della personalizzazione, Treyarch ha abbattuto i classici stereotipi da sparatutto, dove, in molti casi, l’aumento delle scelte disponibili coincide o con una crescente complessità del gameplay o con un malcelato tentativo di nascondere altre mancanze. Black Ops, infatti, oltre alle classi già disponibili, permette di crearne di nuove, scegliendo armi, equipaggiamento di base, abbigliamento e caratteristiche del nostro soldato. Per rendere il discorso ancora più completo, lo slot dell’equipment è stato suddiviso in tre sottocategorie: "Lethal", dedicato alle armi classiche, "Tactical", per le armi più complesse o che richiedono un certo tipo di utilizzo, e una nuova sezione, denominata proprio "Equipment" in cui inseriremo tutti gli oggetti speciali, come telecamere di sorveglianza, postazioni antimissile SAM, la mitica macchinina radiocomandata o certe mine di posizione. Tendenzialmente in questa categoria, dunque, vanno tutti i marchingegni non semoventi, che richiedono un posizionamento preciso sulla mappa per essere efficaci. Le novità però non finiscono qui, anche i Killstreaks sono stati modificati, aggiungendo nuove ricompense, sempre più potenti a mano a mano che infiliamo un’uccisione dietro l’altra. Avremo a disposizione una minigun portatile soprannominata Deathmatch machine, un lanciarazzi “Grim Reaper”, il classico bombardamento al Napalm (d’altronde, chi non adora l’odore del Napalm di prima mattina?), la già citata automobilina radiocomandata RE - XD, un elicottero, un attacco con i mortai dell’artiglieria e, infine, delle potentissime torrette anticarro. Già a questo punto ci sarebbe abbastanza carne al fuoco da giustificare l’acquisto dell’ultima incarnazione di Call of Duty, tuttavia i ragazzi di Treyarch, come showmen navigati, hanno tenuto il meglio nascosto, tirando fuori dal cilindro due innovazioni destinate a cambiare le logiche competitive di molte partite future. Stiamo parlando degli inediti CoD Points e dei Contracts. Oltre ai classici punti esperienza che guadagnaremo dopo ogni partita o sbloccando obiettivi di vario grado, giocando otterremo anche una sorta di valuta interna al gioco che potremo spendere per acquistare nuovi oggetti, reward e abilità. Tuttavia, al contrario dell’esperienza, i CoD Points avranno un sistema di gestione del tutto particolare, interamente basato sui contratti e sul gioco d’azzardo. Giocando online, infatti, potremo decidere se accettare o meno alcune sfide che ci saranno proposte, scegliendo fra tre categorie diverse, i contratti Mercenary, più aggressivi e di norma basati sul numero di kill, quelli Operation, dedicati all’esecuzione di una determinata azione durante la partita e quelli Special, i più difficili, pensati per mettere alla prova le skill dei giocatori più esperti. Com’è ovvio, più il contratto sarà impegnativo più CoD Points otterremo portandolo a termine. La logica che sta dietro a questa caratteristica è la possibilità, per i giocatori, di “investire su se stessi”, scegliendo i contratti che più si adattano al loro stile. Un abile cecchino, per esempio, privilegerà le richieste di un certo tipo, mentre il classico marine senza macchia né paura si impegnerà fin da subito nei contracts più aggressivi.
    I Treyarch, però, non hanno voluto ridurre i CoD Points a un semplice sistema valutario gestito dal singolo giocatore; Black Ops, infatti, integra un affascinante sistema di gambling, per cui qualunque player può “scommettere” i propri punti su un qualsiasi esito di una partita, senza limitarsi al mero “chi vince e chi perde” ma giocando su ogni opzione possibile e immaginabile. Per esempio si può scommettere che la nostra squadra vincerà la partita per quattro kill, di cui due con il fucile a pompa e due a coltellate, tanto per farvi capire il livello di customizzazione possibile. Ci saranno anche alcune modalità di gioco pensate direttamente per il gambling, come One in the chamber, in cui tutti i giocatori hanno a disposizione un solo proiettile e tre vite, per ogni kill andata a segno conquisteremo un’ulteriore munizione, altrimenti ci trovermo armati del solo coltello da combattimento; in Gun Game invece tutti partono usando solo un’arma da mischia e a ogni uccisione conquisteremo un’arma sempre più potente, quando verremo uccisi però il nostro livello tornerà a zero, costringendoci a un’estenuante lotta per la sopravvivenza; nella modalità Sharp Shooter, infine, le armi cambiano casualmente a intervalli di tempo regolari, costringendoci a cambiare la nostra strategia più volte durante una singola partita. Questi sono solo alcuni esempi preimpostati, ma naturalmente quando il gioco sarà lanciato chiunque potrà proporre la sua scommessa custom e condividerla con gli altri appassionati. Inutile dire che il gambling aggiunge un’ulteriore elemento di adrenalina al gioco, rendendo le partite ancora più avvincenti e impegnative.
    Sempre sul versante della personalizzazione saremo poi in grado di modificare la nostra arma preferita, sia dal punto di vista estetico con mirini, colori, stemmi e quant’altro, ma anche per quanto riguarda le funzionalità, investendo CoD Points in nuovi oggetti, come mirini o stabilizzatori e potenziamenti di vario tipo.
    Arrivando infine all’ultimo pilastro, la creazione di contenuti, Black Ops ci mette a disposizione un tool piuttosto avanzato per creare l’emblema del nostro personaggio, eliminando del tutto i simboli preimpostati, permettendoci di costruire il nostro logo personalizzato usando tre componenti, lo sfondo, un layer di base, e l’immagine vera e propria, che potremo costruire combinando fra loro le centinaia di immagini disponibili. Arriva finalmente anche la modalità Theater, grazie alla quale ogni singola partita può essere registrata, rivista, editata e condivisa online; anche qui siamo davanti a un tool per sviluppatori che Treyarch ha deciso di rendere disponibile al pubblico, grazie al quale, oltre a rivedere i match possiamo uscire dalla visuale in prima persona e esplorare in lungo e in largo ogni angolo della mappa, studiando nuove tattiche o, semplicemente, osservando il comportamento delle armi o dei nemici. Gli sviluppatori non hanno infine nascosto il desiderio che il Theater diventi una sorta di “parco giochi” per gli appassionati che di certo non tarderanno molto a creare machinima e walktrough.
    In conclusione il multiplayer di Black Ops appare solido, ben strutturato e, cosa rara nel panorama FPS moderno, straordinariamente innovativo fondendo abilmente un gameplay consolidato con alcune innovazioni, capaci, se ben gestite di rivoluzionare il modo con cui abbiamo concepito gli sparatutto online fino a pochi mesi fa. Appuntamento a Novembre, dunque, per la recensione di quello che si appresta ad essere uno dei Call of Duty più interessanti, sia in single player, per via dell’enorme fascino esercitato da una storyline che si dipana per oltre vent’anni, che sul versante multigiocatore.

    Call of Duty: Black Ops Competere, personalizzare, creare. Con queste tre parole d’ordine Treyarch vuole rivoluzionare gli FPS online così come abbiamo imparato a conoscerli dai tempi del primo Call of Duty. Dai CoD Points, che insieme al gambling system rappresentano la punta di diamante di questo Black Ops, fino alle nuove reward per le killstreak, Treyarch sembra aver puntato decisamente in alto. A Novembre sapremo se le attese saranno ripagate. Per ora, dopo questa prova con mano, possiamo dirvi che torniamo da Los Angeles con molte speranze e nessun dubbio.

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