Provato Shadows of the Damned

Provata con mano la creatura nata dal sodalizio Suda-Mikami

Provato Shadows of the Damned
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Mettere assieme personaggi dotati di menti brillanti ed ego straripanti può rivelarsi una lama a doppio taglio: un sicuro investimento per la realizzazione di qualcosa di maestoso ma, al contempo, un rischio per l'esagerata mole di "creatività" messa in campo. Il rischio, nel nostro caso, è stato preso nientemeno che da Electronic Arts, capace di mettere insieme due dei game designer più amati di questa (e non solo) generazione. Si tratta di Shinji Mikami, conosciuto soprattutto come padre di Resident Evil, e Goichi Suda, giunto recentemente sotto le luci della ribalta grazie al suo No More Heroes.
    Il progetto scaturito da queste due vulcaniche menti è da tempo conosciuto con il nome di Shadows of the Damned, un promettente action game incentrato sulle vicissitudini di un nerboruto cacciatore di demoni ispanico: un profilo oltremodo stuzzicante conoscendo la verve creativa dei due sviluppatori in gioco. Prevista su Xbox 360 e Playstation 3 per il 10 Giugno, la nuova IP si è mostrata recentemente ad Everyeye grazie ad un codice che ha permesso di testare con mano i primi due capitoli dell'avventura.

    ¿A dónde vas pendejo?

    Garcia Hotspur è uno spietato cacciatore di demoni dal passato oscuro. Tutto ciò che conosciamo è la sua sfrenata passione per i tatuaggi (che ricoprono buona parte del suo corpo) e per Paula, la sua -bellissima- fidanzata. Ed è proprio la prosperosa ragazza l'oggetto del contendere dell'intera avventura: arrabbiatosi, Fleming -uno dei re demoniaci-, decide di approfittare dell'assenza dell'eroe dalla sua non-molto-umile dimora per rapirla e tentare di stipulare un patto con Garcia. Per riabbracciarla il nostro dovrà prostrarsi al demone, dichiarandosi suo schiavo nonché essere assolutamente inferiore. In tutta risposta il buon Hotspur si produce in una sequela d'insulti che mescolano con maestria idioma anglofono ed ispanico, peggiorando però le condizioni della fanciulla, che viene definitivamente condotta nel regno degli inferi, per sollazzarne i più alti ranghi. Letteralmente bruciato dall'ira il nostro beniamino decide di gettarsi a capofitto nelle viscere oscure della terra, con il preciso intento di sterminare l'intera stirpe demoniaca.
    La "trama" che si delineata sin dai primi istanti è dunque quanto di più trash si possa desiderare: il mix di violenza, sesso e volgarità che ci si potrebbe aspettare dalla mente visionaria di Suda 51 (o da Robert Rodriguez, per proporre un paragone cinematografico familiare). Questa carica violenta e gratuitamente offensiva e brutale scaturisce principalmente dai personaggi che compongono il sanguinario mosaico narrativo di Shadows of the Damned, caratterizzati da un piglio totalmente dissacrante. La verve umoristica, a volte geniale a volte superflua, è sostenuta dalla continua interazione tra i due protagonisti, Garcia (sempre avvezzo alla scurrilità) e Johnson, demone rinnegato con la capacità di trasformarsi in tutta una serie di potenti armi da fuoco (o in motocicletta). L'accoppiata, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, funziona: allo sprezzo di Garcia si contrappone un atteggiamento rinunciatario e timoroso tipicamente british del compare, che produce situazioni piuttosto esilaranti. Il tutto è condito con una pesante dose di erotismo, veicolato dalle continue allucinazioni del nerboruto ammazzademoni, la cui protagonista è ovviamente una Paula sempre meno vestita. Un incedere leggero e scorrevole che, per quanto abbiamo potuto vedere, accompagna costantemente il videoplayer.

    Dyamic Resident Evil

    Il gameplay di Shadows of the Damned riprende senza volerlo nascondere molte delle caratteristiche dell'ultimo Resident Evil, presentando dunque una progressione da Third Person Shooter marcatamente lineare. L'azione viene ripresa dalla proverbiale telecamera alle spalle del protagonista, ravvicinata tanto quanto quella sperimentata nella quinta incarnazione di Biohazard. Per portare a compimento il suo personale massacro Garcia avrà a disposizione, nel corso dell'avventura tutta, circa dieci diverse bocche da fuoco, che spazieranno dalla "normale" pistola a quindici colpi al mitragliatore, passando per i proverbiali -e devastanti- fucili a pompa. Ad affiancare l'enorme mole di fuoco anche un attacco melee, utile per allontanare i nemici troppo vicini o per liberarsi di quelli alle proprie spalle. Alle meccaniche shooter tipiche di Resident Evil (con l'aggiunta della possibilità di sparare in movimento) il titolo EA affianca interessanti variabili come il potenziamento delle bocche da fuoco (presente -in minor misura- anche nel survival horror Capcom) e l'ostacolo oscurità. 

