Recensione Resident Evil: Operation Raccoon City

Nuova veste per questo spin off di Resident Evil

Resident Evil: Operation Raccoon City
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Quando si vuole sfruttare il successo di un brand senza doversi per forza scervellare trovando nuove idee sul filone originale, oltre a reboot e remake esiste anche la via dello spin-off. Si tratta di produzioni parallele alla "saga maestra", atte spesso a sottolinearne alcune componenti (ad esempio quella action), magari mostrando risvolti particolari della vicenda principale o punti di vista differenti sui fatti. Una descrizione che, non a caso, calza a pennello con Resident Evil: Operation Raccoon City, nuova produzione in arrivo da Capcom per mitigare l'attesa del già prossimo Resident Evil 6.
    La produzione Slant Six Games (SOCOM: Tactical Strike, SOCOM: Confrontation), come molti già sapranno, propone una visione abbastanza diversa del mondo di Resident Evil, mettendoci nei panni di una squadra speciale delle Umbrella con il compito di recuperare il G-Virus. Si tratta dunque di una rivisitazione di quanto accadde a Racoon City (prima e durante l'arrivo di Leon e Claire) dal punto di vista dei "cattivi", con tanto di what if sparsi qua e la per mettere un po' di pepe sulle vicende.
    Un parallelismo action-oriented (un vero e proprio TPS) che ha fatto discutere sin dall'annuncio, garantendosi l'odio indiscriminato di una fetta dei fan storici della saga e l'ammirazione di altri, affascinati soprattutto dalla focalizzazione del titolo sul multiplayer. Everyeye.it, dopo diverse anticipazioni, ha finalmente ricevuto il codice definitivo, grazie al quale discernere le potenzialità del prodotto in arrivo su Xbox 360 e Playstation 3 questo 23 di Marzo.

    Flashback

    La narrazione, in Operation Racoon City, prende il via diverse ore prima dell'arrivo in città di Claire Redfield e Leon Kennedy. Alla guida di un'unità speciale della Umbrella Security Service (chiamata Il Branco) ci troveremo immediatamente nelle profondità della ridente cittadina americana, nel laboratorio sotterraneo della Umbrella Farmaceutical. Il compito del plotone, guidato dal mitico Hunk, consisterà nel recuperare i campioni del G-Virus, potente mutazione del virus T appena terminata dal dottor William Birkin. Giunti al laboratorio le cose si complicheranno: Birkin rifiuterà di consegnare il lavoro di una vita, iniettandosene un campione e tentando di distruggere i restanti, con il solo risultato di dare il via al contagio aereo. Da questo punto in poi sperimenteremo tutta la crudeltà di cui la compagnia farmaceutica si è sempre fregiata. Gli obiettivi, infatti, cambieranno: il recupero dei campioni non sarà più una priorità del nostro team specializzato, che verrà invece impiegato per la distruzione delle prove e l'eliminazione di qualsiasi testimone (mercenari assoldati dalla Umbrella stessa compresi), prima dell'estrazione e dell'epurazione definitiva della città. S'inserirà a questo punto anche un misterioso mercenario assoldato dalla Umbrella -Nikolai- che pare avere più d'un legame con la casa farmaceutica, ed altrettante motivazioni per mandarne all'aria i piani di "contenimento".

    Alla ricerca dei "dati compromettenti" ci imbatteremo in tante situazioni familiari, che nel corso della saga hanno avuto a che fare soprattutto con Resident Evil 2 e 3. Non si tratterà, tuttavia, di un approfondimento vero e proprio; non sempre almeno. Se in alcune circostanze riusciremo effettivamente a fare luce riguardo ad alcuni passaggi secondari dell'avventura datata 1998, in altre otterremo semplicemente un punto di vista differente ("ribaltato" rispetto alle vicende originali) sugli orrori commessi dalla famigerata corporazione. Tantopiù che l'arrivo dei due protagonisti del secondo capitolo (Claire e Leon) non interferirà direttamente nei compiti del Branco.
    A mancare, dunque, nonostante l'innesto di eventi conosciuti ed altri stravolti, un legame forte con l'avventura originale - aspetto che avrebbe certamente attirato molti più fan della saga. E non parliamo esclusivamente dell'aspetto narrativo, comprensibilmente marginale, ma anche dell'assenza di luoghi "storici" che potessero in qualche maniera richiamare i ricordi legati a Resident Evil 2. Ci saremmo aspettati, insomma, maggiori "punti di contatto" tra il Branco ed i protagonisti del secondo capitolo della saga; un livello d'interferenza tale da giustificare in maniera più convincente la rilettura che Operation Racoon City propone, limitandosi ad una rivisitazione di alcuni eventi tale da determinare un diverso andamento complessivo delle vicende.
    Nel complesso comunque non ci si può lamentare. Nella decina d'ore in cui è previsto lo svolgimento dell'avventura toccheremo -pur in maniera marginale- diversi punti fondamentali dei RE più volte citati: la trasformazione di Birkin, interessanti retroscena sui Tyrant e su Nemesis ed altro ancora. Per far quadrare il cerchio mancherebbero profondità e coinvolgimento, ma, considerando l'anima prettamente shooter della produzione e le sue velleità multigiocatore, i fan potrebbero anche soprassedere.