    L'oscurità sarà, in poche parole, la fonte di potere dei demoni nel mondo oscuro; una manifestazione ricorrente sia durante i quadri di gioco sia -soprattutto- nel corso dei boss fight. Venendo sorpresi dall'oscurità avremo un certo intervallo di tempo prima che la barra dell'energia inizi a calare progressivamente portandoci alla morte. In questo lasso di tempo dovremo cercare di accendere le particolari lanterne presenti nei livelli (teste di caprone, di solito) sfruttando il fuoco secondario disponibile per ogni arma: il Colpo di Luce. Grazie a questo dardo avremo anche la possibilità di stordire i nemici o privarli, qualora si fossero immersi nell'oscurità, della barriera che li renderà invulnerabili ai normali proiettili. Tutto ciò inserisce un pizzico di strategia e varietà, coadiuvata anche da un corposo roster di avversari da abbattere e da sezioni d'intermezzo nelle quali non sarà possibile illuminare l'area oscurata. In questo caso l'unica alternativa sarà scappare il più velocemente possibile verso la prima area sicura, raccogliendo i cuori umani sparsi lungo il tragitto per allungare la nostra aspettativa di sopravvivenza.
    La progressione, come anticipato, ci porterà anche a raccogliere "moneta" da spendere nel potenziamento delle bocche da fuoco. Sconfiggendo demoni e perlustrando i non troppo complessi scenari di gioco otterremo due diverse tipologie di gemme, bianche e rosse. Quelle bianche -molto comuni- serviranno come mera moneta di scambio per acquistare drink curativi (bevande alcoliche vere e proprie - dal Sakè caldo alla Tequila) o gemme rosse, le più rare da reperire, che utilizzeremo per effettuare direttamente gli upgrade, riguardanti potenza, capienza e tempi di caricamento delle armi. Ad assecondarci nell'opera -oltre ai distributori automatici di alcolici- Christopher, un curioso negoziante mezzo demone mezzo umano che, in cambio delle "gustose" gemme bianche (le inghiottirà letteralmente), ci fornirà una vasta scelta di mercanzie.

    L’ennesima declinazione dell’Unreal Engine

    Dal punto di vista tecnico Shadows of the Damned non è secondo a nessuno nel suo genere. I modelli poligonali risultano definiti e curati in ogni più piccolo particolare, così come le numerose animazioni che ne caratterizzano i movimenti nei quadri di gioco. Buona anche la texturizzazione superficiale, alla quale si aggiungono shader ed effetti di alto livello che caratterizzano perfettamente materiali vari così come pelle ed eventuali imperfezioni/cicatrici sui volti. Buono, da questo punto di vista, anche il lavoro svolto per quel che concerne le espressioni facciali. Discreta, seppur limitata a confini piuttosto stretti, la modellazione degli scenari, che presentano una buona ricchezza di particolari ed una texturizzazione piuttosto riuscita. Peccato non si possa dire lo stesso riguardo all'interazione ambientale, ridotta ai minimi storici: a parte qualche porta o finestra gli unici elementi con i quali potremo "entrare in contatto" saranno casse e barili da distruggere a colpi d'arma da fuoco; decisamente troppo poco per una produzione targata 2011.
    Per quanto concerne il sonoro Shadows of the Damned si difende proponendo una soundtrack che mescola in maniera sapiente rock ed heavy metal ed un ottimo doppiaggio inglese, che propone, come detto, diverse inflessioni linguistiche atte a caratterizzare meglio i personaggi.

    Shadows of the Damned Nonostante i buoni spunti, questi primi livelli hanno mostrato una ripetitività allarmante e similitudini sin troppo marcate nei confronti del già citato Resident Evil, del quale Shadows of the Damned rischia di essere semplicemente un clone più spinto e cattivo. Pare tuttavia troppo presto per trarre conclusioni; non resta che aspettare la release prevista tra meno di un mese per appurare se la buona vena umoristica del titolo verrà affiancata da una varietà di situazioni altrettanto interessante. Per il momento resta un titolo da tenere d’occhio con circospezione.

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