    In due è meglio

    Considerata la prepotente integrazione tra single e multiplayer, persino la Campagna di Residen Evil: Operation Racoon City verrà veicolata attraverso missioni distinte, tra le quali sono state inserite vere e proprie lobby dove selezionare il proprio alter ego prima di scendere in campo. Tutta l'avventura può essere infatti giocata in cooperativa, anche se non è presente l'opzione per la Co-Op locale. Prima di scendere in campo i giocatori dovranno scegliere il proprio alter ego. Tra i soldati a disposizione troviamo Spectre, agente altamente specializzato in accrocchi hi-tech che utilizza visori e talenti legati alla mini-mappa, in grado di migliorare le capacità di rilevamento del nemico. Vector è invece una poco loquace sentinella dalle caratteristiche soprattutto stealth, grazie ad una serie di abilità che ne aumentano la mobilità nascondendolo ai radar, ed accessori adibiti al camuffamento che gli garantiscono un certo periodo d'invisibilità e la facoltà di replicare le fattezze dell'avversario inquadrato. Bertha, ufficiale medico in grado di aumentare l'efficace degli offetti curativi e risanare i punti ferita della squadra. Four Eyes, scienziata in grado di utilizzare soprattutto il virus (G o T che sia) per infettare il nemico o, in alternativa, esche per

    "Giocato in due, il titolo si risolleva, riuscendo addirittura a replicare la tensione che spesso veniva veicolata dalle situazioni al cardiopalma dei capitolo storici della serie."

    attirare sullo stesso gli zombie che popoleranno le aree di gioco, anche in single player. Beltway è il classico demolitore tutto muscoli con il pallino degli esplosivi ed una serie di skill dedicate proprio alla detonazione di ordingi d'ogni genere, tra i quali diverse soluzioni utilissime per piazzare trappole o perimetri difensivi. Infine Lupo, dotata di abilità d'assalto alla Call of Duty, con ricariche rapide, proiettili perforanti o esplosivi e chi più ne ha più ne metta. L'ampia scelta, chiaramente votata all'azione cooperativa e competitiva, permette di adottare diverse strategie di combattimento (e differenti stili di gioco), per quanto, in situazioni particolarmente disperate, ogni membro del team possa sostanzialmente contare sulla medesima dotazione bellica, da sfruttare per tirarsi fuori dai guai senza l'ausilio dei compagni. A differenziare l'uno dall'altro gli avatar, dunque una selezione di abilità passive ed attive da sbloccare e potenziare (per tre volte ciascuna) utilizzando i punti esperienza guadagnati in battaglia. Esperienza spendibile anche nell'acquisto di nuove bocche da fuoco, per un totale di una quindicina tra fucili di precisione, automatici, pistole e mitragliette che ciascun membro del Branco potrà equipaggiare senza alcuna restrizione.
    Pad alla mano ci troveremo di fronte ad una struttura tipica da Third Person Shooter, della quale vanno valutate perciò le principali componenti. Si parte da un non sempre convincente sistema di coperture. A non esaltare, in particolare, la scelta di rendere tale funzione completamente automatica: sarà sufficente avvicinarsi ad un ostacolo, basso o alto che sia, per appoggiarvisi a protezione dei proiettili. Nella gestione di tali frangenti viene spesso a mancare la precisione, portando alla luce una certa difficoltà non solo nell'entrare in copertura ma anche nel rimanerci. Il sistema interpreterà infatti ogni movimento dello stick sinistro non millimetricamente parallelo alla struttura come la decisione di uscirne, mettendoci spesso in pericolo aldilà della nostra volontà. Si sente inoltre la mancanza di alcune variabili sdoganate ancora una volta da Gears of War e presenti oggi nella totalità delle produzioni. Parliamo delle schivate (capriole ed affini) e della possibilità di scavalcare le coperture, superarle scattando verso il nemico o spostarsi dinamicamente da un ostacolo all'altro. L'assenza di tali variabili compromette in maniera abbastanza rilevante gli scontri, impoverendoli e rendendoli leggermente ingessati.

    A far da contraltare, fortunatamente, la buona varietà di nemici presente nel corso dell'avventura. Oltre agli immancabili zombie (suddivisi a loro volta in "normali" e Crimson Head) ed alla milizie governative giunte in città per investigare, ci troveremo ad affrontare i pericolosi Licker, i letali Hunter (direttamente da Resident Evil) e persino una variante embrionale delle Las Plagas, in sviluppo nei laboratori della Umbrella. Al loro fianco, come sporadiche boss fight, troveremo Nemesis e ben tre tremende varianti del Tyrant. Quest'ampia rosa ci constringerà a cambiare repentinamente modus operandi, facendo spesso affidamento sul lavoro di squadra.
    Le aspirazioni cooperative di Operation Raccoon City si realizzano al meglio online. L'IA che gestisce gli avversari nelle partite in singolo, infatti, nonostante tenti di sfruttare intensamente talenti ed abilità, risulta a volte incerta, con compagni che rimangono bloccati in insospettabili anfratti o vittime di un affrettato desiderio d'esposizione agli attacchi nemici. Anche a livelli di difficoltà bassissimi abbiamo sperimentato un livello di sfida a tratti esagerato, con decine di zombie a schermo contemporaneamente, nessuna cassa di rifornimento munizioni nelle vicinanze e la compagnia -non bastasse- dell'esercito. Situazioni praticamente insostenibili che costringeranno a cercare l'intervento di un alleato "umano", pena il continuo Game Over.
    . Nel corso dell'avventura sperimenteremo momenti diametralmente opposti riguardo alle meccaniche shooting. Affrontando i non-morti tutto sembra procedere in maniera fluida ed efficace, con headshot a portata di mano e facoltà di gambizzare o amputare gli arti superiori a piacimento. Nel momento di affrontare la milizia umana le cose cambieranno radicalmente: i colpi alla testa non otterranno più l'effetto desiderato e l'hit box, particolarmente con nemici in copertura o vicini alle coperture, si farà sempre più impreciso. Si unisce un comparto animazioni piuttosto macchinoso, che influisce negativamente sul gameplay impedendo -unitamente all'assenza di schivate e quant'altro- di gestire in maniera consona le situazioni più complicate, dove la fuga (anche parziale, per riorganizzarsi) risulta l'unica soluzione plausibile.
    Le problematiche indicate si aggravano in maniera particolarmente fastidiosa durante gli scontri più pericolosi (branchi di Hunter o Licker) e nel corso delle boss fight. Queste ultime, per quanto mediamente spettacolari, mostrano chiaramente tutti i difetti della produzione. Quanto già descritto si unisce infatti ad una gestione della telecamera spesso slegata dal controllo del giocatore, presentando un livello di macchinosità dell'azione tristemente paragonabile a quello dei primissimi Resident Evil. A salvare in corner il titolo, ancora una volta, le velleità cooperative che, grazie alle peculiarità dei compagni di squadra, permettono di bypassare senza troppi danni i difetti elencanti. Giocato in due, il titolo si risolleva, riuscendo addirittura a replicare la tensione che spesso veniva veicolata dalle situazioni al cardiopalma dei capitolo storici della serie.

    Combattimenti nell'arena

    Oltre alla possibilità di giocare in cooperativa con altri tre utenti, troviamo un set di quattro modalità competitive che risultano in ultima analisi un buon plusvalore. E' proprio questo multiplayer tutto sommato efficace che riesce a risollevare le sorti di un prodotto che in molti hanno penalizzato senza mezze misure.
    La prima è Eroi, un team deathmatch in cui il compito di ogni squadra sarà quello di abbattere i leader avversari, rappresentati da personalità di spicco nella saga, vestendo i panni dei quali otterremo un incremento di resistenza e vitalità. Una modalità sorretta soprattutto dallo spirito del Fan Service, che riesce a monopolizzare l'attenzione del giocatore nonostante mostri le skin come unica vera novità per differenziarsi.
    Biohazard è una sorta di Capture the Flag, in cui la bandiera è sostituita da fiale di Virus da riportare alla base. La particolarità di questa modalità, così come del Team Attack, è la presenza di nemici controllati dall'IA all'interno dell'area di gioco. Zombie classici ma anche Hunter e mutazioni più pericolose, che ostacoleranno le operazioni di recupero ma potrebbero risultare anche utili per aumentare il conteggio delle Kill. L'interessante miscuglio fa PvP e PvEè a conti fatti il tratto distintivo più brillante di Operation Raccoon City, e quello che ci aveva più colpito anche nel corso del primo contatto con la produzione.
    La modalità Survivor è una specie di "Orda Competiva". Anche in questo caso a buona idea concettuale riesce a sollazzare il videogiocatore, che si trova davanti ad un set di Game Mode non solo riusciti, ma persino divertenti da giocare. Certo, manca l'atmosfera classica della saga, ma nelle intenzioni del team di sviluppo era chiara fin da subito la volontà di distanziarsi nettamente dai ritmi della saga principale.

    L’engine adatto

    Per quanto riguarda il colpo d'occhio, Resident Evil: Operation Racoon City si mostra completamente funzionale alle dinamiche di un'online gaming fluido e scorrevole. Dimentichiamoci dunque le velleità da titolo tripla A per fare spazio ad un comparto tecnico decisamente ridimensionato rispetto a quello di un Resident Evil 5 o ad un Gears of War. La modellazione poligonale di elementi e personaggi si mostra solida e convincente, anche se, una volta in movimento, questi stessi mostrano tutti i limiti

    "Oltre alla possibilità di giocare in cooperativa con altri tre utenti, troviamo un set di quattro modalità competitive che risultano in ultima analisi un buon plusvalore. E' proprio questo multiplayer tutto sommato efficace che riesce a risollevare le sorti del prodotto."

    di un engine non certo al passo con i tempi. Le animazioni sono sicuramente la pecca più grande della produzione Slant Six Games, almeno in ambito tecnico. Da una parte ci viene mostrata una legnosità quasi insostenibile; dall'altra problemi nel rilevamento delle collisioni (specialmente durante gli attacchi melee) e difetti di compenetrazione veramente pesanti. Di movimenti fluidi e convincenti se ne vedono ben pochi, sia osservando tra le fila amiche che nemiche, per un colpo d'occhio "in azione" tutt'altro che spettacolare.
    Leggermente migliore la texturizzazione delle superfici, capace comunque di mostrare alti e bassi da un quadro all'altro. Dove l'area esplorabile si amplia, infatti, diversi elementi denotano una mancanza di convincenti mappe superficiali, applicate solo dove maggiormente necessario, facendo trasparire un look generalmente piatto. A fare da contorno un'intelligente gestione dell'illuminazione (in grado di "creare l'atmosfera" e limitare l'apparire dei difetti grafici) ed un soddisfacente set di effetti particellari, capaci di "spettacolarizzare" in maniera efficace le scene più concitate.
    Nonostante il colpo d'occhio decisamente inferiore rispetto ad altri concorrenti ed un'ampiezza delle aree di gioco non così superiore rispetto ad un "normale" Resident Evil, quest'ultimo nato presenta qualche problema in termini di frame rate.
    Riguardo al comparto sonoro dobbiamo denotare una traballante campionatura dell'armamentario, accompagnato però da una soundtrack capace di pizzicare le giuste corde emotive per mantenere viva l'attenzione del giocatore. Si chiude con un doppiaggio di buon livello, in grado di emozionare senza far rimpiangere la versione anglofona.

    Resident Evil: Operation Raccoon City Resident Evil: Operation Raccoon CityVersione Analizzata Xbox 360Operation Racoon City non è il solito Resident Evil. Si tratta di un esperimento riuscito, come abbiamo visto, solo in parte. Come molte produzioni odierne il titolo Slant Six Games da il meglio di se in multiplayer, dove cooperando con gli amici o sfidandoli attraverso orde di zombie (e non solo) il divertimento è assicurato e la varietà garantita da abilità e talenti peculiari di ciascun avatar. In single player tutto ciò ottiene rilevanza molto meno importante, facendo trasparire i numerosi difetti di una produzione tutt’altro che curata nei minimi dettagli, per quanto capace, grazie ad alcune trovate ed agli sguardi al passato della saga, di rapire i fan più sfegatati. L’ultimo nato in casa Capcom è in definitiva un titolo consigliato ai fan della saga, che non resistono alla lontananza dagli zombie e ne vogliono “un assaggio” in attesa di Resident Evil 6, prossimo piatto forte legato al survival horror nipponico. Penalizzarlo eccessivamente alla luce di questa sua diversità, ci sembra piuttosto l'accanimento tipico di chi non sopporta l'ipersfruttamento di un brand. Ma al di là del chiaro intento commerciale, alcune dinamiche di Operation Raccoon City funzionano e convincono, mentre una serie di modalità competitive originali potrebbe sicuramente divertire i curiosi.

    7.5

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